Domiciliata a LosoneFemminicidio di Emmenbrücke, 20 anni all’autore
SDA / Swisstxt / Red
9.11.2023 - 17:57
Un 36enne è stato condannato giovedì a 20 anni di reclusione dal Tribunale criminale di Lucerna per assassinio. Nel 2021, a Emmenbrücke, l'imputato si era reso protagonista dell'efferato omicidio della compagna, sulla quale aveva infierito con 65 coltellate. La 29enne latinoamericana abitava a Losone.
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09.11.2023, 17:57
09.11.2023, 22:39
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Non c'è perdono per un femminicidio così brutale, ha detto una giudice durante l'annuncio del verdetto nel pomeriggio. La corte ha descritto il reato come «spietato»: il killer ha agito in modo estremamente crudele, usando una violenza immensa.
Oltre alla pena detentiva, nei confronti del diretto interessato è stata ordinata una misura terapeutica ambulatoriale. Trattandosi di una sentenza di primo grado, l'uomo può inoltrare ricorso contro di essa.
Il 36enne dovrà anche soddisfare le richieste della parte civile, ossia i tre figli minorenni della vittima. Spetterà loro un risarcimento danni di 10'857 franchi, così come 70'000 franchi a testa per riparazione morale.
Ricordiamo che i figli hanno subito in seguito, ad Aurigeno e in altre circostanze, anche l'omicidio del padre.
La versione della difesa non è stata creduta
Secondo la ricostruzione dei giudici, l'uomo ha accoltellato la donna decine di volte in tre stanze diverse, approfittando anche della corporatura della partner (1 metro e 60 per 55 chili) ben più minuta della sua.
La versione dell'assassino, che ha riferito di essere stato aggredito della vittima, non è stata ritenuta coerente con le prove. I segni sulle mani della malcapitata sono infatti sinonimo di un tentativo di difesa, mentre l'aguzzino non ha riportato alcuna ferita.
L'assassino affetto da Long Covid?
Durante il processo, in ottobre, la difesa aveva chiesto che gli interrogatori dell'imputato risalenti al 2021 fossero classificati come non utilizzabili. Stando all'avvocato, la capacità del suo cliente di testimoniare era limitata a causa del Long Covid. Una domanda che però i giudici hanno respinto.
La corte non ha messo in dubbio la patologia dell'uomo, bensì la gravità dei sintomi, facendo notare che il protagonista della vicenda, durante il suo congedo malattia, aveva compiuto 22 viaggi andata e ritorno dal Ticino, seguito corsi di perfezionamento online e praticato molte attività sportive.
Il 36enne fra le altre cose aveva lamentato dei «vuoti di memoria», una tesi emersa però solo in un secondo momento.