Covid in TicinoMerlani: «Non è un buon andamento e il virus non è meno pericoloso»
SwissTXT / pab
14.10.2020
«Oggi troviamo 10 volte più positivi al coronavirus rispetto allo scorso mese di marzo perché testiamo di più».
Il medico cantonale Giorgio Merlani spiega così, ai microfoni della RSI, non solo il numero elevato di contagi in Ticino (che oggi ha raggiunto i 102 casi), ma anche il numero molto basso di ospedalizzazioni rispetto alla prima ondata.
«È comunque una crescita importante, rapida: non è un buon andamento», aggiunge Merlani, riferendosi al superamento della soglia dei 100 nuovi contagi giornalieri.
Era il 19 marzo quando si è superato per la prima volta questa soglia, ma allora gli ospedalizzati erano 182. Oggi sono 10. A cosa è dovuta questa differenza? «La gente pensa che il virus ora sia meno grave: no, è perché testavamo solo i casi gravi in ospedale, quindi avevamo 100 casi perché avevamo 100 persone ricoverate; ora testiamo chiunque abbia un po' di tosse, quindi troviamo praticamente tutti i casi», risponde.
«100 infezioni di oggi corrispondono a 10 di marzo»
Il medico cantonale propone anche un altro tipo di riflessione: «Sappiamo che i casi, quelli confermati, dall’inizio della crisi sono circa 3'500, ma i test sierologici ci dicono che 35'000 ticinesi hanno contratto il virus. Facendo i ‘calcoli della serva’, possiamo dire che ora troviamo 10 volte più casi di quelli che trovavamo ai tempi, quindi 100 infezioni di oggi corrispondono a 10 di marzo».
Sono due gli indicatori usati a livello internazionale per prendere le decisioni politiche: i casi ogni 100'000 abitanti e i casi positivi rispetto ai tamponi effettuati.
«La Svizzera – continua Merlani – pubblica questi dati, ma lo fa settimanalmente, quindi l’analisi può essere effettuata solo retrospettivamente, di settimana in settimana. In Ticino, invece, il quadro è un po' più preciso, ma incompleto, perché abbiamo solo un laboratorio che ci fornisce i dati: so che oggi, per esempio, abbiamo superato il 10% dei casi positivi, ma vedremo dopo una settimana quale sarà il dato consolidato».
C’è chi ha sollevato il problema degli sport di squadra, che prima o poi dovranno essere fermati. Una misura, sottolinea Merlani, che però spetta al Consiglio di Stato.
«Quello che posso dire – spiega – è che osserviamo numeri discreti e a volte importanti in campionati minori; abbiamo già dovuto mettere diverse squadre in quarantena e questo per i datori di lavoro inizia a diventare fastidioso. Credo che saranno le persone stesse a decidere di fare allenamento per mantenere la forma fisica, ma mettere in secondo piano le partite, aspettando tempi migliori».