Pandemia Covid: i più giovani vogliono la rapida apertura dei ristoranti

kut, ats

11.3.2021 - 08:20

Quasi uno svizzero su due sotto i 50 anni vorrebbe vedere i ristoranti, chiusi a causa del coronavirus, riaprire a marzo, secondo un sondaggio pubblicato oggi dal Blick. Ma nella fascia di età tra i 51 e i 79 anni, questa proporzione scende a poco più di un terzo.
Quasi uno svizzero su due sotto i 50 anni vorrebbe vedere i ristoranti, chiusi a causa del coronavirus, riaprire a marzo, secondo un sondaggio pubblicato oggi dal Blick. Ma nella fascia di età tra i 51 e i 79 anni, questa proporzione scende a poco più di un terzo.
Keystone

Quasi uno svizzero su due, sotto i 50 anni, vorrebbe vedere i ristoranti, chiusi a causa del Covid, riaprire a marzo, secondo un sondaggio pubblicato dal Blick. Ma nella fascia di età tra i 51 e i 79 anni, la proporzione scende a poco più di un terzo. I Ticinesi i più prudenti.

Keystone-SDA, kut, ats

L'istituto Link – che ha condotto il sondaggio rappresentativo fra 1100 persone durante otto giorni a partire dal 1 marzo – spiega questa differenza con il fatto che la fascia di età più giovane ha maggiori probabilità di lavorare ed quindi è più colpita dalle restrizioni volte a combattere la diffusione della SARS-CoV-2.

In dettaglio, il 45% dei 18-50enni vuole che i ristoranti riaprano a marzo, il 22% il primo di aprile, il 22% durante il mese di aprile e l'11% non prima di inizio maggio.

Fra i 51-79enni, il 36% degli intervistati è a favore della riapertura dei ristoranti a marzo, il 27% il primo di aprile, il 30% durante aprile e il 7% dopo il primo di maggio.

I Romandi vogliono aprire subito, i Ticinesi sono più prudenti

Ci sono differenze non solo tra le generazioni, ma anche tra le regioni. Rispetto alla Svizzera tedesca, in Romandia le persone preferirebbero premere un po' di più l'acceleratore delle riaperture, mentre in Ticino, dove la primavera scorsa è scoppiata per la prima volta la pandemia con risultati più drammatici che nel resto del Paese, la gente dimostra più cautela.

I giovani pensano che ci siano troppe normative e valutano il danno economico maggiore rispetto a quello percepito dalle persone anziane. Inoltre, dimostrano una minore capacità di convivere con il lockdown: secondo il sondaggio, più della metà degli over 50 si è abituata alla vita quotidiana in casa, imposta dalla situazione pandemica, e descrive l’«home office» come «normale».

Solo il 38% dei minori di 34 anni vive le misure anti-Covd come una normale vita quotidiana. Il gruppo di coloro che non si sentono particolarmente bene o che sono già arrivati al limite di sopportazione è altrettanto numeroso.