Svizzera Reati sessuali, approvata la soluzione «no significa no, plus»

fc, ats

7.3.2023 - 11:06

Il relatore commissionale Carlo Sommaruga (PS/GE)
Il relatore commissionale Carlo Sommaruga (PS/GE)
Keystone

Approvando oggi una proposta di compromesso, definita da Lisa Mazzone (Verdi/GE) «no significa no, plus», il Consiglio degli Stati ha compiuto un importante passo avanti in vista dell'adozione della revisione del diritto penale in materia sessuale.

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Le due camere si sono fin qui opposte sull'aspetto centrale del dossier, ossia sulla definizione di consenso: «no significa no», a cui si oppone «soltanto sì significa sì».

La formulazione del consenso esplicito ("solo sì significa sì") votata dal Consiglio nazionale in dicembre «non è compatibile con i principi probatori della procedura penale e non permette di determinare adeguatamente sotto il profilo penale la condizione del vizio del consenso», ha spiegato il relatore commissionale Carlo Sommaruga (PS/GE).

Tenendo conto delle preoccupazioni della Camera del popolo, i «senatori» hanno quindi completato il Codice penale per considerare anche lo stato di shock, o cosiddetto «freezing» (art. 189 aggressione sessuale e art. 190 violenza carnale con l'aggiunta di «...oppure a tale scopo sfrutta lo stato di shock di una persona").

Su un altro aspetto riguardante il reato di violenza carnale, gli Stati si sono allineati alla Camera del popolo stralciando, con 26 voti contro 13, la possibilità di infliggere una pena pecuniaria nella fattispecie di base.

Aumentare la pena detentiva per violenza carnale qualificata

Con 20 voti contro 19, i «senatori» non hanno invece voluto seguire il Nazionale, che vuole aumentare la pena detentiva minima a due anni per la violenza carnale qualificata. Con questo aumento verrebbe di fatto esclusa la condizionale.

Durante il dibattito, Lisa Mazzone ha chiesto di non escludere la possibilità di infliggere pene sospese. A suo dire c'è il rischio che la vittima rinunci a sporgere denuncia se l'autore del reato viene automaticamente condannato a una pena detentiva da espiare.

Gli Stati hanno poi confermato che solo le persone colpevoli di abusi sessuali su bambini di età inferiore ai 12 anni devono essere perseguibili per tutta la vita. No quindi all'innalzamento di questo limite d'età a 16 anni come voluto dal Consiglio nazionale.

Il dossier torna al Consiglio nazionale.