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Riapertura Castelli, musei e zoo: perché alcuni sorridono e altri no
Jennifer Furer
14.5.2020
Quattro giorni fa, lunedì 11 maggio, i musei e i castelli hanno potuto riaprire i battenti i tutta la Svizzera. Gli zoo sono invece esclusi dalla seconda tappa dell’allentamento delle misure di distanziamento. Tuttavia, anche questi luoghi sarebbero pronti per una riapertura. Giro d'orizzonte.
Lentamente ma inesorabilmente, in Svizzera la vita riprende il suo corso normale. La seconda parte dell’allentamento delle misure di isolamento è stata introdotta lunedì 11 maggio: i negozi e i ristoranti hanno riaperto i battenti, la pratica sportiva è possibile a patto di rispettare alcune condizioni, le lezioni sono riprese nelle scuole obbligatorie e, soprattutto, i musei e i castelli, vere e proprie calamite per i turisti, possono riprendere la loro attività.
Per questi ultimi, l’elaborazione di un piano di protezione non è stato un gioco da ragazzi. Dopo l’isolamento, le persone hanno sete di cultura e di intrattenimento. Accogliere l’eventuale flusso di visitatori rispettando le regole di igiene e di distanziamento sociale costituisce una sfida.
Hélène Furter, dell’Associazione dei musei svizzeri, ha spiegato che l’offerta dovrebbe riprendere progressivamente e ha precisato che in base a certe condizioni specifiche, alcuni musei riapriranno solo parzialmente o non prima di una certa data; tuttavia, la maggior parte di essi possono di nuovo essere visitati dall’11 maggio.
Per la riapertura, ha aggiunto, è stato elaborato un piano generale per tutti i musei: questo serve da base ai piani di protezione messi in campo da ogni ente.
Non sono accettati pagamenti in contanti
Per esempio è indicato il fatto che gli impiegati che appartengono a categorie a rischio possono lavorare solo in smart working o in back office. Inoltre, non sono accettati pagamenti in contanti e sono autorizzate solo le carte di credito e le carte bancarie, se possibile senza contatto. Se c'è bisogno di fare dei cambi di valuta, deve essere allestita una zona di deposito senza contatto diretto.
Le installazioni e gli oggetti che devono essere toccati – come gli schermi tattili – devono essere resi inaccessibili o disinfettati completamente dopo il passaggio di ogni utente.
Alcune visite guidate possono essere programmate rispettando una distanza minima e con gruppi costituiti da un numero massimo di cinque persone, ha spiegato Hélène Furter. In linea generale, anche i ristoranti e i caffè dei musei hanno potuto riaprire l’11 maggio. Essi devono conformarsi alle direttive di GastroSuisse, mentre gli shop dei musei sono sottoposti alle regole in vigore per i negozi.
Anche il museo svizzero dei trasporti, a Lucerna, festeggia la sua riapertura. «In più di 60 anni di storia, il museo non è mai stato fermo così a lungo. Sono davvero felice della riapertura», indica il direttore Martin Bütikofer in un comunicato.
Nel documento informativo si precisa, inoltre, che la struttura dovrebbe riaprire progressivamente. La data di lunedì 11 maggio riguarda gran parte delle attrazioni, mentre il planetarium, il cinema, la Swiss Chocolate Adventure e il centro di documentazione dovranno attendere ancora.
Museo nazionale: sistema elettronico per gestire i visitatori
Al Museo nazionale svizzero a Zurigo, invece, tutte le mostre sono state riaperte al pubblico dal 12 maggio, come ha spiegato il suo portavoce Alexander Rechsteiner. Inoltre, ha precisato, un sistema elettronico sviluppato appositamente permetterà di contare il numero di persone all’entrata e all’uscita di ogni esposizione.
«Il numero di visitatori di diverse esposizioni è indicato su uno schermo all’ingresso», ha spiegato Rechsteiner. Così, la gente può essere reindirizzata dove c’è ancora sufficientemente spazio.
In più, ha aggiunto, il Museo consegna a ogni visitatore una «penna tattile», uno strumento digitale che consente di dare degli imput ai totem multimediali e ai touchscreen. «Così, i visitatori non devono toccare gli schermi con le loro mani».
Quasi tutti i castelli riaperti
Per quanto riguarda i castelli, l’elaborazione di un piano di protezione è stata particolarmente difficile . «Abbiamo dovuto risolvere alcuni problemi: come fare con le numerose piccole sale presenti all’interno della maggior parte degli edifici– e come procedere con le superfici che non devono essere pulite con sostanze chimiche potenti?», ha spiegato Marco Castellaneta, direttore del museo di Argovia – al quale appartiene anche il castello di Wildegg – e presidente dell’associazione I Castelli svizzeri.
Circa il 90% delle sale e la quasi totalità dei castelli svizzeri hanno comunque potuto riaprire l’11 maggio, come ha precisato Castellaneta. «Tutte le attrazioni conosciute sono accessibili al pubblico.»
Malgrado le misure, l’obiettivo è che i visitatori vengano trasportati in un altro mondo, nella storia, lontano dal coronavirus, ha aggiunto il presidente. «Il giorno dell’apertura, i vecchi abitanti storici dei castelli hanno accolto i visitatori e raccontato la loro storia.»
Per il castello di Wildegg, questo compito è stato affidato a Bernhard von Effinger, proveniente da una famiglia che ha acquisito il castello di Wildegg nel 1678.
Le vacanze estive, un’opportunità?
Come per i musei, le visite guidate e i laboratori nei castelli saranno organizzati nel rispetto della regolamentazione, ha spiegato Castellaneta, che ha tuttavia aggiunto che i visitatori possono senza alcun problema percorrere da soli gli edifici storici e le loro esposizioni.
Al castello di Wildegg, per esempio, alcuni ritratti nelle sale parlano agli avventori e permettono così una visita individuale, ha spiegato.
Anche se la messa in opera del piano di protezione si accompagna a una pressione enorme, Marco Castellaneta vede la riapertura come una grande opportunità per i nostri castelli – anche in vista delle vacanze estive.
«Non credo che avremo molti nuovi visitatori, ma penso che verranno soprattutto coloro che ci avrebbero reso visita senza l’emergenza.» Tuttavia, l’estate normalmente non è considerata la stagione dei musei, ha ammesso. Il dato potrebbe tuttavia cambiare quest’anno.
«Molte persone trascorreranno le loro vacanze in Svizzera e progetteranno di visitare un castello. I giardini del castello di Wildegg o ancora più di un milione di metri quadri di spazio naturale sui siti del museo di Argovia, per esempio, permettono ugualmente di trascorrere delle vacanze all’aria aperta.»
Perché le persone ne prendano coscienza, bisognerebbe che l’offerta culturale della Svizzera arrivi a toccare i potenziali visitatori con questo messaggio, ha indicato Castellaneta, che stima che questo possa creare una pressione sana. In effetti, «la gente ha poco tempo libero e si genera una concorrenza tra i centri culturali che cercano di farsi notare con la loro offerta.»
Gli zoo sono pronti ma ancora chiusi
Anche i giardini botanici e gli zoo fanno parte di queste istituzioni. Tuttavia, non sono autorizzati ad aprire prima dell’8 giugno. Questa decisione del Consiglio federale è stata giudicata «assolutamente incomprensibile» dall’associazione zoosuisse.
Lo zoo di Zurigo chiede per esempio al Consiglio federale di rivedere la sua politica, invocando ugualmente un’emergenza finanziaria. «Ogni settimana, gli zoo svizzeri perdono circa 2,5 milioni di franchi, cosa che non può essere compensata dalla disoccupazione parziale, perché gli animali devono sempre essere curati», ha scritto lo zoo di Zurigo in un comunicato.
Nella speranza che il Consiglio federale ritorni ancora sulla sua decisione, zoosuisse ha già elaborato un piano specifico che ha sottoposto all’Ufficio federale della salute pubblica. Secondo l’associazione, in caso di un’apertura anticipata verrebbero rispettate le esigenze di igiene e salute.
Alex Rübel, direttore dello zoo di Zurigo, enumera i punti chiave: l’ingresso si farebbe – nella misura del possibile – attraverso dei biglietti elettronici e un contatore permetterebbe di controllare l’accesso dei visitatori nei diversi spazi.
Le zone più piccole resterebbero chiuse, mentre negli spazi più vasti e in certi punti verrebbe attivato un sistema a senso unico. Gli impiegati sorveglierebbero la situazione nelle diverse zone e nei punti nevralgici. I chioschi e le aree per rifocillarsi sarebbero inoltre provvisti di sistemi di controllo a distanza, mentre in tutto lo zoo verrebbero installati erogatori di prodotti di disinfezione.
Lo zoo di Basilea aspetta l'8 giugno
Lo zoo di Basilea parte dal principio che il Consiglio federale non cambierà la data di apertura e la lascerà all’8 giugno. Di conseguenza, l’elaborazione del piano di protezione è sempre in corso, spiega la sua portavoce, Tanja Dietrich.
La situazione permette ancora di affrontare gli impegni finanziari in questi tempi difficili, malgrado la mancata vendita dei biglietti, afferma Tanja Dietrich. Tuttavia, i danni sono importanti. «Nel corso degli 84 giorni di chiusura, lo zoo di Basilea ha per esempio perso gli introiti provenienti dagli ingressi, dal negozio e dalla ristorazione, per una cifra totale di più di tre milioni di franchi.»
In compenso, tutto va bene per gli animali, assicura Tanja Dietrich. «I sanitari, i veterinari e i conservatori continuano a vegliare sul loro benessere come facevano prima. La sola differenza per gli animali è che non ci sono visitatori. Ma ciò non è neppure una cosa nuova per loro. In alcuni orari o la sera, lo zoo è ugualmente poco frequentato o vuoto.»
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