Arte Opere imbrattate dagli ecologisti, i musei ticinesi si proteggono

Swisstxt / Red

20.11.2022

Alcuni attivisti del gruppo di attivismo climatico «Just stop oil» lanciano della zuppa contro i Girasoli di Van Gogh (1888) alla National Gallery di Londra il 14 ottobre.
Alcuni attivisti del gruppo di attivismo climatico «Just stop oil» lanciano della zuppa contro i Girasoli di Van Gogh (1888) alla National Gallery di Londra il 14 ottobre.
EPA/EPA/JUST STOP OIL HANDOUT

Negli ultimi mesi in Europa si sono susseguiti episodi di «vandalismi climatici» verso opere d'arte. La RSI ha indagato su come i musei ticinesi si stanno preparando alla possibilità che atti simili accadano anche alle nostre latitudini.

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L'ultima opera imbrattata risale a venerdì, quando a Milano è stata gettata della farina sulla «macchina» di Andy Warhol. Gesti simili, negli ultimi mesi, si stanno susseguendo, facendo sorgere delle domande sulla sicurezza negli spazi espositivi. 

L'Associazione Musei Svizzeri e la Sezione svizzera del Consiglio internazionale dei musei hanno emesso una serie di raccomandazioni per aiutare i possibili bersagli a verificare le proprie disposizioni interne. 

Il Museo d'Arte di Mendrisio prende provvedimenti

Il Museo d'Arte di Mendrisio ha introdotto una novità per proteggersi da possibili atti di vandalismo climatico. La direttrice Barbara Paltenghi Malacrida la illustra ai microfoni dell'emittente di Comano: «Fino ad oggi la discriminante di ciò che il pubblico poteva portare nelle sale era la dimensione. Quindi il grande zaino o la grande borsa no. Adesso invece chiediamo al pubblico di lasciare qualsiasi tipo di borsa nel guardaroba».

Nel museo le opere non sono protette dal vetro. Secondo la direttrice è più sicuro così: «Credo che non sia nell'intento di queste persone aprire problematiche legate a procedimenti penali e conseguenze assicurative».

«Non credo che nei nostri musei siano necessari provvedimenti come i metal detector o la perquisizione del pubblico all’entrata. Il museo era, è e deve restare un luogo aperto. Basato sul classico rapporto tra ospite e ospitante, che è quello della buona educazione e del rispetto», conclude.

Il MASI ha preparato i collaboratori

Il MASI, Museo d’Arte della Svizzera italiana, permette ancora di portare all'interno delle sale piccole borse, ma ha informato i collaboratori su come comportarsi se un'opera dovesse venir presa di mira. «Non può essere chiaramente escluso», afferma alla RSI il direttore Tobia Bezzola.

«Il rischio zero sarebbe mettere le opere in deposito, ma noi vogliamo garantire l’accesso del pubblico al patrimonio culturale», sottolinea.

Posizionare un vetro davanti a ogni dipinto, inoltre, «rappresenta un costo. E non funziona per tutte le tipologie di opere, perché i pittori di quadri, soprattutto a partire dal ‘900, pensiamo a Pollock, non lo volevano. Questa tipologia di opere sarà sempre esposta al pericolo», spiega Bezzola.