Assemblea UDCChiesa critica la politica di Berset e chiede la riapertura di ristoranti e negozi
cp, ats
30.1.2021 - 13:26
Riunitisi virtualmente oggi in assemblea a Oensingen (SO), i delegati dell'UDC hanno sostenuto, come prevedibile, l'iniziativa «Sì al divieto di dissimulare il proprio viso» in votazione il 7 marzo.
Accolti pure la legge federale sui servizi d'identificazione elettronica, anche se con qualche malumore, e, facilmente, l'accordo di libero scambio con l'Indonesia, due dossier contro i quali è stato lanciato il referendum. Prima del voto, forti critiche alla politica di Alain Berset da parte del presidente del partito, Marco Chiesa, che vorrebbe l'apertura di ristoranti e negozi.
La legge sui servizi d'identificazione elettronica è passata per 97 voti a 54. Per il consigliere nazionale lucernese Franz Grüter è importante che la popolazione possa identificarsi online mediante un numero d'identificazione, un sistema che rafforza la sicurezza del diritto e offre una base per impegni vincolanti conclusi online. A suo dire, benché si tratti di un'iniziativa che vede coinvolti anche i privati, la sicurezza dei dati è garantita.
Una legge che ha «più buchi dell'Emmental»
Non tutti però la pensano così: il giovane UDC zurighese, Andreas Leupi, ha denunciato una legge che ha «più buchi dell'Emmental». A suo avviso, facendo proprie le riflessioni di coloro che hanno lanciato il referendum, l'identità elettronica non deve essere in mano ai privati che potrebbero fare un uso commerciale dei dati raccolti. Tale compito spetta solo alla Stato.
Grüter ha rammentato che la cooperazione tra Stato e privato in Svizzera ha invece dato buona prova di sé finora. I dati sensibili verranno sempre controllati dall'Ufficio federale di polizia e la Confederazione rimane l'unica istanza competente per la conferma ufficiale dell'identità elettronica. Un parere condiviso dal presidente della Confederazione Guy Parmelin, secondo cui le informazioni saranno al sicuro.
Al voto, anche se non si tratta di un plebiscito, la legge ha ottenuto la maggioranza. Senza storia invece l'esito dello scrutinio sugli altri due oggetti in discussione: il divieto di dissimulazione del viso, diretto soprattutto contro le donne musulmane che indossano il velo (burqa o niqab), è stata accolto per 162 voti a 2 e l'accordo di libero scambio con l'Indonesia, negoziato dalla Svizzera in seno all'Associazione europea di libero scambio (Aels), ha raccolto 151 preferenze contro 13.
Ricordiamo che il Comitato di Egerkingen, che ha lanciato l'iniziativa anti-burqa, composto di numerosi UDC, è lo stesso all'origine del divieto di costruzione di nuovi minareti, iniziativa già accolta dal popolo.
Ristoranti e negozi vanno aperti
Durante l'assemblea non poteva mancare una riflessione sulla situazione pandemica attuale e le ripercussioni sull'economia e la società delle misure restrittive adottate da cantoni e, soprattutto, dalla Confederazione.
Da settimane nel mirino delle critiche dell'UDC, il consigliere federale Alain Berset (PS) è stato nuovamente attaccato, ma questa volta direttamente dal presidente del partito, Marco Chiesa, secondo cui ristoranti e negozi andrebbero riaperti.
Il Ticinese ha sottolineato che i criteri di base riguardanti la diffusione della pandemia, quali mortalità, nuove infezioni e l'importante tasso di riproduzione, sono scesi. Nonostante ciò, ha proseguito il consigliere agli Stati, «il consigliere federale non intende cedere sul lockdown».
«Berset è il ministro della sanità più caro della storia», ha tuonato Chiesa, a cui parere il lockdown attuale brucia sei milioni di franchi all'ora. Anche per l'UDC la protezione della salute della popolazione è prioritaria, ha assicurato il ticinese, ma «non si devono dimenticare i posti di lavoro e l'economia».
Mi impegnerò, ha aggiunto il presidente dei democentristi, affinché il ceto medio non sia il solo a pagare lo scotto della situazione due volte, ossia con la chiusura di attività economiche e un taglio dei salari, ma anche con l'aumento delle imposte.
Test alle frontiere e protezione anziani
Oltre all'apertura di ristoranti e negozi, l'UDC chiede che le scuole rimangano aperte al fine di garantire l'insegnamento in presenza. Per le case di cura e riposo andrebbero invece «finalmente» elaborati piani di protezione efficaci a livello nazionale. Alle frontiere dovrebbero essere introdotti «immediatamente» test sistematici. Il ritmo di vaccinazione della popolazione in Svizzera andrebbe inoltre accelerato.
Stando a Chiesa, l'UDC è l'unico partito in Svizzera critico nel confronti della gestione della pandemia da parte del governo e che persegue una strategia coerente di contrasto al coronavirus.