Trentina di aziende Tutti contro la legge sulle cave

SwissTXT / pab

18.11.2021

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE

Patriziati e aziende contro la normativa che prevede, tra l'altro, concessioni attraverso concorsi e un ruolo di controllo maggiore da parte del Cantone.

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Il Dipartimento del territorio ticinese ha infatti presentato il primo testo di legge per regolamentare il settore dell'estrazione e della lavorazione della pietra.

Un settore che oggi è composto da una trentina di aziende che, secondo i dati dell'ufficio cantonale di statistica, impiegano circa 300 persone, riferisce la RSI. Un settore delicato perché ha un discreto impatto ambientale e perché spesso non rispetta la pianificazione cantonale.

Il Dipartimento del territorio considera gli attuali strumenti di organizzazione e controllo insufficienti. Per fare davvero ordine ha dunque deciso di legiferare, ma questa legge ha tutti (o quasi) - tra patriziati e aziende del settore - contro, si legge sul portale della RSI.

«Cambio nel rapporto tra i cavisti e i proprietari»

La normativa in questione prevede un cambio radicale nel rapporto tra i cavisti e i proprietari dei terreni; che nella maggior parte dei casi sono i patriziati.

Oggi questo rapporto è regolato da un contratto d'affitto fra privati riferisce la RSI; la legge prevede che si passi a una concessione. Il sito d'estrazione verrebbe dunque aggiudicato su concorso e il Cantone si assumerebbe un ruolo di controllo molto maggiore rispetto a oggi.

Altro punto centrale: oltre alla licenza edilizia il cavista dovrà presentare un'autorizzazione d'esercizio che implica tutta una serie di verifiche (anche costose). Sono proprio questi due punti che hanno fatto infuriare i patriziati; patriziati che, con il municipio di Riviera, hanno presentato una presa di posizione lunga e dettagliata, riporta la RSI; lo stesso hanno fatto diverse aziende attive nel settore.