Sementina Morti per Covid in casa anziani, «una sofferenza per tutti»

SwissTXT / red

18.1.2023

La casa per anziani di Sementina, una delle tre strutture di proprietà della città di Bellinzona
La casa per anziani di Sementina, una delle tre strutture di proprietà della città di Bellinzona
archivio Ti-Press

La sentenza sulla gestione del Covid alla casa anziani di Sementina ha riconosciuto la colpevolezza dei tre dirigenti per due fattispecie. Numerose altre sono invece cadute.

SwissTXT / red

18.1.2023

Condannati e multati, ma anche prosciolti dalle imputazioni ritenute più pesanti. Si spiega così il netto ridimensionamento delle pene inflitte, mercoledì, dalla giudice della Pretura penale di Bellinzona ai tre dirigenti della casa anziani di Sementina rispetto a quanto richiesto dall'accusa.

Questa aveva proposto multe comprese tra i 6'000 e gli 8'000 franchi. Alla resa dei conti il direttore del Settore anziani di Bellinzona e la direttrice sanitaria sono stati sanzionati con un’ammenda di 1'500 franchi. Più lieve ancora la multa nei confronti della capo cure, 1'000 franchi.

I tre imputati erano finiti, in novembre, a processo per ripetuta contravvenzione della Legge sulle epidemie. La loro negligenza nell’applicare le direttive contro il Covid era stata contestata dalla procuratrice pubblica Pamela Pedretti, affiancata in aula dal procuratore generale Andrea Pagani.

Misure per il distanziamento rispettate

Alla fine c’è stata condanna, ma il decreto d’accusa è stato abbondantemente sfrondato. In particolare - dopo che già durante l'inchiesta era caduta l'accusa di omicidio colposo - è venuta meno anche la fattispecie principale, quella inerente alla violazione delle misure concernenti il distanziamento sociale nella struttura, in particolare durante i pasti, e la circolazione degli anziani.

«A ben vedere le istruzioni del medico cantonale non erano altro che raccomandazioni e sono pertanto prive di obbligatorietà. Così come le risoluzioni governative», ha motivato la giudice, come si legge sul sito delll RSI.

«Gli imputati - ha ricordato ancora Elettra Orsetta Bernasconi Matti, durante la lettura del dispositivo - hanno sempre affermato di aver preso provvedimenti per mantenere il distanziamento sociale. In concreto non è mai stato accertato se presso la casa anziani non fosse rispettato il distanziamento durante i pasti e nelle salette in comune». Inoltre, ha proseguito la giudice, «le raccomandazioni non prevedevano di non potersi muovere all’interno della struttura».

Tamponi solo raccomandati

Anche l’accusa di non aver eseguito tamponi sugli ospiti che presentavano sintomi è stata rigettata dalla sentenza. La quale, ha ricordato che «le analisi di laboratorio (i tamponi, ndr) erano solo raccomandate, come risulta dallo scritto del medico cantonale». I test, ha detto la giudice, citando la direttiva, «erano da riservare ai casi più gravi».

I tre dirigenti sono stati anche prosciolti per non aver allestito in modo rigoroso un tracciamento dei contatti. «Il protocollo non può essere ritenuto vincolante - ha motivato la giudice -. Gli imputati vanno prosciolti da questo capo d’imputazione. Poteva invece essere contestata loro una negligenza per non averlo fatto in modo rigoroso».

Personale positivo al lavoro per necessità

Proscioglimento c’è stato anche dall’accusa di aver impiegato un’infermiera positiva al Covid. «La direttiva del medico cantonale è stata disattesa dai tre, ma non si hanno accertamenti sulla disponibilità di altri operatori a coprire il piano di lavoro», ha detto la giudice, che ha ricordato come gli imputati abbiano cercato una sostituzione con altri collaboratori, «ma vista la carenza di personale non ne hanno trovati. Non è stata una decisione presa a cuor leggero, ma ponderata».

Quelle attività da evitare

La condanna finale dei tre si fonda pertanto, alla fine, sull’aver consentito lo svolgimento delle attività di gruppo. «Gli imputati - ha detto la giudice - hanno dichiarato di aver riattivato le attività, per loro decisione, definendole attività di tipo terapeutico-cognitivo. Ma l’articolo 2 delle direttive del medico cantonale del 9 marzo non era soggetto ad interpretazione, visto che lo scopo era di evitare tutti i contatti».

L’indicazione alle case anziani era di «agire nella maniera più rigorosa possibile». Il ripristino di tali attività è stato ritenuto «una violazione della direttiva e l’imputazione va confermata».

I pittori non dovevano entrare

Nei confronti del direttore del Settore anziani di Bellinzona e della direttrice sanitaria è stata inoltre ritenuta valida l’imputazione per aver consentito l’ingresso di tre pittori nella struttura.

«Le direttive proibivano tale accesso, il direttore lo ha consentito ben sapendo che non si trattava di lavori urgenti. Avrebbe dovuto discuterne con l’autorità cantonale. La sua responsabilità è data, come anche quella della direttrice sanitaria. Alla capo cure non può essere invece imputata alcuna responsabilità».

In definitiva la sentenza ha accertato una «colpa di media gravità» per il direttore del Settore anziani e la direttrice sanitaria, ha concluso la giudice che all’inizio della lettura ha ricordato la «situazione straordinaria» in cui si sono svolti i fatti.

«Tenuto conto che è stata una vicenda di sofferenza per tutti, si giustifica per entrambi una multa di 1'500 franchi». Per la capo cure, una di 1'000.

Accusa e difesa non escludono il ricorso

Al termine della lettura di una sentenza che non scagiona come chiesto dalle difese, ma esclude molte colpe presunte dall'accusa, entrambe le parti hanno chiesto le motivazioni del dispositivo. Valuteranno se fare ricorso.