Alle Giornate di Soletta Prima mondiale de «La scomparsa di Bruno Breguet» del ticinese Olmo Cerri

sifo, ats

19.1.2024 - 11:08

59esima edizione delle Giornate di Soletta
59esima edizione delle Giornate di Soletta
KEYSTONE

Il documentario «La scomparsa di Bruno Breguet» del regista ticinese Olmo Cerri, proiettato ieri pomeriggio in prima mondiale alle Giornate di Soletta nell'ambito del nuovo concorso «Visioni» (ex Opera Prima), ripercorre la storia di un giovane militante ticinese che nel 1970 si schiera con la Palestina e trascorre 7 anni di carcere nelle prigioni israeliane. Nel 1995 scompare misteriosamente.

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Nel 1970 l'appena ventenne di Minusio Bruno Breguet, allora iscritto al Liceo di Lugano, prende un traghetto per Haifa con l'intenzione di schierarsi con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Sotto la sua giacca, una cintura piena di esplosivi.

Breguet viene arrestato in territorio israeliano e incarcerato. Il giovane ticinese trascorrerà 7 anni nelle prigioni israeliane, la sua esperienza è raccontata in un libro autobiografico: «La scuola dell'odio. Sette anni nelle prigioni israeliane». Quando la seconda ristampa (2015) finisce nelle mani di Olmo Cerri, lo spinge a voler raccontare questa storia «forte, importante e dimenticata», ha detto il regista dopo la prima del film a Soletta.

Militantismo

Il documentario ci porta, guidati dalla voce narrante dello stesso regista, dal Ticino ad Israele passando per Parigi e la Grecia, attraverso filmati d'archivio, intense ricerche e testimonianze di amici di Breguet, anch'essi militanti. Ma traccia anche un parallelo con il militantismo di oggi, dalla battaglia per il clima alla difesa di spazi autogestiti.

Nel film «ho potuto inserire la mia posizione di militante politico in una linea del tempo, le lotte del giorno d'oggi si inseriscono in una storia di rivolte in Svizzera», ha affermato il regista.

La pellicola apre una riflessione sulla domanda «Cosa sei disposto a fare per cambiare il mondo?», che è anche il sottotitolo. Il regista riesce molto bene nel suo intento di decorticare la storia, alquanto complessa, delle scelte di Breguet. Queste vanno infatti riconsiderate e riposte nell'ambiente che esisteva all'epoca, nel '68 e negli anni a seguire. Come ben spiegano gli amici di Breguet intervistati, allora c'era un clima di rivolta ovunque.

Breguet ha però portato questa rivolta un passo oltre, decidendo di partire e andare ad aiutare i palestinesi. Di lui chi l'ha conosciuto dice che era un tipo tranquillo, silenzioso, sorridente.

Dal militantismo al terrorismo

Breguet viene inizialmente arrestato e condannato a 15 anni di prigione, nel giugno del 1977 arriva la liberazione anticipata, richiesta anche da personaggi noti come lo scrittore e architetto svizzerotedesco Max Frisch.

Il fratello Ernesto, in un video dell'epoca presente nel documentario, dice di aver ricevuto la notizia della liberazione di Bruno e del suo rimpatrio su un volo per Zurigo dall'allora Agenzia Telegrafica Svizzera (oggi agenzia Keystone-ATS).

Nel film vengono anche spiegati i rapporti che Breguet, radicalizzatosi durante il periodo passato nelle prigioni israeliane, ha con il terrorista venezuelano Ilich Ramírez Sánchez, detto Carlos lo Sciacallo.

Nel 1982 Breguet viene nuovamente arrestato, questa volta a Parigi, dove stava per compiere un altro attentato proprio su ordine di Carlos. Viene condannato inizialmente a 5 anni di prigione assieme a Magdalena Kopp, uscirà dopo aver scontato tre anni e mezzo.

La CIA e la scomparsa

Viene raccolta anche la testimonianza dello storico Adrian Hänni, secondo il quale ci sono chiari indizi che Breguet all'inizio degli anni '90 fosse un agente segreto della CIA. Lo scorso anno Hänni ha pubblicato un libro proprio dedicato a questa intricata faccenda: «Terrorist und CIA-Agent: Die unglaubliche Geschichte des Schweizers Bruno Breguet» (Terrorista e agente della CIA: l'incredibile storia dello svizzero Bruno Breguet).

Il 12 novembre 1995, Breguet si reca con un traghetto ad Ancona, in Italia, giunto al porto non viene fatto scendere, e nel viaggio che doveva riportarlo ad Igoumenitsa, in Grecia, dove risiede con la compagna, la figlia Shona e il figlio Paul (nato da una precedente relazione) scompare misteriosamente.

Da allora le congetture sono aperte: c'è chi crede che si sia buttato in mare e chi invece sospetta che dietro la sua scomparsa ci siano i servizi segreti greci. Il fratello Ernesto si è battuto a lungo per cercare la verità, senza però riuscirci. Alcuni suoi amici affermano che non sarebbero sorpresi di vederlo un giorno ricomparire.

La famiglia di Breguet ha preferito non partecipare attivamente al film, anche se il regista ha precisato nella discussione che ci sono stati diversi colloqui «anche emotivamente forti». Poiché il loro consenso era comunque necessario per raccontare questa storia.

Vivere seguendo le proprie convinzioni

Un documentario complesso quanto avvincente, che ci fa riflettere sul senso della vita e sulle convinzioni personali. Breguet ha fondamentalmente attuato fino in fondo le sue convinzioni, passando svariate volte all'azione.

Alcuni degli amici di Breguet che testimoniano furono a loro volta imprigionati, sospettati di aver aiutato Carlos in attacchi terroristici, cosa che hanno negato.

Al montaggio vengono alternate riprese interviste e immagini d'archivio quali estratti di vari telegiornali dell'epoca, ad aggiungere un po' di poesia sono i bei filmati girati con una camera Super8. Per il montaggio il regista ticinese ha potuto avvalersi dell'esperienza di Kathrin Plüss, con la quale ha già collaborato in altri film. Il film è prodotto dalla zurighese Dschoint Ventschr Filmproduktion.