Dramma di Muralto Giallo di Muralto, «Non mi sono accorto che stava male»

Swisstxt

20.9.2021 - 17:10

Il 32enne tedesco accusato di aver assassinato la compagna all’hotel la Palma au Lac di Muralto il 9 aprile del 2019 racconta la sua versione. 

Gli esperti forensi al lavoro all'epoca sul balcone nella camera dove ha perso la vita la 22enne.
Gli esperti forensi al lavoro all'epoca sul balcone nella camera dove ha perso la vita la 22enne.
Ti-Press /archivio

20.9.2021 - 17:10

Sollecitato dalla Corte, il 32enne tedesco alla sbarra da lunedì mattina per il decesso di una 22enne inglese nel 2019 all'hotel La Palma au Lac di Muralto, ha reso la sua versione su quanto successo la notte in cui la compagna è morta.

Ha ribadito quanto ha dichiarato in fase di inchiesta: il decesso della ragazza  è stata un incidente. Per l'uomo è stato causato da un gioco erotico che avevano già fatto molte volte in passato: l’asfissia. Dice di aver stretto il collo della compagna con un asciugamano, poi con le mani.

Lei non dava segno che qualcosa non andasse, lui si accorse tardi che stava male, solo quando ha visto che aveva una parte della lingua che le usciva dalla bocca. Ha quindi dichiarato di aver tentato di rianimarla e poi, sotto choc, di essere corso in ricezione per allertare i soccorsi.

Una versione, questa, alla quale l’accusa non crede; per la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis è stato un assassinio. Lui l'ha uccisa volontariamente per motivi economici. Perché lei voleva lasciarlo e lui non avrebbe dunque più potuto utilizzare il suo denaro.

La carta di credito, un indizio fondamentale?

I due avevano avuto una discussione già prima del rientro in camera. Una lite che l’imputato ha definito «banale», nata perché lui, ubriaco, voleva lasciare un locale notturno di Ascona in cui avevano trascorso parte della serata e rientrare in hotel, lei invece voleva rimanere.

La discussione era poi proseguita all’arrivo in camera. In ascensore la donna aveva estratto la carta di credito, lo aveva apostrofato dicendo di «pagare sempre lei», ma «sempre in modo scherzoso», ha dichiarato ancora l’imputato.

La carta di credito è finita nel vano dell’ascensore ed è stata trovata solo mesi dopo, durante un normale intervento di manutenzione. Un particolare che non significa nulla per l’imputato.

È significativo invece per la pubblica accusa che lo considera un indizio di colpevolezza. Secondo la procuratrice Petra l'uomo ha nascosto la carta nell'ascensore per recuperarla in un secondo tempo e utilizzarla ancora.

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