DiscriminazioneDove si trovano in Svizzera le strade con nomi di donne?
Gil Bieler
24.8.2020
In fatto di nomi di strade, non si può assolutamente parlare di parità in Svizzera. Un’indagine condotta da diverse città elvetiche dimostra che vie, strade e piazze portano raramente nomi di donne.
Mumbai supera le città svizzere in fatto di parità? Qualche giorno fa, la metropoli indiana ha dato l’esempio per una maggiore visibilità delle donne nello spazio pubblico: la città di 12 milioni di abitanti ha installato i primi semafori in cui l’omino rosso e l’omino verde sono stati rimpiazzati da figure femminili.
In Svizzera, i luoghi pubblici sono nettamente dominati da uomini. E ciò non si limita unicamente agli omini dei semafori: quando a gennaio la città di Ginevra ha femminilizzato ben 250 cartelli stradali, l’evento ha suscitato scalpore in tutto il Paese.
If you’ve passed by Dadar, you’d see something that will make you feel proud. @mybmcWardGN is ensuring gender equality with a simple idea- the signals now have women too! pic.twitter.com/8X0vJR8hvQ
Anche per quanto riguarda i nomi delle strade l’altra metà del cielo è rappresentata davvero troppo poco, come dimostra un’inchiesta condotta in diverse città svizzere. In effetti, malgrado le donne costituiscano, secondo l’Ufficio federale di statistica, il 50,4% della popolazione, un numero nettamente più elevato di strade a Zurigo, Berna, San Gallo e Basilea portano ancora nomi maschili. Ma le cose stanno cambiando.
Berna: «Le donne sono chiaramente sottorappresentate»
Cominciamo dalla capitale federale. Interpellato da «Bluewin», il servizio municipale di geo-informazione indica 23 vie, strade e piazze che portano il nome di donne famose: la lista va dalla A per Apgarweg (in omaggio a Virginia Apgar, che ha sviluppato il sistema di valutazione della salute dei neonati) a Wildermettweg (in omaggio a Maria Margaretha von Wildermett, istitutrice della zarina russa Alexandra), passando per Seilerstrasse (in omaggio a Anna Seiler, fondatrice dell’Ospedale universitario di Berna).
Invece ben 150 strade portano nomi di uomini, mentre circa una cinquantina rendono omaggio ad altre persone (lignaggi, confraternite, etc.). In altre parole, lo squilibrio è lampante.
Per il consigliere municipale della città di Berna, è un dato di fatto: «Le donne sono chiaramente sotto-rappresentate per quanto riguarda i nomi di strade che rendono omaggio a personalità celebri.» In futuro quindi si dovranno prediligere nomi femminili. In questo senso, il consigliere sostiene una domanda, formulata tramite una mozione, da Regula Bühlmann, membro dei Verdi.
Si è assistito di recente ad un primo passo verso una maggiore parità: in seguito allo sviluppo dell'Isola, ad aprile sono state battezzate dieci nuove strade, fra cui, quelle che portano nomi di persone, sono state attribuite esclusivamente a donne: Anna-Seiler-Allee, Mechthild-von-Seedorf-Weg, Anna-von-Krauchthal-Weg e Bela-von-Thun-Weg sono il risultato di tale decisione.
Zurigo: una cinquantina di donne celebri
Nella città di Zurigo, su circa 2500 strade, 166 rendono omaggio a uomini famosi, come per esempio l’Alfred-Escher-Strasse. Altre 45 circa portano un nome proprio maschile, come la Josefstrasse, spiega Charlotte Koch Keller della commissione di denominazione delle strade, interpellata da «Bluewin».
Invece solo una cinquantina di strade porta il nome di donne celebri (come l’Anna-Heer-Strasse, in omaggio al medico) e una quarantina di altre vie riprende un nome proprio femminile, come la Bertastrasse. Tuttavia, queste cifre sono solo indicative dato che non esistono statistiche su questo argomento.
Del resto, la prima donna ad aver dato il proprio nome ad una strada di Zurigo è Eleonore Cramer-Mylius. Secondo la «NZZ», tale nome è stato attribuito nel 1882 in omaggio alla fondazione Eleonore.
Basilea: donne da prendere maggiormente in considerazione
A Basilea 113 vie, strade e piazze portano nomi di persone, ma solo otto di queste rendono omaggio a donne. È quanto evidenzia un riepilogo effettuato per «Bluewin» dal dipartimento cantonale dei lavori pubblici e dei trasporti. Il margine di progresso in materia di parità è quindi ancora ampio.
L’ultimo omaggio, in ordine di tempo, reso ad una donna è l’Anne-Frank-Platz, battezzata in primavera. La prima donna omaggiata fu Mathilde Paravicini nel 1964, quando una strada della città prese il nome di questa pioniera dei treni per bambini. Si può citare anche Julia Gauss-Strasse (dedicata alla storica e ricercatrice) nonché Maja-Sacher-Platz (intitolata alla mecenate dell’arte).
A Basilea, i nomi di persona sono generalmente «utilizzati con una certa prudenza […], anche se bisognerebbe badare ad omaggiare di più le donne quando è possibile», come afferma il Consigliere di Stato (governo) del Canton Basilea Città in una risposta indirizzata al Gran Consiglio (parlamento).
San Gallo: progressi dagli anni Novanta
La città di San Gallo conta poco più di 1050 nomi di vie, strade e piazze, come spiega Benjamin Hartmann, incaricato di ricerca presso la direzione della pianificazione e dei lavori della città, interpellato al riguardo. Fra questi nomi, 211 sono di persona e, anche qui, c’è un evidente squilibrio: 184 uomini contro sole 20 donne.
Sette strade sono attribuite sia a donne che a uomini. «Ciò è possibile poiché la città di San Gallo impiega solo nomi di famiglia», precisa Benjamin Hartmann. La Scherrerplatz, per esempio, è stata battezzata di recente seguendo questo criterio. «Il nome viene condiviso da tre uomini – Eduard Scherrer, primo sindaco della città unificata; Heinrich Scherrer, membro del Consiglio di Stato oltre che del Consiglio Nazionale e del Consiglio degli Stati; Paul Scherrer, fisico – e una donna: Hedwig Scherrer, grafica e pittrice.»
Si stanno facendo degli sforzi per prendere maggiormente in considerazione le donne nell’attribuzione dei nomi delle strade, afferma Hartmann, aggiungendo che dagli anni Novanta, la proporzione di donne è considerevolmente aumentata.
Un premio assegnato da organizzazioni femministe
L’assenza di parità fra i sessi nei nomi delle città in Svizzera si manifesta anche nel Canton Basilea Campagna. Secondo un conteggio effettuato dal «Gruppo 14 giugno», un raggruppamento informale di associazioni femministe, in tutto il cantone una sola via porta il nome di una donna. Mentre sono ben 70 le strade che hanno nomi maschili.
Allo scopo di incitare i comuni a battezzare più strade in omaggio a donne, le organizzazioni femministe hanno creato il «Prix Promenade». Da quel momento, altre dieci strade sono state denominate in omaggio a personalità femminili del cantone. Gelterkinden, per esempio, ha reso onore alla sua prima consigliera municipale con l’Irma Gysin-Weg.
L’USTRA a favore di cartelli stradali neutri dal 2011
E cosa si può dire dei cartelli stradali?
L’Ufficio federale delle strade (USTRA) rinvia ad un’iniziativa del 2011: mentre era in corso una revisione totale dell'Ordinanza sulla segnaletica stradale, l’USTRA ha proposto che i pittogrammi sui segnali stradali siano concepiti in modo da essere neutri. L’idea tuttavia è stata respinta in fase di consultazione, come spiega Thomas Rohrbach, portavoce dell’USTRA – di conseguenza i pittogrammi sono rimasti inalterati.
«La raffigurazione di alcuni cartelli non sembra più molto attuale», ammette Thomas Rohrbach. Tuttavia le idee circa l’aspetto che dovrebbe avere la segnaletica stradale sono molto contrastanti. Il metodo attuale a livello della Confederazione sembra consistere nell'apporre pittogrammi neutri sui nuovi segnali - in particolare con «persone in slitta» o «sciatori».
Inoltre, le donne sono rappresentate anche su alcuni segnali più recenti. Per esempio, sulla segnaletica stradale che indica una zona pedonale appaiono una donna e un bambino. D'altra parte, il cartello che indica un percorso pedonale mostra, invece, un uomo con un bambino.
Al di là di tutte le considerazioni di genere, una cosa rimane immutata: «Le esigenze principali nella progettazione della segnaletica stradale sono la chiarezza e la semplicità, affinché i cartelli possano essere compresi dal maggior numero possibile di utenti della strada», sostiene Thomas Rohrbach.