Delitto di MuraltoDelitto di Muralto, il 32enne tedesco: «Non un santo, ma neppure un assassino»
Swisstxt
22.9.2021 - 12:34
Mercoledì, terzo giorno di processo a carico del 32enne tedesco accusato di aver assassinato la compagna, una donna inglese di 22 anni, il 9 aprile del 2019 in una camera dell’hotel La Palma au Lac di Muralto.
22.09.2021, 12:34
22.09.2021, 12:46
SwissTXT / pab
Secondo la difesa l’unica versione plausibile è quella che l’imputato ha sempre sostenuto, ovvero che si sia trattato di un gioco erotico, l’asfissia, finito in tragedia.
Quest'ultima ritiene che è quindi colpevole di omicidio colposo e siccome ha già scontato la sua pena, due anni e mezzo di carcere, deve essere immediatamente scarcerato. L'uomo è in carcere dal giorno della morte della compagna. La sentenza sarà comunicata la prossima settimana.
Nell’arringa difensiva, gli avvocati Luisa Polli e Yasar Ravi hanno tentato dunque di smontare la tesi della procura secondo cui il 32enne tedesco ha invece ucciso la compagna volontariamente per motivi economici.
Smontata l'ipotesi della procura
Un’ipotesi che secondo la difesa non regge per diversi motivi. Perché la vittima aveva prosciugato il suo conto nei due mesi di relazione con l’imputato (aveva speso quasi 75'000 franchi), ma non c’è nulla agli atti che mostri che lei fosse contraria, anzi, la donna poco prima di morire aveva chiesto al padre altro denaro e stava pianificando di trasferirsi in Ticino con il compagno.
Agli atti non c’è nemmeno nulla che confermi che la donna voleva lasciarlo. L’idillio della coppia era intatto e lo era anche l’intesa sessuale (lo dicono anche le amiche della vittima). Un’intesa sessuale che rende verosimile anche che i due praticassero sesso estremo e che lo avessero praticato anche quella notte.
Secondo la lettura dei reperti della scientifica da parte della difesa inoltre è dubbio che i due abbiano avuto una relazione sessuale quella notte. Insomma, il 32enne non aveva nessun interesse a uccidere la facoltosa compagna che, citiamo gli avvocati, «avrebbe comunque reso più da viva che da morta».
Il giallo della carta di credito
Poco credibile, per la difesa, anche la lettura data dall’accusa all’episodio della carta di credito della vittima ritrovata nell’ascensore dell’hotel mesi dopo durante un normale intervento di manutenzione. Secondo l’accusa, l’imputato ha nascosto la carta nella plafoniera dell’ascensore con l’intenzione di recuperarla dopo aver ucciso la donna.
Secondo la difesa l’imputato l’ha nascosta lì per farle uno scherzo. «Sarebbe stato un agire oltremodo ingenuo», ha dichiarato la difesa, perché dopo il decesso della donna i suoi conti sarebbero stati bloccati e un eventuale tentativo di prelevare da parte dell’imputato sarebbe sì, stato sospetto.
La tesi dell’accusa
Secondo la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis l’uomo ha assassinato la compagna per denaro. Perché lei quella notte aveva capito che lui non era benestante, ma «un completo spiantato» e forse aveva minacciato di lasciarlo.
Lui, per paura di perdere il lusso che lei con il suo denaro gli garantiva l’ha strangolata. Ha chiesto alla Corte di condannare il 32enne a 19 anni e 6 mesi di carcere più l’espulsione dalla Svizzera per 15 anni.