Tempi lunghi Storia naturale... storia infinita

SwissTXT / pab

29.10.2019

Immagine d'illustrazione 
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Ti-Press

Lo si potrebbe definire un trasloco a rilento, non siamo nemmeno al recupero degli scatoloni. Il tanto discusso trasferimento del Museo di storia naturale da Lugano a Locarno (comparto di Santa Caterina) è ormai fermo da metà dicembre di due anni fa, dopo la comunicazione del Governo della nuova ubicazione e l’annuncio di un messaggio entro l’estate 2018, che però non è mai arrivato.

«Per la presentazione del messaggio – spiega ai microfoni della RSI il coordinatore del Dipartimento delle finanze e dell'economia Nicola Novaresi – occorreva approfondire uno studio di fattibilità, cosa che la Sezione logistica ha fatto. Lo studio è stato chiaramente condiviso anche con l’Ufficio beni culturali che ha invece espresso obiezioni al riguardo, il che ha portato a una nuova fase di approfondimento e verifica che ha generato questo allungamento dei tempi».

Creato un gruppo di lavoro

A questo scopo proprio in questi giorni è stato creato un gruppo di lavoro dedicato e composto da tecnici del Cantone, sia del Dipartimento del territorio che di quello delle finanze e pure da un paio di membri del Municipio di Locarno.

Sono incaricati di definire dei «paletti» entro i quali si dovranno poi muovere gli architetti. Siamo ancora quindi alla semplice pianificazione e il concorso di progettazione è previsto a fine 2020.

In passato si era però anche parlato a più riprese dell'urgenza di liberare il palazzo delle scienze di Lugano per fare spazio alle scuole medie, ma anche questo tema non sembra più essere urgente. Il DECS si è infatti limitato a comunicarci che si stanno ancora cercando delle soluzioni.

Rampazzi: «Almeno altri 7-8 anni»

Chi ha problemi urgenti, è invece il direttore del museo Filippo Rampazzi, confrontato con una carenza di spazi sempre più importante. «Il progetto di Santa Caterina va avanti – afferma ai microfoni della RSI –, ma i tempi sono lunghi, stimabili in 7-8 anni almeno, per cui per noi il problema dello spazio si fa sempre più acuto, sia per il personale che ci lavora sia per il materiale».

Lo sguardo di Rampazzi e colleghi si sta quindi dirigendo verso nuovi spazi temporanei in depositi esterni, utilizzabili come magazzini.

«Dovremo ammodernare un po’ l’esposizione»

Si pone infine anche un problema nei confronti del pubblico: «L’esposizione permanente ormai invecchia e, sempre pensando ai tempi lunghi, dovremo comunque metterci mano per cercare perlomeno di ammodernare un po’ l’esposizione, introducendo degli elementi che possano magari essere anche propedeutici al futuro museo», conclude Rampazzi.

Insomma il direttore spera - ha confidato con un sorriso - di vedere il museo nella sua nuova sede prima di andare in pensione. Proprio fra 7 anni.

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