Governo L'equilibrio uomini-donne rimane invariato, quello delle lingue stravolto

gd, ats

7.12.2022 - 11:47

Il nuovo Consiglio federale
Il nuovo Consiglio federale
KEYSTONE

Un uomo e una donna prendono il posto di Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga in Consiglio federale. L'equilibrio di genere rimane quindi invariato nell'esecutivo.

Keystone-SDA, gd, ats

Il Consiglio federale continua a contare quattro uomini e tre donne. Albert Rösti ed Elisabeth Baume-Schneider si uniscono ad Alain Berset, Guy Parmelin, Ignazio Cassis, Karin Keller-Sutter e Viola Amherd.

Ticket femminile controverso

Lo status quo non era tuttavia scontato. L'UDC non ha fatto raccomandazioni particolari, ma tutte le donne politicamente di peso, in primo luogo Natalie Rickli (ZH), hanno velocemente rinunciato. Michèle Blöchliger (NW) ha dal canto suo mal gestito la campagna.

I socialisti hanno invece chiaramente indicato di volere un ticket tutto femminile. La scelta non ha però mancato di suscitare qualche polemica, anche all'interno dello stesso partito.

Daniel Jositsch si è proposto per una candidatura ufficiale, affermando di sentirsi vittima di una discriminazione. Lo zurighese è però rientrato nei ranghi dopo chiarimenti con il gruppo, ma ha comunque ricevuto qualche decina di voti nei due primi turni dell'elezione odierna.

Elisabeth Kopp la prima

In Svizzera, come noto, le donne hanno ricevuto diritto di voto solamente nel 1971. Le porte del Consiglio federale sono rimaste a lungo chiuse.

Nel 1984 è finalmente ora della prima assoluta, con l'elezione in governo di Elisabeth Kopp. Nel 1989 l'esecutivo torna però completamente maschile.

Il ritorno di una donna avviene nel 1993 con Ruth Dreifuss. Da allora, c'è stata sempre almeno una rappresentante femminile in Consiglio federale. Fra il 2010 e il 2011 le donne hanno persino avuto la maggioranza assoluta, con Simonetta Sommaruga che si era aggiunta a Micheline Calmy-Rey, Doris Leuthard ed Eveline Widmer-Schlumpf. Elisabeth Baume-Schneider sarà la decima «ministra» nella storia.

Le regioni svizzero-tedesche perdono la maggioranza

L'equilibrio delle lingue è invece stravolto nel governo dopo l'elezione della «senatrice» giurassiana - e francofona - Elisabeth Baume-Schneider. Le regioni svizzero-tedesche del Paese hanno perso la maggioranza in governo. È solo la seconda volta nella storia che ciò accade.

Una situazione del genere si era già verificata nel 1917 quando il ginevrino Gustave Ador sostituì il sangallese Arthur Hoffmann. In governo c'erano già Giuseppe Motta (TI), Camille Decoppet (VD) e il grigionese Felix-Louis Calonder, primo rappresentante romancio eletto in governo. Il suo seggio fu poi ripreso da un tedescofono nel 1920.

Dal 1999, la Costituzione prevede che «le diverse regioni e le componenti linguistiche del Paese devono essere equamente rappresentate». Non c'è quindi nessuna divisione aritmetica, e il Parlamento ha un certo margine di manovra.

Anche l'equilibrio tra le regioni si sposta leggermente. Zurigo perde il suo rappresentante a vantaggio della Svizzera nord-occidentale incarnato dalla neoeletta Baume-Schneider.

L'«Espace Mitteland» è rappresentato dal friborghese Alain Berset e dalla «new entry» bernese Albert Rösti. Per l'arco lemanico c'è Guy Parmelin, Ignazio Cassis per la Svizzera italiana e Karin Keller-Sutter per quella orientale. A loro si aggiunge la vallesana Viola Amherd.

Resta quindi per il momento fuori la Svizzera centrale, oltre a Zurigo. Da notare che quattro Cantoni non hanno mai avuto un consigliere federale: Uri, Svitto, Nidvaldo e Sciaffusa.