PandemiaCOVID-19: Merlani e Garzoni si dicono preoccupati
SwissTxt / pab
29.6.2020
Il medico cantonale Giorgio Merlani e il dottor Christian Garzoni, in un'intervista alla RSI fanno il punto della situazione sulla pandemia e si dicono poco tranquilli per le prossime settimane. Christian Garzoni: «Preoccupano gli assembramenti». Giorgio Merlani: «La situazione è seria, rispettate norme di igiene e distanza sociale».
L'aumento dei contagi registrato in Svizzera, dove si è passati da 96 tamponi positivi alla settimana di inizio giugno ai 311 attuali, preoccupa i medici svizzeri. Un sentimento condiviso anche in Ticino anche se il numero delle infezioni totali registrate dall'inizio della pandemia è fermo a 3'327 da venerdì.
«Abbiamo preso atto di un modesto, tuttavia costante e continuo aumento di nuove infezioni in Svizzera, con focolai in vari cantoni. Come già avuto occasione di ribadire a più riprese, il virus non è scomparso e la sua diffusione tra la popolazione dipende dal rispetto delle norme, dalla mobilità aumentata e dalle aperture adottate», ha ricordato il medico cantonale Giorgio Merlani in una presa di posizione scritta inviata alla RSI.
«Seppur non vi sia motivo di allarme al momento attuale - continua Merlani nella sua nota sull'evoluzione della pandemia in Svizzera - la situazione è seria e viene monitorizzata, e deve motivare tutti a tenere alta la guardia».
La popolazione viene pertanto richiamata a rispettare le norme di igiene e della distanza sociale che, nota il medico cantonale, «recentemente» sono state «un po' trascurate nel solco dell'entusiasmo estivo e delle progressive riaperture».
Garzoni si dice preoccupato
Un richiamo all'ordine condiviso dallo specialista in malattie infettive Christian Garzoni che, in un messaggio su Twitter, si è detto preoccupato «meno per il Ticino, molto per la Svizzera tedesca e romanda».
Svizzera, contagi in aumento - sono preoccupato, meno per il Ticino, molto per la Svizzera tedesca e domanda. Chiaro aumento. Soluzioni: @distanze @ igiene @usogeneralemascherine @stopassembramenti @stopviaggiinutili @speriamocheglisvizzericapiscano https://t.co/6QRqXET8z4
Invitando anche a evitare viaggi inutili, il direttore sanitario della Clinica Moncucco si è unito agli altri esperti che invitano all'uso generale delle mascherine. Una raccomandazione che domenica è giunta anche dal presidente della task force scientifica Swiss Covid 19, istituita dal Consiglio federale, Matthias Egger spiegando di ritenerla indispensabile nei trasporti pubblici e in tutti i luoghi dove non è possibile tracciare i contatti.
Gli assembramenti, situazioni che fan paura
«Abbiamo tre situazioni palesemente a rischio: una diminuzione dell'attenzione del singolo, un uso insufficiente della mascherina e cominciamo ad avere casi importati dall'estero per lavoro», spiega alla RSI Christian Garzoni alla luce del fatto che il tasso di contagio è tornato sopra il valore 1 in Svizzera.
La situazione più preoccupante in questo momento è però rappresentata da un altro fattore: gli assembramenti. «Sono l'aspetto che fa più paura. Abbiamo visto a Zurigo, basta una persona positiva in una discoteca e di colpo diventano 300. Quindi sono preoccupato», sottolinea il medico membro della task force cantonale che descrive il Ticino come «isola felice», mentre il resto del paese non può essere considerato tale.
«In Ticino abbiamo pochissimi casi – afferma -, ma non dobbiamo perdere le posizioni che abbiamo guadagnato con molta fatica».
Il Ticino è pronto in caso di seconda ondata
Il rischio di una seconda ondata è sempre presente. Se dovesse arrivare, assicura Christian Garzoni, il Ticino non sarà colto impreparato.
«Ci si lavora da mesi: le strutture sanitarie sono pronte e il cantone ha dei piani di intervento per affrontare le varie situazioni. Però moltissimo si basa sulla responsabilità individuale».
«L'obiettivo – sottolinea in conclusione Garzoni – è di evitare a tutti i costi il lockdown. Ognuno di noi deve fare la sua parte rispettando le norme ed utilizzando l'app SwissCovid. Affinché sia efficace deve averla il 60-70% della popolazione».