Valle Verzasca Un pozzo prosciugato in 5 giorni, Veronesi: «Foto emblematiche, che ben illustrano la situazione delicata»

Sara Matasci

12.8.2022

A sinistra il pozzo trovato domenica 31 luglio 2022 a Sonogno, a destra quello che ne è rimasto venerdì 5 agosto 2022.
A sinistra il pozzo trovato domenica 31 luglio 2022 a Sonogno, a destra quello che ne è rimasto venerdì 5 agosto 2022.
Sara Matasci / Ester Bernasconi

Prima un bel pozzo, lungo un fiume di montagna, dove rinfrescarsi nelle calde giornate estive. Poi, dopo soli cinque giorni, un alveo completamente in secca. È successo a Sonogno, in Valle Verzasca. Veronesi: «Il fenomeno è riconducibile a una combinazione di più fattori concomitanti».

Sara Matasci

12.8.2022

Alla fine di luglio faceva molto caldo in Ticino, un po’ come in tutta la Svizzera. Così l’ultima domenica del mese (il 31 luglio) decidiamo di andare a cercare un po' di refrigerio a Sonogno, l’ultimo paesino della Valle Verzasca (nonché luogo d’origine della mia famiglia!), a quasi 1000 metri di quota.

Dopo una passeggiata e un pranzetto veloce, ci rechiamo lungo il fiume Redorta, alla ricerca del miglior posto dove poterci immergere nell'acqua... o almeno rinfrescare i piedi! Troviamo quasi subito una bellissima pozza, già presa d'assalto da diversi turisti, e così piazziamo i nostri asciugamani lì intorno e ci godiamo la giornata.

Per condividere il nostro momento di relax, faccio qualche foto e le posto sui miei social, generando invidia tra i miei amici.

La bellissima pozza trovata a Sonogno (domenica 31 luglio 2022)
La bellissima pozza trovata a Sonogno (domenica 31 luglio 2022)
Sara Matasci

Qualche giorno più tardi mi scrive una mia amica, nonché collega: Ester. Dopo aver visto le mie foto, venerdì 5 agosto decide anche lei di recarsi a Sonogno (tra l'altro, anche luogo d'origine della sua famiglia!), con il mio stesso scopo: riuscire a rinfrescarsi un po' in montagna, vista la calura che regna in pianura.

Ma all'arrivo sul luogo da me visitato la domenica, quindi appena cinque giorni prima, la sorpresa. Anzi... lo shock. «Ho portato il costume, ma dov'è la pozza?!», mi scrive. E mi manda la foto.

La desolazione riscontrata pochi giorni dopo (Sonogno, 5 agosto 2022)
La desolazione riscontrata pochi giorni dopo (Sonogno, 5 agosto 2022)
Ester Bernasconi

Di tutta l'acqua che avevo trovato io, nemmeno l'ombra. Non ci possiamo credere e quindi presumiamo di esserci fraintese sul luogo. Invece è proprio lo stesso: «Dietro la pista, sotto il ponticello», ci confrontiamo. Ma in effetti le foto parlano chiaro: le piante e le sagome delle montagne sono le stesse, i sassi pure. Manca solo un dettaglio: l'acqua. 

Superato lo stupore, decido di vederci un po' più chiaro. Com'è possibile che in così breve tempo possa essersi prosciugato un pozzo, anche piuttosto profondo? Basta il caldo intenso di queste settimane, e quindi la siccità, a spiegare il fenomeno? Tante le domande che sorgono e quindi decido di contattare chi può darmi tutte le risposte che cerco: Mauro Veronesi, a capo dell'Ufficio della protezione delle acque e dell'approvvigionamento idrico del Canton Ticino.

Cosa ne pensa di queste due foto a confronto?

Sono foto emblematiche, che ben illustrano la situazione delicata in cui versano alcune regioni del Cantone.

È «normale» che si possa prosciugare un pozzo in un fiume in così pochi giorni?

In corsi d’acqua montani a regime torrentizio è normale che la portata vari rapidamente a seconda dell'andamento delle precipitazioni. Così come a valle di centrali idroelettriche è usuale riscontrare forti oscillazioni giornaliere di portata. Il fatto però che l’alveo rimanga completamente all’asciutto è il chiaro sintomo che quest’anno le precipitazioni siano state scarse, se non addirittura assenti. Inoltre, la mancanza di neve ha portato a un deficit di riserve d’acqua in quota.

Conosce altri esempi simili in Ticino?

Il Mendrisiotto è colpito da episodi analoghi. Menziono in particolare il caso del torrente Gaggiolo che in alcuni tratti è completamente in secca. Stesso discorso su alcuni tratti della Moesa.

Quale la spiegazione del fenomeno? Caldo e siccità, oppure ci potrebbero essere altri motivi (diga, ecc.)?

Il fenomeno è riconducibile a una combinazione di più fattori concomitanti: la scarsità di nevicate in quota d’inverno, l'assenza delle precipitazioni primaverili, le ondate di calore, così come anche la componente turistica che fa lievitare i consumi d’acqua.

Come stanno i pesci nei corsi d’acqua del Cantone?

I pesci soffrono, in particolare per le temperature elevate e la scarsità di pozze profonde in cui rifugiarsi. Nei tratti di fiume in secca è stato necessario effettuare delle pesche elettriche per recuperare e salvare i pesci che altrimenti sarebbero rimasti intrappolati. Per i salmonidi, in particolare la trota, temperature superiori ai 23°C possono essere letali. In Ticino negli ultimi 30 anni la composizione della fauna ittica è mutata, con un progressivo aumento delle specie tolleranti alle alte temperature a discapito di quelle più sensibili, come appunto la trota.

In quali zone del Ticino è particolarmente grave il problema della siccità?

La situazione è un po’ a macchia di leopardo, anche se attualmente la regione più colpita è il Mendrisiotto.

Potrà essere risolto? Se sì, come e quando?

Dal profilo dell’approvvigionamento idrico, il Cantone pianifica e sostiene finanziariamente la messa in rete degli acquedotti comunali, favorendo gli interscambi d’acqua e la realizzazione di opere comuni. Situazioni di carenza d’acqua come quella che stiamo vivendo, e che verosimilmente si ripeteranno con maggiore frequenza in futuro, contribuiranno ad accelerare questi progetti di connessione tra i comuni.

Cosa possiamo fare noi, come popolazione, per limitare i danni?

A livello domestico possiamo contribuire limitando al minimo i consumi, evitando di far scorrere l’acqua inutilmente, ad esempio durante le docce, o utilizzando la lavastoviglie a pieno carico. Nel giardino andrebbe abbandonata l’idea del prato all’inglese, optando per delle sementi più resistenti alla siccità, che richiedono meno irrigazione e meno utilizzo di prodotti fitosanitari, a vantaggio anche della biodiversità.