Il primo e finora più importante dei casi finiti sotto la lente degli inquirenti ticinesi è approdato in aula oggi, giovedì, a Lugano.
Alla sbarra compare un cittadino italiano, accusato di aver gonfiato il fatturato delle sue due società per accedere a una somma maggiore, grazie ai fondi garantiti dalla Confederazione per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia.
L'uomo, che rischia dai 2 ai 5 anni di carcere, avrebbe inoltre speso parte della somma ricevuta – 660'000 franchi in tutto – per scopi personali, l'acquisto di un'auto e di orologi. L'imputato respinge in parte le accuse.