PoliticaI principali punti di attrito nell’accordo con l’UE
Di Julia Käser
12.10.2020
Dopo il «No» all’iniziativa per la limitazione, espresso due settimane fa, l’accordo quadro europeo è ora oggetto di controversia. In Svizzera, persistono critiche intorno al progetto di accordo istituzionale – ma l’Unione europea non vuole più negoziare. Ecco una panoramica della situazione.
Il «No» categorico all’iniziativa per la limitazione è un «Sì» netto alla via bilaterale con l’UE. Il Consiglio federale, però, ha poco tempo per riflettere poiché adesso l’accordo quadro con l’Unione europea è tornato al primo posto tra le sue priorità. Ecco, riassunti, i punti principali.
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Quali sfide deve affrontare il Consiglio federale?
Poiché l'idea era di attendere l'esito del voto sull'iniziativa per la limitazione, ultimamente c'è stata una certa riluttanza ad avanzare richieste da parte dell'UE. Si può presumere che questo periodo di grazia sia terminato. Il Consiglio federale vuole riprendere a breve i negoziati con l’UE - ma per l’UE questi sono già conclusi, come ha lasciato intendere la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Tuttavia, per il governo, le pressioni intorno all'accordo quadro non provengono solo dalla Commissione europea, poiché si trova ad dover far fronte anche a molte rivendicazioni interne. Voci critiche si levano sia da destra sia da sinistra. Sono necessari chiarimenti in particolare per quanto riguarda la protezione dei salari, ma anche sulla questione degli aiuti di Stato e la direttiva relativa al diritto dei cittadini dell’Unione.
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Il nodo della protezione salariale
Nell'ambito dell’accordo siglato con l’Unione europea sulla libera circolazione delle persone, nel 2004, sono state introdotte delle misure di accompagnamento che mirano a garantire il rispetto delle condizioni minime di lavoro e di retribuzione. Tra le altre cose, all'UE non piace la regola degli otto giorni che impone alle società straniere di registrarsi in Svizzera almeno otto giorni prima dell'inizio dell'attività. Ciò impedirebbe che i salari svizzeri scendano al livello europeo.
L'UE invita la Svizzera ad adottare le sue linee guida in materia di protezione dei salari, cosa a cui i sindacati elvetici, in particolare, si oppongono con forza. Tuttavia il PS ha anche dichiarato, sin dall’inizio, che il livello della retribuzione in vigore in Svizzera doveva essere mantenuto, con o senza accordo quadro.
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In cosa consiste realmente la direttiva relativa al diritto dei cittadini dell'Unione europea?
La direttiva relativa al diritto dei cittadini dell’Unione disciplina il diritto di ingresso, uscita e soggiorno dei cittadini dell'UE e, benché non venga menzionata nel progetto di accordo, è diventata un punto centrale di disaccordo. In passato, infatti, l’UE non ha nascosto di aspettarsi che la Svizzera adottasse questa direttiva. Tuttavia il Consiglio federale vi si è sempre opposto.
La libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’UE è disciplinata dall’accordo sulla libera circolazione delle persone raggiunto nel 1999. Sotto diversi aspetti, questo accordo non si spinge tanto lontano quanto la direttiva sul diritto dei cittadini dell'Unione, ad esempio per quanto riguarda il diritto alla parità di trattamento per le persone senza attività lucrativa. Diversi partiti non amano l’idea che i cittadini dell’UE abbiano diritto agli aiuti sociali svizzeri. La presidente del PLR, Petra Gössi, avverte sul quotidiano «NZZ»: «Nessuno desidera acconsentire ad un’immigrazione diretta nel sistema di aiuti sociali.» Per evitare questo, sono necessarie solide garanzie, ha sottolineato.
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Perché gli aiuti di Stato trovano resistenza?
Diversamente dalla Svizzera, l’UE dispone di una legislazione in materia di aiuti di Stato che prevede il divieto di trasferimento di sovvenzioni statali alle imprese, nel caso in cui ciò falsi la concorrenza. Oltre ai versamenti diretti, gli aiuti riguardano, ad esempio, l'assegnazione di terreni, garanzie o vantaggi fiscali. L’UE esige che venga adottata anche in Svizzera una regolamentazione in materia di monitoraggio e di un’eventuale eliminazione dei sussidi pubblici.
Si tratta di una spina nel fianco per i Cantoni, secondo i quali non è accettabile che le normative europee in materia di aiuti di Stato abbiano ripercussioni su settori in cui la Svizzera non ha un accesso garantito contrattualmente al mercato interno europeo. Anche l'Associazione svizzera degli inquilini lancia l'allarme, dato che, oggi, in Svizzera, una gran parte della popolazione riceve un sostegno finanziario per l'alloggio.
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Quali sono i partiti favorevoli all'accordo? E quali quelli contrari?
L’UDC si oppone e mette in guardia contro il fatto che l’esito della votazione sull’iniziativa per la limitazione venga interpretato come un «Sì» all’accordo quadro. «Dal punto di vista dell’UDC, l’accordo deve essere nettamente respinto poiché mina l’indipendenza della Svizzera», sostiene la segretaria generale del partito Andrea Sommer. Il partito ritiene anche che la democrazia diretta e il federalismo siano in pericolo.
Il PVL ritiene che gli obiettivi principali delle negoziazioni siano stati raggiunti. «L’accordo quadro nella sua forma attuale rafforza la posizione della Svizzera come centro economico e di ricerca», afferma il segretario generale, Michael Köpfli. Il partito, però, esprime anche una richiesta: che il Consiglio federale invii l'accordo in Parlamento per una consultazione entro la fine dell'anno.
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Cosa dicono gli altri partiti?
Il PLR, il PPD e i Verdi concedono tutti un «Sì condizionato» all’accordo quadro. Secondo il PLR, il concordato crea una protezione giuridica e garantisce la continuazione della via bilaterale. Nonostante ciò anche i radicali esprimono delle riserve riguardo ai tre punti controversi. Come il PS, i Verdi insistono affinché venga garantita la protezione dei salari. Possono accettare l'accordo quadro solo a patto che ci siano progressi in questo ambito e chiarimenti sugli aiuti di Stato.
Anche il PPD dà il suo appoggio in linea di principio ma esprime delle riserve sul tema della ripresa dinamica del diritto. «Bisogna creare una base giuridica che conferisca al Parlamento svizzero e alla popolazione svizzera il diritto di una precoce codeterminazione», afferma il portavoce del partito Michaël Girod.
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Cosa pensano del progetto di accordo le controparti sociali?
Se i partiti hanno qualcosa da dire sul progetto nella sua forma attuale, anche le parti sociali sono scettiche. L’Unione padronale chiede al Consiglio federale di portare le obiezioni interne a Bruxelles e mette anche l’accento sulla protezione dei salari.
L’Unione sindacale svizzera (USS) ha un’opinione più netta. «L’USS rifiuta un accordo quadro che minaccia la protezione salariale autonoma e il servizio pubblico. L’accordo nella sua forma attuale deve essere rinegoziato», è quanto ha dichiarato Pierre-Yves Maillard, presidente dell’USS.
Accordo quadro: di cosa si tratta?
Da più di dieci anni l'Unione europea tenta di raggiungere un'intesa che darebbe un quadro ai cinque accordi di accesso al mercato raggiunti con la Svizzera e ad altri eventuali in futuro. Un progetto di accordo è pronto dal 2018. L'anno scorso il Consiglio federale l'ha messo in consultazione e ha poi deciso di chiarire alcuni punti del progetto.