«Vivere con il virus» «Ho l’impressione che le persone siano sempre più nervose»

Tobias Bühlmann

23.4.2020

Per il momento, l’attrice Anna Hofmann non può andare in scena.
Per il momento, l’attrice Anna Hofmann non può andare in scena.
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Il coronavirus impone a tutti una diversa quotidianità. Ma come adattarsi a questa nuova vita? «Bluewin» vi propone una serie di articoli nei quali, per una settimana, darà la parola, ogni giorno, ad un personaggio diverso. Oggi, incontriamo l'attrice Anna Hofmann.

«Sono un'attrice e faccio parte della compagnia del teatro Neumarkt di Zurigo. Avevamo una prima prevista il 2 aprile. Volevamo portare in scena "Nouvelle Nahda", una coproduzione realizzata con Station Beirut, un istituto culturale libanese.

A febbraio abbiamo trascorso una settimana con la compagnia a Beirut, dove abbiamo analizzato in profondità i concetti di rivoluzione e di rinascita. Il viaggio era già previsto da un po' di tempo, ma poi nell’ottobre scorso in Libano sono scoppiate delle proteste di massa. Un’artista di Beirut è rientrata con noi a Zurigo direttamente dopo il nostro soggiorno a febbraio. Anche altri dovevano raggiungerci, ma ciò non è più avvenuto, a causa dell’isolamento.

A proposito di Anna Hofmann
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Anna Hofmann (29 anni) è attrice e artista scenica al Theater Neumarkt. Vive a Zurigo da sei anni. Ha lasciato Vienna per la Svizzera nel 2014 per proseguire negli studi di teatro e arte drammatica alla Zurich University of the Arts. Anna Hofmann è nata e cresciuta ad Amburgo.

La sospensione dell’attività teatrale è stato un processo lento. Sono andata ancora in scena con alcune rappresentazioni fino all’inizio di marzo e il pubblico era sempre più ridotto. Quando una volta abbiamo recitato davanti a sette persone, ho compreso che non sarebbe andata avanti così ancora a lungo.

E ho anche dedotto che non saremmo più partiti per il Libano. Avevamo infatti previsto di presentare la produzione anche a Beirut. Ma è stato soltanto venerdì 13 marzo, quando tutto è cambiato, che abbiamo parlato apertamente a teatro della sospensione dell’attività e di ciò che questo significa per noi.

«L'immediatezza, gli incontri a teatro, sono cose incredibilmente belle»

Al posto di andare in scena, abbiamo condiviso un post online la sera dell'anteprima, con testi e immagini che il pubblico può visionare a suo piacimento. In contemporanea al post, c’è stata una diretta streaming con una discussione tra artisti. Ognuno da casa propria, abbiamo parlato attraverso i nostri computer di ciò che questo stop significa per noi come artisti e lavoratori culturali.

Ma dopo quest’anteprima virtuale, ho sentito improvvisamente una grande tristezza. Perché normalmente festeggiamo l’anteprima a teatro con una grande festa. Beviamo un bicchiere insieme, ci abbracciamo. Invece, dopo l’anteprima online, sono rimasta sola davanti al computer. Ho perso ogni gioia e mi sono detta che non era normale. Perché questa immediatezza, gli incontri a teatro, sono cose incredibilmente belle.

Quando il teatro è in pausa, Anna Hofmann ama viaggiare, ma al momento, non è possibile.
Quando il teatro è in pausa, Anna Hofmann ama viaggiare, ma al momento, non è possibile.
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In realtà, quando le cose deviano improvvisamente dal loro corso pianificato, trovo la cosa appassionante. Quando le cose vanno male, si stimola la mia immaginazione. Mi sono detta: "Bene, cominciamo prendendo un po’ le distanze."

«Anche io sono stata in quarantena, perché temevo di essere stata infettata»

Non sono cinica nei confronti di tutto questo. Abbiamo infatti avuto un caso di COVID-19 a teatro. E poi ho visto che anche persone più giovani che non hanno malattie pregresse possono ammalarsi gravemente. Anche io sono stata in quarantena, perché temevo di essere stata infettata. Ma in seguito, ho potuto fare un test che ha dato esito negativo.

Non è possibile ridimensionare la situazione, considerando che alcune persone muoiono soltanto a causa del virus. Cerco anche di prepararmi all'eventualità che alcuni dei miei parenti anziani possano ammalarsi e io non possa più andare a trovarli. In ogni caso la mia famiglia vive ad Amburgo,  quindi adesso non potrei proprio raggiungerli. Qualche giorno fa, mia nonna, a cui sono molto vicina, mi ha inviato il suo testamento.

Per il momento non sono ancora troppo impaziente, il tempo passa veloce per me. Non faccio molto, ma i giorni trascorrono molto rapidamente. Tuttavia mi accorgo che nel mio ambiente si diffonde l’impazienza. Ho l’impressione che le persone siano sempre più nervose.

Credo che molti prendano adesso coscienza dei propri problemi perché i loro pensieri si esprimono più forte. Fino ad ora, potevamo metterli da parte lavorando, lavorando, lavorando e uscendo. Bastava mettere tutto il dolore in sordina.

È una cosa che noto anche a casa, vedo che alcune faccende mi occupano di più e ci sono cose che mi vengono in mente in maniera netta. Ovviamente mi chiedo anche cosa succederà a teatro. Ma in fin dei conti, non sappiamo nulla, cerco di accettarlo.»

La Serie «Vivere con il virus»

Come vive la Svizzera in tempo di coronavirus? Per una settimana, «Bluewin» dà ogni giorno la parola ad una persona diversa, in una serie di articoli dedicati alla loro nuova vita quotidiana. Queste persone svolgono professioni completamente diverse, per fornire una vasta panoramica su vite differenti.

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