Il nome di Elisabeth Kopp, prima donna ad accedere al Consiglio federale dalla creazione della Svizzera moderna nel 1848, resterà per sempre associato al cosiddetto «caso Kopp». La sua carriera finì precipitosamente sull'onda dei guai giudiziari del marito, l'avvocato Hans Kopp, sospettato di riciclaggio di denaro.
Elisabeth Kopp in una foto scattata nel suo ufficio a Zumikon (ZH) scattata il 1 ottobre 1984. Sarà un'altra telefonata, 4 anni dopo a segnarne il destino politico.
La Consigliera federale Elisabeth Kopp, al centro, annuncia le sue dimissioni per la fine di febbraio 1989 ai media della Casa federale riuniti a Berna, Svizzera, il 12 dicembre 1988, affiancata dal Vice Cancelliere Achille Casanova, a destra, e da Joerg Kistler, a sinistra, portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia.
Foto non datata di Elisabeth Kopp e di suo marito Hans W. Kopp (a sinistra).
La Consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf, a sinistra, e l'ex Consigliera federale Elisabeth Kopp, a destra, parlano prima dell'inizio della celebrazione dei «40 anni di suffragio femminile» al Bernerhof di Berna, lunedì 6 giugno 2011.
La fine della carriera politica di Elisabeth Kopp in una telefonata
Elisabeth Kopp in una foto scattata nel suo ufficio a Zumikon (ZH) scattata il 1 ottobre 1984. Sarà un'altra telefonata, 4 anni dopo a segnarne il destino politico.
La Consigliera federale Elisabeth Kopp, al centro, annuncia le sue dimissioni per la fine di febbraio 1989 ai media della Casa federale riuniti a Berna, Svizzera, il 12 dicembre 1988, affiancata dal Vice Cancelliere Achille Casanova, a destra, e da Joerg Kistler, a sinistra, portavoce del Dipartimento federale di giustizia e polizia.
Foto non datata di Elisabeth Kopp e di suo marito Hans W. Kopp (a sinistra).
La Consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf, a sinistra, e l'ex Consigliera federale Elisabeth Kopp, a destra, parlano prima dell'inizio della celebrazione dei «40 anni di suffragio femminile» al Bernerhof di Berna, lunedì 6 giugno 2011.
Elisabeth Kopp nasce il 16 dicembre 1936 in una famiglia dell'alta borghesia zurighese. Suo padre, il finanziere e giurista Max Iklé, è responsabile dell'amministrazione federale delle finanze, poi direttore della Banca nazionale svizzera (BNS). Viene però criticato per le sue simpatie per la Germania nazista.
Come molti consiglieri federali, anche Elisabeth Kopp è laureata in diritto e si è fatta politicamente le ossa nel suo cantone, prima di approdare a Berna quale consigliera nazionale (1979-1984) e poi quale consigliera federale.
S'è occupata anche di riciclaggio di denaro
La zurighese è eletta il 2 ottobre 1984, a poco meno di 15 anni dalla concessione del diritto di voto alle donne in Svizzera (53 anni dopo la Germania, 27 dopo la Francia e 26 dopo l'Italia) in sostituzione del dimissionario Rudolf Friedrich. Le viene affidato il Dipartimento di giustizia e polizia.
Come indica il Dizionario storico della Svizzera, durante il suo mandato si è occupata in particolare di politica d'asilo e degli stranieri. Oltre ad impegnarsi per la promozione dell'uguaglianza uomo-donna, Elisabeth Kopp si è anche adoperata, tra l'altro, per l'adozione di provvedimenti contro il riciclaggio di denaro.
Una telefonata fatale
Ed è quasi paradossale che sia stato proprio un caso di sospetto riciclaggio, anche se riferito al marito, ad aver interrotto bruscamente la carriera politica della prima donna nel Governo federale.
Il 27 ottobre 1988, la consigliera federale viene informata sui sospetti di riciclaggio di denaro che gravano sulla società Shakarchi Trading, della quale il marito era membro del consiglio d'amministrazione.
La ministra di giustizia e polizia telefona al coniuge consigliandogli di rassegnare le dimissioni, ciò che egli fa. Una telefonata fatale. Sotto la pressione politica e mediatica, Elisabeth Kopp il 12 dicembre 1988 annuncia di volersi ritirare dal Consiglio federale per la fine di febbraio 1989.
Istituita una CPI, il TF la scagiona
Il 31 gennaio, le Camere istituiscono sul caso una commissione parlamentare d'inchiesta (CPI). Quest'ultima, seppur biasimando il comportamento della magistrata zurighese, le riconosce d'aver diretto il suo dipartimento con competenza.
La CPI evidenzia invece le debolezze del sistema politico e le lacune nella lotta alla criminalità organizzata e al traffico internazionale di stupefacenti.
Nel 1990, il Tribunale federale proscioglie Elisabeth Kopp dall'accusa di violazione del segreto d'ufficio.
Altri guai per lei e il marito
Elisabeth Kopp ha sempre sostenuto che la telefonata al marito era giustificata, che voleva solo evitare che il nome Kopp fosse associato al riciclaggio di denaro. La zurighese ha anche criticato il ruolo svolto dalla stampa nella vicenda, così come la mancanza di collegialità del Consiglio federale e del suo partito.
Dopo aver lasciato la politica, Elisabeth Kopp continua a far parlare di sé. Nel 1991 il marito è stato condannato a un anno di reclusione con la condizionale in seguito al fallimento della società Trans K-B, sentenza che gli è valsa la perdita della patente d'avvocato.
Alla fine del 1996 i Kopp sono all'origine di una nuova polemica quando il SonntagsBlick rivela che la coppia non aveva pagato le imposte per il periodo fiscale 1995/1996, nonostante la rendita annua di quasi 200'000 franchi percepita dall'ex consigliera federale.
Dopo essere rimasta nel limbo vari anni, Elisabeth Kopp si è riaffacciata alla vita pubblica impegnandosi come conferenziera e a favore dell'adesione della Svizzera all'ONU (2002) e per l'assicurazione maternità. Su di lei è stato pure realizzato un documentario nel 2007, presentato alle Giornate del cinema di Soletta.