A Lugano Clima, Jacques Dubochet: «Se c’è la volontà le soluzioni si trovano»

SwissTXT / pab

28.9.2021

Il Premio Nobel per la chimica Jacques Dubochet in un'immagine del 2020.
Il Premio Nobel per la chimica Jacques Dubochet in un'immagine del 2020.
KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT

«Se c’è la volontà politica le soluzioni per la salvaguardia del pianeta si trovano»: parola del premio Nobel Jacques Dubochet.

SwissTXT / pab

28.9.2021

Il luminare svizzero, premio Nobel per la chimica nel 2017, ha tenuto lunedì sera una conferenza pubblica all’USI di Lugano e la mattina ha incontrato le classi di 4a dei licei 1 e 2.

Un’occasione per la RSI di avvicinare il professore, conosciuto anche per il suo instancabile impegno civile, soprattutto per quanto riguarda la lotta al surriscaldamento climatico.

«In Ticino sole troppo poco sfruttato»

Dubochet è solito dire che l’umanità sta per andare a sbattere contro un muro, riferendosi ai pericoli del cambiamento climatico, e che è necessario agire alla svelta, ma come? Per rispondere il premio Nobel fa un esempio concreto che riguarda il Ticino: un cantone molto soleggiato, ma che non sfrutta questa risorsa.

«Sono ancora troppo pochi gli edifici equipaggiati con pannelli solari. Il Consiglio federale dovrebbe ordinare alla società che fornisce l’energia di equipaggiare, da qui a 10 anni, tutte le case di pannelli solari». Impossibile? No, ribatte Dubochet, «poiché se ci fosse la volontà politica si abbatterebbero anche le difficoltà amministrative».

Il finanziamento, continua nel suo ragionamento il vodese, sarebbe appannaggio dei proprietari, che vedrebbero crescere il valore degli immobili, «ma obbligando le banche, per il tramite della Banca Nazionale, a concedere prestiti a tasso zero».

Un circolo virtuoso che inciderebbe positivamente sul mercato del lavoro poiché servirebbero più operai specializzati, da reclutare o formare: «In questo modo smetteremmo di produrre energia tossica».

«Conoscenza, un bene che deve essere collettivo»

Dubochet, 79 anni, ai microfoni della RSI torna anche a ribadire uno dei suoi mantra: «La conoscenza dovrebbe essere un bene collettivo, ma troppo spesso invece che per il bene pubblico è asservita a interessi finanziari e mercantili».

La divisione fra vaccinati e non vaccinati è invece qualcosa a cui il professore non sa darsi una spiegazione: «Mi sconcerta, ma sa, ho spesso avuto contatti con anti darwiniani fondamentalisti, ma almeno fondano le loro credenze su una base religiosa, quindi cosa possiamo dire; ma conosco anche dei terrapiattisti: cosa fare con queste persone? Non si può discutere con loro. Le ‹fakenews› come queste pongono di fronte a un problema di relazioni umane, di fiducia».

Sempre riguardo ai vaccini anti-Covid, Dubochet non vuole però parlare di problemi di informazioni: «Le informazioni ci sono».