Tutte le organizzazioni politiche di sinistra ticinesi, unite, venerdì mattina hanno infatti chiesto, come riporta il sito della RSI, maggiori controlli e maggiori risorse per la magistratura, visto che gli operai che l’hanno realizzata «hanno subito importanti soprusi».
Da parte di alcune decine di manifestanti non vi è stata nessuna intenzione di negare la valenza dell’opera, considerata «un’importantissima e positiva svolta ambientale nella mobilità locale e internazionale».
Allo stesso tempo in futuro la sinistra auspica che «non si dovrà mai più lasciare spazio allo sfruttamento e alle intimidazioni che purtroppo hanno subito molti operai che, tra l’estate 2017 e l’estate 2018, hanno contribuito alla posa dei binari all'interno della galleria di base del Monte Ceneri», si legge in una nota.
Smuovere le autorità per portare avanti le indagini
Del tema si era occupato anche il settimanale RSI Falò, che aveva portato alla luce testimonianze che parlavano di turni di lavoro massacranti e illegali, oltre a presunte pratiche di caporalato (taglieggi e decurtazioni salari), «nonostante il settore sia coperto da un Contratto collettivo decretato dal Consiglio federale di obbligatorietà generale», ricorda il comunicato.
Le aziende italiane CGF e GEFER (che fanno parte del gruppo Rossi che ha sede a Roma) sono state denunciate da alcuni lavoratori, e in magistratura è tuttora pendente un’inchiesta.
Obbiettivo della protesta è quindi quello di cercare di smuovere le autorità giudiziarie ticinesi per portare avanti rapidamente le indagini e nel contempo evitare che queste situazioni si ripresentino nei prossimi grandi cantieri ticinesi. «Urge quindi il rafforzamento della magistratura, specializzando un pool di esperti in questo genere di reati», conclude la nota.