TicinoSalario minimo, una sfida per diverse imprese ticinesi
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18.11.2021
Il salario minimo entrerà in vigore in Ticino fra un paio di settimane. E per diverse imprese, segnatamente nel Mendrisiotto, l'introduzione della misura sarà una sfida da gestire.
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18.11.2021, 15:50
18.11.2021, 15:55
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Come nel caso della Gipienne, ditta di Balerna con un organico di 40 dipendenti, tutti frontalieri, che unitamente ad altre aziende si è vista respingere dal Tribunale federale (TF) il ricorso presentato contro la legge cantonale.
Pietro Nucera, direttore di quest'impresa, non esclude ripercussioni severe. «Se riceverò dai miei clienti il corrispettivo per poter aumentare i salari (...) metteremo in regola questa situazione. Se però il cliente non accetta di pagare di più per questi pezzi che noi lavoriamo per conto terzi e per i quali la manodopera incide tantissimo saremo costretti a non lavorare più, a licenziare del personale, a delocalizzare», dichiara ai microfoni della RSI.
Per Nucera eventualmente si considereranno «posti in Romania, dove abbiamo già preso dei riferimenti per poter continuare a lavorare».
Alcuni optano per i CCL di TiSin
Nel distretto sono diverse le ditte con salari al di sotto della soglia dei 19 franchi l'ora. Alcune di esse si stanno adeguando, altre ancora devono decidere come procedere.
Tre hanno però optato per i contratti collettivi stipulati da TiSin, e al di sotto del salario minimo. «Evidentemente molte aziende che hanno manifestato delle difficoltà, poi tutte da verificare, dovranno scegliere che via intraprendere. Magari alcune si avvicineranno per fare una trattativa, magari qualcuno proverà la strada del TiSin. Staremo a vedere», commenta Vincenzo Cicero, sindacalista di UNIA.
Cicero aggiunge che molto probabilmente si constaterà ora «un movimento da parte di tutte le aziende che fino ad adesso sono rimaste un pochino alla finestra a guardare».
Molte aziende alla ricerca di scorciatoie
Intanto «ci sono aziende che già nelle scorse settimane hanno manifestato l'interesse a trovare delle scorciatoie, delle furbate per aggirare la legge», afferma sempre alla RSI Giorgio Fonio della OCST, sostenendo che molto spesso si tratta di ditte che non hanno avuto una convenzione collettiva tale da tutelare in modo importante i propri dipendenti.
«Sarà poi l'autorità cantonale che dovrà verificare (...) e poi statuire sulla legalità o meno», conclude il sindacalista.