All'indomani dell'elezione di Albert Rösti e Elisabeth Baume-Schneider, il Consiglio federale si riunisce oggi per procedere alla ripartizione dei dipartimenti. Potrebbe esserci un grande rimpasto. Se ne saprà di più nel pomeriggio.
Keystone-SDA, fc, ats
08.12.2022, 08:41
08.12.2022, 08:57
SDA
Con le dimissioni di Simonetta Sommaruga e Ueli Maurer si liberano due dipartimenti molto ambiti, quello dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) e quello delle finanze (DFF).
Si tratta infatti di due dipartimenti «chiave» che potrebbero stuzzicare l'interesse dei «ministri» già in carica. Secondo la tradizione, i consiglieri federali «anziani», ossia da più tempo in carica possono esprimere per primi un desiderio. In caso di disaccordo nel collegio, si passerebbe al voto.
L'attuale distribuzione delle poltrone in seno al Consiglio federale risale al 2019. Guy Parmelin aveva abbandonato la difesa e lo sport (DDPS) per l'economia, la formazione e la ricerca (DEFR), dipartimento apparentemente voluto anche da Karin Keller-Sutter.
Viola Amherd si era profilata per assumere le redini di giustizia e polizia (DFGP), che finirono però nelle mani della sangallese. La vallesana si era così dovuta accontentare del DDPS.
Entrambe le consigliere federali potrebbero ora volere un cambiamento. Completato l'acquisto degli F-35, Amherd potrebbe lasciare il DDPS con la coscienza tranquilla e accasarsi al DFGP, se Keller-Sutter dovesse ad esempio finire alle finanze.
Amherd potrebbe però anche seguire le orme della sua compagna di partito Doris Leuthard, che diresse il DDPS prima di Sommaruga. I nuovi arrivati assumerebbero in questo caso le redini di DFGP e DDPS. Ma le carte potrebbero rimescolarsi ulteriormente qualora anche uno degli altri consiglieri federali dovesse decidere di cambiare dipartimento.
Dopo aver ottenuto il dipartimento che voleva, il DEFR, Guy Parmelin non dovrebbe muoversi, come ha lui stesso recentemente confermato in un'intervista. Il discorso potrebbe però essere diverso per Ignazio Cassis e Alain Berset.
Il ministro degli esteri è sotto pressione per via delle difficili relazioni con Bruxelles, dopo la bocciatura dell'accordo quadro. Il ticinese potrebbe vivere una seconda giovinezza alle finanze, dipartimento che i partiti borghesi non vogliono lasciare alla sinistra.
Quanto ad Alain Berset, dopo l'importante vittoria concernente la riforma dell'AVS potrebbe aver voglia di cambiare aria, lui che ha diretto il Dipartimento degli interni (DFI) per oltre dieci anni. Avendo un dottorato in scienze economiche, un suo passaggio al DFF è tutto fuorché utopico.
Possibile anche un arrocco con Ignazio Cassis: in gioventù aveva frequentato un corso per diplomatici, prima di darsi alla politica. Se invece Berset avesse l'intenzione di lasciare il Consiglio federale dopo l'anno presidenziale rimarrebbe in ogni caso al DFI.