Studio PISA 2015 Scuola, «non è facile sostenere i migliori»

SwissTXT / pab

19.2.2019

Immagine d'illustrazione 
Immagine d'illustrazione 
Ti-Press

«I fattori che determinano il successo o l’insuccesso in queste prove internazionali sono molti. Sono legati anche a come gli studenti vedono la scuola. Ad esempio, durante gli anni ’60 e ’70, quindi quelli della contestazione giovanile, gli studenti rifiutavano la scuola».

Sono considerazioni in merito ai risultati dello studio PISA 2015 fatte ai microfoni della RSI da Gianfranco Arrigo, già docente ed esperto in matematica, pioniere della Scuola media unica alla fine degli anni '70; oggi alla guida della SMASI, la Società matematica della Svizzera italiana.

«In Ticino si è avuto il coraggio di portare avanti certe idee»

«Perché vanno bene le nazioni che abbiamo davanti (Singapore, Hong Kong e Macao, ndr.)? In quei paesi la riuscita scolastica vuol dire avere la possibilità di prendere un impiego. Poi c’è anche l’evoluzione dei programmi e qui in Ticino si è avuto il coraggio di portare avanti certe idee fondamentali. Vengono dalla ricerca didattica».

Gruppi di studenti più interessati

In Svizzera, aggiunge Gianfranco Arrigo, ogni Cantone elabora il proprio piano di studi. Il Ticino si ritrova solo e non è un male, secondo lui, poiché questo permette di procedere con cautela. Tra i vari miglioramenti suggeriti dallo studio PISA, la promozione degli allievi particolarmente bravi.

«Noi - sottolinea ai microfoni della RSI - abbiamo cercato di mettere assieme dei gruppetti di studenti più interessati. Per esempio qualcuno di seconda media che mi chiede già i libri di quarta e dei problemi di prima liceo. Però sono pochi, pochissimi, troppo pochi».

Tornare alla home page