SanitàLe donne sopravvivono meno agli infarti, come salvarle?
SwissTxt / pab
12.10.2022
Le possibilità di sopravvivenza dopo un infarto per le donne sono meno buone che per gli uomini. L'associazione Ticino Cuore, come riporta la RSI, lavora per ridurre la differenza.
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12.10.2022, 22:05
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Il tasso di sopravvivenza a un infarto in Ticino migliora di anno in anno, ma una differenza rimane fra uomini e donne, con queste ultime che hanno meno possibilità di farcela.
Le ragioni sono principalmente due, spiegano gli esperti, la prima è che l'infarto compare in genere in età avanzata. La seconda è che quando succede la donna è spesso a casa da sola. E La Fondazione Ticino Cuore si sta impegnando proprio per trovare di risolvere queste situazioni, facendo prevenzione.
Importante riconoscere i sintomi
Prima di tutto, è importante riconoscere i segnali dell'infarto che sono peculiari nel corpo femminile: «Dolore alla base del collo, allo stomaco, alla mandibola, che può essere interpretato come mal di denti ma in questo caso non lo è», ha spiegato Maria Luce Caputo, capoclinica al Cardiocentro di Lugano, mercoledì in occasione della conferenza stampa di presentazione della tredicesima edizione del Cavaliere del cuore e della Giornata mondiale sulla rianimazione.
Secondo il direttore di Ticino Cuore Claudio Benvenuti l'altro aspetto su cui ci si concentra è «la presa a carico concreta, la necessità per esempio di scoprire il torace e di posizionare in modo corretto le placche del defibrillatore». Soprattutto se si è in presenza di un seno di un certo volume.
Nel cantone si contano circa 300 arresti cardiaci e 200 infarti miocardici all'anno. In un terzo dei casi si tratta di donne.
Diminuire la mortalità è quindi importante. Resta da stabilire, come spiega la dottoressa Susanna Grego, anche lei capoclinica del Cardiocentro, se la differenza che esiste «è biologia o dovuta a questioni di società o di mentalità, per le quali la donna arriva più tardi in ospedale, mentre ogni minuto è vita».
Una più alta soglia di sopportazione del dolore può spingere a non chiedere aiuto, ma l'invito dei professionisti è il contrario.