Alla luce dell'intervento militare russo in Ucraina, la Svizzera ha deciso di riprendere le sanzioni adottate dall'Unione europea (UE) il 23 e 25 febbraio. Parallelamente, Berna ha riaffermato la sua solidarietà con l'Ucraina e il suo popolo e la volontà di aiutare chi è fuggito dal Paese. Lo ha spiegato il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis davanti ai media.
Oltre a Cassis, hanno preso la parola Karin Keller-Sutter, capa del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) Viola Amherd, capa del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) e Ueli Maurer, capo del Dipartimento federale delle finanze (DFF).
Il fatto che ci siano ben quattro consiglieri federali per la comunicazione di una decisione governativa è molto inusuale.
Cassis apre la conferenza stampa in modo deciso e senza tanti fronzoli: «77 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, stiamo vivendo di nuovo una guerra in Europa. L'attacco della Russia all'Ucraina è un'aggressione alla sovranità, alla libertà, alla democrazia e alla popolazione civile di una Paese sovrano.
L'invasione non è accettabile dal punto di vista del diritto internazionale e poi «È politicamente e moralmente inaccettabile».
«Fare il gioco dell'aggressore non è compatibile con la neutralità»
La Svizzera si è impegnata a rispettare i principi umanitari e non può restare a guardare mentre questi vengono calpestati, ha proseguito Cassis, precisando che ciò non cambia la volontà elvetica di contribuire a trovare delle soluzioni.
«Gli Stati che rispettano il diritto internazionale e sostengono i diritti umani devono poter contare sulla Svizzera. Fare il gioco dell’aggressore non è compatibile con la nostra neutralità», ha sottolineato il ticinese, ammettendo che quello odierno è un passo che il Governo non compie alla leggera.
Il fatto che la Svizzera continui a proporsi come mediatore finora non ha cambiato nulla. Le sanzioni sono destinate a convincere la Russia a tornare al tavolo dei negoziati.
Questo è un passo unico della Svizzera, dice Cassis. In un primo momento, è stato impedito che la Svizzera fosse usata impropriamente come porto di rifugio per le sanzioni dell'UE. «Oggi facciamo un passo avanti decisivo». Un passo che è stato esaminato attentamente.
Putin e i suoi sanzionati
Alla luce dell'intervento militare russo in Ucraina, spiega poi il presidente della Confederazione, la Svizzera ha deciso di riprendere le sanzioni adottate dall'Unione europea il 23 e 25 febbraio.
I beni di una serie di persone e società sono bloccati con effetto immediato e vengono adottate subito una serie di sanzioni finanziarie contro il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro Mikhail Mishustin e il ministro degli esteri Sergey Lavrov.
«La Svizzera è al fianco dell'Ucraina e del suo popolo»
Cassis ha affermato che la Svizzera è con il popolo ucraino e che sta dalla parte dell'Ucraina. Ha aggiunto d'aver assicurato solidarietà al presidente ucraino Zelensky in una telefonata domenica. La Svizzera sostiene la Croce Rossa e il corpo di soccorso.
Tutti i dipartimenti hanno lavorato intensamente sulle sanzioni, ha detto Cassis.
Maurer: «L'integrità del mercato svizzero garantito»
La Svizzera riprende tutte le misure decise dall'UE nei confronti di Mosca, «senza eccezioni», ha tenuto a rilevare dal canto suo il ministro delle finanze Ueli Maurer.
I beni di coloro che figurano nelle liste stilate da Bruxelles sono immediatamente congelati, ha aggiunto, precisando che queste persone non potranno aprire nuovi conti in Svizzera.
L'ordinanza del Consiglio federale sarà rivista di nuovo in settimana, non appena i dettagli delle misure europee saranno noti. La Svizzera sosterrà la decisione riguardo al sistema di pagamento Swift e farà in modo che non venga aggirata, ha precisato Maurer, affermando che la Confederazione intende continuare ad essere una piazza finanziaria trasparente e che quest'ultima non è direttamente colpita dalle sanzioni.
Oltre a queste misure, viene esteso alle regioni ucraine di Donetsk e Lugansk, che non sono più sotto il controllo del governo ucraino, il divieto di importazione, esportazione e investimento nei confronti della Crimea e della città di Sebastopoli in vigore dal 2014.
I contenuti del pacchetto
Gli investimenti diretti dalla Russia in Svizzera sono minimi, ha detto Maurer, rappresentando solo l'1 per cento. Gli investimenti svizzeri in Russia non sono molto più significativi, secondo il ministro delle finanze. Inoltre, meno del 2% degli attivi della Banca Nazionale Russa sono in Svizzera.
La piazza finanziaria svizzera non è quindi direttamente interessata, giudica il consigliere federale Maurer. Gli elementi specifici: il primo pacchetto include i beni delle persone elencate che saranno congelati immediatamente. Non potranno più disporre di questi beni. Non appena il Consiglio federale conoscerà il secondo e il terzo pacchetto UE, li adotterà e li adatterà.
Cinque oligarchi non possono venire in Svizzera
L'Esecutivo ha anche deciso di sospendere parzialmente l'accordo del 2009 sulla facilitazione del rilascio del visto per i russi, che siano essi funzionari o uomini d'affari.
Per consentire alla Svizzera di fornire i suoi buoni uffici portando avanti colloqui e negoziati per la risoluzione del conflitto, i titolari di un passaporto diplomatico potranno comunque continuare a entrare nella Confederazione senza visto.
Oltre a ciò sarà vietato l'ingresso a diverse personalità che hanno un legame con la Svizzera e sono vicine al presidente russo. Si tratta di cinque persone russe o ucraine vicine a Putin, ha precisato la ministra di giustizia e polizia Karin Keller-Sutter, senza tuttavia fornire i loro nomi, rispettando così il diritto della personalità. Hanno stretti legami con la Svizzera, in particolare attraverso le loro aziende, ma non hanno permessi di soggiorno, ha puntualizzato la consigliera federale.
Karin Keller-Sutter: «Non ci vuole un visto per venire in Svizzera»
La Svizzera non abbandona la popolazione dell'Ucraina. Agisce in armonia con gli Stati Schengen. Fino a ieri, domenica, 250.000 persone erano entrate in Polonia. Oggi si sono aggiunte 70.000 persone. Solo pochi di loro hanno chiesto asilo. Le persone cercano solo una protezione temporanea, non vogliono stabilirsi altrove.
Le persone provenienti dall'Ucraina non hanno bisogno di un visto nell'area Schengen. Possono rimanere nell'area Schengen per 90 giorni se hanno un passaporto biometrico. Attualmente, queste persone possono entrare anche senza passaporto.
Secondo Keller-Sutter, la domanda è cosa succederà dopo i 90 giorni. Nei paesi di Schengen sono in corso colloqui sullo status di protezione dei rifugiati ucraini, aggiungendo che una soluzione sarebbe quella di concedere loro uno statuto «S», creato dopo i conflitti nei Balcani. Mai utilizzato finora, offre al suo titolare una protezione temporanea.
Amherd: «L'attacco russo è una svolta»
La ministra della difesa Viola Amherd ha infine parlato dell'invasione russa come di una svolta nella politica di sicurezza, che solleva importanti domande sulla situazione in Europa.
L'attenzione si è concentrata sugli effetti della guerra e su come questa possa influenzare la Svizzera. Il Comitato per la sicurezza del Consiglio federale ha lavorato intensamente per anticipare le possibili conseguenze. Questo lavoro si è svolto sotto una forte pressione. Le parole chiave, secondo la responsabile del Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DPPS), sono sicurezza energetica, movimenti di rifugiati, ma anche influenza e attacchi informatici.
La protezione delle frontiere esterne dell'UE è presa sul serio, spiega Amherd. C'è il pericolo che le persone con cattive intenzioni beneficino anche di frontiere più aperte. Per questo motivo la protezione delle frontiere viene rafforzata, ha spiegato.
L'esercito fornisce aiuto medico
In questi giorni la Svizzera invierà circa 25 tonnellate di aiuti umanitari per un valore di otto milioni di franchi verso la Polonia. Il DDPS mette a disposizione medicamenti e materiale medico di prima necessità provenienti dalla farmacia dell'esercito.
Gli aiuti sono destinati alla popolazione ucraina che si trova nel suo Paese e in quelli confinanti. La consegna sarà coordinata dal Corpo svizzero di aiuto umanitario.
L'esercito fornirà altri beni, così come fino a 10 specialisti di crisi all'ambasciata di Kiev. Il servizio di intelligence sta monitorando la situazione, soprattutto per quanto riguarda i possibili attacchi informatici. L'aviazione sta mettendo in sicurezza lo spazio aereo, ha detto Amherd, aggiungendo che potrebbe sorgere la questione dei sorvoli.
«Il conflitto armato rimane una realtà»
L'esercito ha fatto i conti con la possibilità di un conflitto armato. Ecco perché la capacità di difesa della Svizzera è importante, secondo Amherd. La rinuncia alla violenza, il rispetto delle regole internazionali e l'autodeterminazione sono valori importanti per la Svizzera.
Chiusura dello spazio aereo
Cassis riprende velocemente la parola per spiegare come il Consiglio federale ha deciso di chiudere lo spazio aereo svizzero a tutti i velivoli appartenenti o gestiti da cittadini russi.
I voli di salvataggio e di rimpatrio sono stati esclusi da questo divieto. Anche i voli diplomatici non sono interessati. La chiusura è in vigore dalle 15h00 di questo lunedì pomeriggio, ma, ha precisato Cassis, non ci sono stati voli oggi che sarebbero stati toccati da una tale sanzione.
Sessione delle Camere aperta con un minuto di silenzio
In apertura della sessione primaverile delle Camere federali, il Consiglio nazionale ha osservato un minuto di silenzio in solidarietà con l'Ucraina.
La presidente della Camera del popolo Irène Kälin (Verdi/AG) ha chiesto ai parlamentari di «aprire le braccia e il cuore» al popolo ucraino. La Russia calpesta il diritto democratico, ha aggiunto.
Colloqui avviati in Bielorussia
Grande attesa intanto oggi, lunedì, nella città bielorussa di Gomel dove a inizio pomeriggio hanno preso avvio dei colloqui tra i rappresentanti di Kiev e di Mosca.
L'Ucraina chiede il «cessate il fuoco immediato» e il ritiro delle truppe russe. L'ONU rende noto il bilancio dei civili uccisi, ma teme che «I numeri effettivi sono considerevolmente più alti».