Votazioni Un'associazione di contadini è contraria all'iniziativa sulla biodiversità

cp, ats

29.7.2024 - 10:43

I contadini giudicano un'estensione delle aree destinate alla biodiversità un pericolo per l'approvvigionamento in alimenti.
I contadini giudicano un'estensione delle aree destinate alla biodiversità un pericolo per l'approvvigionamento in alimenti.
Keystone

Se approvata, l'iniziativa sulla biodiversità che sarà sottoposta al voto il 22 settembre indebolirebbe la produzione locale, provocando nel contempo un incremento delle importazioni di prodotti alimentari.

Keystone-SDA, cp, ats

È quanto pensa un'associazione svizzerotedesca di imprese agricole – BauernUnternehmen – che invita gli elettori a respingere un testo giudicato estremo.

L'iniziativa «Per il futuro della nostra natura e del nostro paesaggio (Iniziativa per la biodiversità)» chiede risorse e terreni sufficienti per proteggere meglio la biodiversità e la natura, anche al di fuori delle aree protette. I promotori vogliono inserire nella Costituzione una migliore protezione del paesaggio e del patrimonio edilizio.

A parere dell'associazione, gli agricoltori stanno già facendo molto per proteggere la biodiversità, un aspetto «innegabilmente importante», si legge in un comunicato odierno. Il 19% dei terreni agricoli è già utilizzato per promuovere la biodiversità, una superficie equivalente ai cantoni di Ginevra e Friburgo messi insieme, sottolineano i contadini.

Si danneggerebbe l'agricoltura locale

Un'estensione delle aree dedicate alla biodiversità danneggerebbe l'agricoltura locale, riducendo la quantità di cibo che può essere prodotta in Svizzera, mette in rilievo la nota.

Ciò rappresenterebbe una seria minaccia per la sicurezza dell'approvvigionamento e il livello di autosufficienza del Paese. Insomma, il testo non offrirebbe vantaggi né dal punto di vista ambientale né da quello politico.

Consiglio federale e parlamento raccomandano la bocciatura dell'iniziativa. Governo e Consiglio nazionale erano a favore di un controprogetto indiretto, ma gli Stati si sono sempre rifiutati di fare questo passo. I «senatori» si sono opposti in particolare alla proposta di aumentare le zone di protezione al 17% del territorio, contro l'attuale 13,4%.