Al via il processo Picchiò con una mazza il creditore a Bellinzona: «Non so perché l'ho fatto»

SwissTXT / red

6.3.2024

Il luogo dell'aggressione
Il luogo dell'aggressione
archivio Ti-Press

Primo giorno di processo contro il venditore di auto, in nero, che due anni fa aggredì un 57enne in un’officina di via Motta a Bellinzona.

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Si è aperto mercoledì il processo per l’aggressione presso una stazione di servizio in via Motta a Bellinzona nel febbraio 2022. Per questioni di soldi un uomo ne picchiò un altro con una mazza di legno, provocandogli lesioni cerebrali permanenti. È accusato di tentato assassinio.

La vittima, un italiano 57enne all’epoca dei fatti, reclamava da mesi i 25’000 franchi della vendita di un furgone che aveva affidato all’imputato, uno svizzero di origini polacche, ora 52enne. Quest’ultimo aveva però ceduto il mezzo a una terza persona per saldare un debito contratto nell’ambito della compravendita di veicoli che l’accusato effettuava in nero presso l’officina di via Motta.

Dall’interrogatorio odierno è emerso che la vittima, con il passare del tempo, si era fatta sempre più pressante per ricevere il suo denaro, arrivando fino alle minacce. L’imputato, da canto suo, continuava a temporeggiare, accampando una marea di scuse.

Il 24 febbraio di due anni fa era la data fissata come ultimatum dalla vittima, che però al posto dei soldi nell’officina ha ricevuto svariati colpi di mazza da Hurling (uno sport popolare in Irlanda), di cui molti alla testa.

Tanti perché senza risposta

In aula l’imputato è stato messo alle strette dal giudice Amos Pagnamenta, che ha sollecitato risposte di fronte alle tante versioni discordanti fornite durante l’inchiesta. I punti interrogativi sono infatti molti: perché non ha ripagato la vittima quando ha avuto disponibilità economica per farlo? Perché ha acquistato la mazza di uno sport sconosciuto da queste parti? Quale è stata la dinamica fra i due all’interno dell’officina? E ancora, perché non ha chiamato poi l’ambulanza e si è invece cambiato i pantaloni sporchi di sangue?

L’imputato ha spesso risposto di «non ricordare», o di «non sapersi spiegare il suo comportamento» di allora, ricordando che all’epoca dei fatti beveva molto per via della sua situazione economica.

La parola giovedì passerà all’accusa, con la procuratrice pubblica Pamela Pedretti, e al rappresentante dell’accusatore privato, l’avvocato Marco Masoni. Nel pomeriggio toccherà alla difesa con l’avvocato Maria Galliani.