Guerra in Ucraina Guerra in Ucraina, ecco come funziona il piano di accoglienza profughi ticinese

Swisstxt

14.3.2022 - 21:03

Il Consiglio di Stato ticinese ha presentato lunedì il piano cantonale di accoglienza dei profughi dell'Ucraina diviso in tre fasi. La prima struttura ad aprire si trova in Valle Maggia. Dal 17 marzo offrirà 60 posti.

Il Centro della Protezione civile per l'accoglienza dei profughi della guerra in Ucraina a Cadenazzo.
Il Centro della Protezione civile per l'accoglienza dei profughi della guerra in Ucraina a Cadenazzo.
© Ti-Press/Massimo Piccoli

14.3.2022 - 21:03

Il Consiglio di Stato lunedì ha presentato a Bellinzona il piano cantonale di accoglienza dei profughi in fuga dal conflitto ucraino che getta le basi per l’accoglienza di queste persone e che verrà adeguato in base alle nuove informazioni che verranno comunicate dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM) e anche in base all’esperienza operativa.

Nell'aprire la conferenza, riferisce la RSI, il presidente Manuele Bertoli ha parlato di un movimento di persone senza eguali dal dopoguerra. Raffaele de Rosa, dal canto suo, ha spiegato che potrebbero arrivare in Ticino 40 o 50 persone al giorno. Ci sarà una gestione flessibile ma organizzata per dare «sicurezza, stabilità e calore umano» a chi fugge dalla guerra.

La prima struttura a Maggia

In Ticino vi sono già 200 persone a casa di privati ed altre 250 a Chiasso. La prima struttura per l'ospitalità pronta ad aprire, con circa 60 posti, sarà l'ostello ad Aurigeno-Ronchini, in Valle Maggia.

Il piano di intervento passa dalla richiesta di protezione presso i Centri Federali d’Asilo (CFA) all'ospitalità presso il Punto di affluenza cantonale (PAF) di Cadenazzo ed altre strutture cantonali, fino all'espletamento di misure burocratiche necessarie per la vita di queste persone in Svizzera.

Arrivi organizzato o meno

Il loro arrivo in Ticino è possibile attraverso l'accoglienza da parte di parenti, conoscenti o amici che hanno la possibilità di accoglierli, almeno per un periodo transitorio, in spazi a loro disposizione.

L'arrivo è poi possibile in maniera non organizzata in forma individuale o collettiva da parte di chi si reca individualmente o in gruppo in Ticino con mezzi propri, trasporti pubblici o viaggi organizzati, senza tuttavia avere dei contatti sul territorio cantonale.

A Chiasso per chiedere il permesso «S», come funziona?

La permanenza del soggiorno senza richiesta di protezione (permesso S) è di 90 giorni al massimo, in virtù degli accordi di Schengen sulla libera circolazione.

Indipendentemente dalla modalità di arrivo, tutti i profughi dall’Ucraina possono fare richiesta di protezione (Statuto S) presso uno dei Centri federale d’Asilo (CFA).

Uno di questi centri si trova a Chiasso e chi giunge in Ticino fa quindi riferimento a questo luogo. Il Centro si occupa inoltre di rilevare i dati anagrafici e tutti gli altri utili per la permanenza in Svizzera.

Una prima valutazione per cercare un alloggio

Dopo la registrazione presso il CFA sono possibili diversi percorsi: le persone che sono già ospitate da privati, dopo il passaggio al CFA, rientreranno presso tale alloggio e sono pertanto attribuite al Cantone di residenza.

Quelle ritenute «non vulnerabili» sono indirizzate verso uno sportello d’orientamento gestito dall’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR), su mandato della SEM, per il Ticino SOS, che valuta la possibilità di fornire loro alloggio presso privati consultando la banca dati nazionale CAMPAX.

Quelle ritenute «vulnerabili» vengono indirizzate, in collaborazione con il punto di contatto cantonale, verso una struttura socio-sanitaria.

A Cadenazzo per le pratiche amministrative

Dopo una prima decisione di attribuzione ad un Cantone (della regione 6 «Svizzera centrale e Ticino»), OSAR/SOS consulta la banca dati CAMPAX (circa 1'000 posti per il Ticino), per identificare una possibilità di ospitare privatamente le persone che lo desiderano nel cantone designato.

Una volta identificata una soluzione per l'alloggio sarà loro chiesto di recarsi al Punto di Affluenza cantonale di Cadenazzo per il relativo annuncio, senza dunque necessità di soggiorno presso la struttura.

Al suo interno verranno espletate le attività amministrative e informative e valutate tutte le necessità delle persone prese a carico dal Cantone come beni di prima necessità, vestiti, pernottamento, sussistenza, gestione di casistiche particolari.

E se non si trovano soluzioni?

Se non è stato possibile trovare un alloggio privato o le persone accolte preferiscono restare in gruppo con altri connazionali, in coordinamento con la SEM le persone vengono assegnate ai singoli cantoni.

Le persone assegnate al Ticino senza una soluzione abitativa privata sono temporaneamente alloggiate presso il Punto di affluenza cantonale (PAF) di Cadenazzo, che prevede una capacità di accoglienza per 100 persone (massimo 150).

La permanenza presso il PAF è, di principio, prevista per un massimo di 72 ore. Dopo la registrazione al PAF, le persone si trasferiranno nei centri regionali di alloggio collettivo per le pratiche amministrative non portate a termine durante la seconda fase di accoglienza (es. apertura ccp o affiliazione alla cassa malati) e saranno valutati i bisogni individuali per la collocazione definitiva presso strutture collettive o private/individuali.

Importante il ruolo dei comuni

Il consigliere di Stato Norman Gobbi ha ringraziato i Comuni perchè «hanno svolto un ruolo importante e anche nel piano a tre fasi e continuano a essere attori centrali ed essenziali per la buona riuscita delle operazioni».

In particolare, come comunicato nelle scorse settimane, da Bellinzona hanno ricordato di continuare con la registrazione delle persone alloggiate da privati, con la raccolta delle disponibilità di privati ad accogliere e con l’informazione e il contatto con la popolazione.

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