Bicentenario Alfred Escher: un santo dell'economia

David Eugster

19.2.2019

Nel 1970, Escher ha dovuto allontanarsi per un breve periodo a causa dei lavori di ristrutturazione nella Bahnhofplatz: a sinistra sono ritratti i dragoni, a destra il loro domatori.
Nel 1970, Escher ha dovuto allontanarsi per un breve periodo a causa dei lavori di ristrutturazione nella Bahnhofplatz: a sinistra sono ritratti i dragoni, a destra il loro domatori.
Keystone

Percorrendo la Bahnhofstrasse a Zurigo in direzione della stazione centrale, si incontra lo sguardo inflessibile di un uomo con una folta barba: su un piedistallo, in mezzo alla calca, spicca Alfred Escher, del quale il 20 febbraio 2019 ricorre il bicentenario della nascita.

Sulla facciata della stazione alle sue spalle, un coro di statue femminili in pietra, simbolo del telegrafo, della ferrovia e della navigazione, canta l’inno del progresso. Ai suoi piedi, due dragoni vengono domati da ragazzini, metafora della conquista della natura.

Chi è quest’uomo che da oltre un secolo osserva dal suo piedistallo il lussuoso paradiso dello shopping zurighese? Senza Escher, la città oggi avrebbe tutto un altro aspetto.

Il politico giocò un ruolo determinante nella costruzione del Politecnico Federale di Zurigo, l’ETH, che domina la città non lontano dal monumento, e fondò il Credito Svizzero con sede in Paradeplatz. Anche la realizzazione della rete ferroviaria che si dirama dalla stazione centrale è in gran parte merito suo, senza dimenticare la galleria del Gottardo, che promosse con altrettanto fervore.

Divideva l'opinione pubblica

Tuttavia, Escher fu e resta ancora oggi una figura controversa: quando il monumento fu inaugurato, nel 1891, l’esercito dovette proteggerlo dalla furia dei lavoratori. Questi ultimi non riuscivano a capire perché si stesse dedicando una statua sul suolo pubblico proprio a lui, un uomo simbolo del capitalismo industriale, e non alle quasi 200 persone vittime dei lavori nel Massiccio del San Gottardo.

Al contempo, però, gli attuali rappresentanti del mondo degli affari hanno quasi le lacrime agli occhi quando citano l’inflessibile autorevolezza di questo grande pioniere dell’economia svizzera: con l’affermazione del liberalismo economico, Alfred Escher è diventato il santo patrono dell’élite imprenditoriale.

L’ascesa di un uomo benestante

Escher non conobbe mai la miseria: al contrario crebbe in un ambiente molto agiato. Suo padre aveva fatto fortuna negli Stati Uniti grazie a una serie di speculazioni e, come si è scoperto recentemente, gestendo alcune piantagioni schiaviste. Sua madre era legata alle famiglie nobili dell’Ancien Régime ed esercitava il suo fascino aristocratico da Villa Belvoir, sul Lago di Zurigo. Prima di frequentare il liceo, Escher fu educato privatamente a casa.

A 20 anni, già si interessava alla politica, opponendosi alle forze conservatrici dominanti, si batteva per la libertà delle istituzioni universitarie. Si unì al movimento liberale radicale, predecessore dell’attuale PLR, che fu determinante per la nascita dello Stato Federale.

A soli 25 anni, fu eletto al Gran Consiglio del Cantone di Zurigo, e quattro anni dopo, nel 1848, entrò a far parte del Consiglio di Stato come responsabile dell’Istruzione. Mentre era in carica, riformò il liceo classico, all’epoca fortemente incentrato sulla studio del greco e del latino. Rese obbligatorie le esercitazioni di scrittura in lingua tedesca e diede più spazio a materie come il francese e le scienze naturali.

Inoltre, promosse la creazione di un’accademia nazionale, sull’esempio di quelle già esistenti in altri Paesi europei. La fondazione del Politecnico, oggi Politecnico federale di Zurigo (ETH), nel 1855, fu il progetto che ebbe più a cuore: da quel momento gli ingeneri ricevettero una formazione improntata al modello di progresso che Escher aveva in mente per la Svizzera.

Pioniere della ferrovia e del settore bancario

La nascita dello Stato Federale nel 1848, al cui orientamento democratico Escher aveva contribuito, fu un traguardo politico fondamentale per la nazione, che lentamente iniziò a trasformarsi in una funzionale area di scambi commerciali. Tuttavia, l’economia svizzera non era in buono stato. A livello di infrastrutture, si temeva l’isolamento dal contesto industriale europeo, poiché non vi erano collegamenti ferroviari con i Paesi confinanti.

Nel 1850, esistevano già 10’000 chilometri di ferrovie nel Regno Unito, 5’850 in Germania, 3’000 in Francia e 620 in Italia. In Svizzera, invece, ci si accontentava di una linea di appena 23 chilometri che collegava Zurigo a Baden, consentendo di acquistare i famosi «Spanische Brötli» («panini spagnoli»), specialità che, secondo una nota storia locale, diede il proprio nome al treno.

Escher accelerò in maniera decisiva lo sviluppo della rete ferroviaria: la sua Ferrovia del Nord-Est serviva le tratte Zurigo-Winterthur-Romanshorn, Winterthur-Schaffhausen, Baden-Brugg-Aarau e il collegamento con Waldshut, in Germania. Il miglioramento dei trasporti consentì quindi di rilanciare la crescita economica di Zurigo: tutti i collegamenti portavano in città. Sul piano burocratico, Escher non incontrò ostacoli: a volte, come Consigliere di Stato e Consigliere nazionale, firmava istanze che egli stesso aveva presentato in qualità di imprenditore ferroviario – in poche parole, si auto-rilasciava le autorizzazioni necessarie.

Quando fu chiaro che un ampliamento ferroviario su larga scala richiedeva ingenti mezzi finanziari, che fino ad allora era stato possibile reperire soltanto all’estero, Escher non esitò a fondare il Credito Svizzero (oggi Credit Suisse Group). Contrariamente agli istituti bancari privati, e diversamente dalle banche cantonali, l’ente era disposto a fornire i capitali necessari allo sviluppo del comparto industriale svizzero. Gli azionisti assaltarono letteralmente l’edificio nella Paradeplatz: secondo Joseph Jung, storico del Credito Svizzero e biografo di Escher, arrivavano con sacchi d’oro e di denaro per sottoscrivere le azioni.

Re Alfredo I

Come Presidente del Consiglio di amministrazione del Credito Svizzero, l’influenza di Escher crebbe ulteriormente, nonostante la rinuncia nel 1855 alla carica di Consigliere di Stato. Il suo potere si basava sulla combinazione di diversi incarichi politici e del ruolo di imprenditore economico, ma soprattutto sulle sue reti di contatti. Una di queste era l’«Akademische Mittwochgesellschaft», fondata nel periodo precedente alla nascita dello Stato Federale nel 1848 allo scopo di «intervenire in maniera pronta e collettiva nei rapporti tra Stato e Chiesa».

Negli anni attorno al 1860, il movimento democratico iniziò a opporsi all’egemonia di «Re» Alfred Escher.
Negli anni attorno al 1860, il movimento democratico iniziò a opporsi all’egemonia di «Re» Alfred Escher.
Stadtarchiv Zürich

Fu qui che Escher segnò il destino del Canton Zurigo. La società era nata dall’unione di un gruppo di amici, che condividevano idee liberali e l'appartenenza all’associazione studentesca Zofingia, di cui Escher era membro fin dai tempi del liceo. Un suo oppositore politico, il conservatore Philipp Anton von Segesser, descrisse la cerchia di Escher con queste parole: «Intorno a lui si radunano i massimi esponenti dell’industria e dell’alta finanza, che con aria altezzosa si concedono ogni genere di lusso; quei feudatari moderni che cercano di apparire come benefattori nonostante il loro appetito non sia per nulla inferiore a quello dei loro predecessori castellani».

Il fatto che le nuove élite liberali assomigliassero sempre più all’Ancien Régime, che con l’avvento dello Stato Federale si credeva fosse stato finalmente spodestato, era chiaro anche ad altre persone: Escher divenne il bersaglio principale dei suoi detrattori, che lo definivano il «Re dei Zurighesi e la grande mente dell’Atene svizzera».

L’opposizione contro «Re Alfredo I», come Escher veniva ironicamente chiamato, crebbe fino a travolgere tutto il cosiddetto «sistema Escher». Questo processo accelerò la crisi finanziaria nel Canton Zurigo e l’aumento della disoccupazione, proprio quando, nel 1867, un’epidemia di colera si diffuse nella capitale, colpendo soprattutto le classi più povere.

Lo scrittore Gottfried Keller denominò il movimento democratico, che intorno alla metà degli anni ‘60 ebbe la meglio nella lotta contro Escher e i suoi sostenitori, un «movimento curiosamente demoniaco», poiché da un punto di vista liberale, i suoi attacchi assomigliavano più ad una «campagna diffamatoria».

Ma le richieste avanzate all’epoca, oggi sembrano più che ragionevoli: nel dicembre 1867, sotto una pioggia battente, 20’000 persone si radunarono in diverse località del Canton Zurigo per rivendicare il diritto all’iniziativa del popolo votante e la possibilità di esprimere direttamente la propria opinione tramite referendum. In una lettera, un contemporaneo di Escher scrisse ironicamente, a proposito della pioggia, che il cielo stava mostrando da che parte stava. Ma dopo il 1868, le vere vittime furono i liberali: i democratici conquistarono il Parlamento a Zurigo e con un’ampia maggioranza venne approvata una Costituzione cantonale, per molti aspetti in vigore ancora oggi.

Nonostante ciò, Escher non uscì di scena. Giocò ancora un ruolo fondamentale nella costruzione della galleria del Gottardo, ricordata nel monumento di fronte alla stazione di Zurigo da una roccia in bronzo, ma la sua fama in patria non fu mai più quella di un tempo.

Solo dopo la morte, avvenuta nel 1882, arrivò l’atteso tributo: si decise di erigere un monumento in suo onore, realizzato dallo stesso scultore che qualche anno dopo avrebbe scolpito la statua di Wilhelm Tell ad Altdorf. Secondo il Comitato, il monumento di fronte alla stazione centrale doveva ricordare un uomo che visse sempre al servizio del progresso e che, «come i vecchi edifici, cadde soltanto quando per il bene della patria e dell’umanità, arrivò il momento di far spazio a qualcosa di più bello e migliore». Pioniere autocratico, Escher fu probabilmente una delle figure che favorì, sul finire del secolo, l’avvento di un mondo nuovo.

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