Politica«Il Covid-19 lo dimostra: se c’è la volontà, possiamo spostare le montagne»
Anna Kappeler e Julia Käser
30.1.2021
Mattea Meyer e Cédric Wermuth guidano il PS da ormai cento giorni. In un’intervista, raccontano perché hanno ricevuto e-mail da elettori delusi del PLR e dove il Consiglio federale ha fallito nella lotta alla pandemia.
Signora Meyer, Signor Wermuth, siete sostenitori della posizione secondo cui «la sinistra è la sinistra». Questo risoluto corso di sinistra è davvero efficace?
Mattea Meyer: Siamo orgogliosi di essere un partito di sinistra, non dobbiamo nasconderlo. Il socialismo mette al centro le persone, non il profitto di pochi. La crisi originata dalla pandemia acuisce la disparità tra ricchi e poveri. Nell’ultimo anno, la famiglia Blocher ha guadagnato 3 miliardi di franchi; contemporaneamente, la Caritas deve assistere il doppio delle persone colpite dalla povertà rispetto a un anno normale. Come socialista, richiamo l’attenzione su queste ingiustizie. Se le persone ci etichettano come sinistra per questo, d’accordo.
L'intervistata
Screenshot
Mattea Meyer (ZH) siede nel Consiglio nazionale per il PS dal 2015. Fino al 2019, la studiosa di geografia economica è stata co-presidente del PS Winterthur. Tra il 2009 e il 2013, ha rivestito la carica di vicepresidente di Giso Svizzera.
Nel 2021, non esistono più i proletari in senso stretto. Come si articola attualmente la vostra ideologia?
Cédric Wermuth: L’idea che, in passato, il socialsimo abbia rappresentato prevalentemente gli interessi dei proletari di sesso maschile è scorretta. Il PS è il partito impegnato da decenni a favore dei diritti delle donne e, in generale, dello sviluppo della democrazia. La crisi innescata dalla pandemia mostra come centinaia di migliaia di persone siano costrette a vivere in condizioni di lavoro precarie. Non importa se vogliamo definirli ancora proletari o meno. Ciò che conta è che il PS è dalla parte dei lavoratori che non sono sufficientemente tutelati e non possono contare su alcuna lobby.
Meyer: La crisi rende evidente quante persone siano costrette a vivere alla giornata. Mi preoccupa che, dopo un anno, non siamo ancora riusciti a trovare maggioranze politiche per tutelare la loro sussistenza economica.
Vi adoperate in maniera sorprendentemente evidente per le PMI. Il virus vi ha distolti dalla rotta di sinistra e avvicinati al centro?
Meyer: Perché il nostro impegno a favore della conservazione dei posti di lavoro dovrebbe essere sorprendente? Il PLR, il PPD e l’UDC, i partiti presumibilmente a favore degli artigiani, promuovono una politica rivolta in primis alle grandi aziende e alla piazza finanziaria, non al commercio. Da un anno a questa parte, centinaia di migliaia di persone che si sono svenate e hanno utilizzato i propri risparmi per aprire, ad esempio, un’agenzia viaggi, vedono sfumare il lavoro di un vita, in maniera del tutto immeritata. Dall’inizio della crisi, ci impegniamo insieme agli interessati per salvaguardare la loro esistenza. Ho ricevuto centinaia di e-mail da commercianti ed elettori delusi del PLR. Si lamentano amaramente di essere stati lasciati soli dai cosiddetti partiti favorevoli alle imprese.
Sotto la vostra guida, il PS farà concorrenza all’UDC, diventando quindi il nuovo partito degli artigiani?
Wermuth: Non pensiamo alle categorie in cui rientrano i nostri elettori e le nostre elettrici, né a cosa potremmo fare concretamente perché ci votino. Cerchiamo invece di trovare risposte a problemi reali; in breve, cerchiamo di fare ciò che è giusto, anche se talvolta lo scopriamo solo a posteriori.
Meyer: Sono rimasta scioccata da quanto siano distanti dall’economia alcuni rappresentanti del Consiglio federale che dovrebbero presumibilmente essere vicini alle imprese.
L'intervistato
Screenshot
Cédric Wermuth (AG) è membro del Consiglio nazionale dal 2011. Dal 2008 al 2011, il consulente di strategia e comunicazione ha diretto Giso Svizzera.
A proposito del Consiglio federale, la Svizzera ha reagito lentamente e con titubanza alla crisi pandemica rispetto agli altri Paesi. L’anno scorso, il PS ha assunto la guida in questo senso insieme alla Presidente Sommaruga e al Ministro della sanità Berset. Il vostro partito ha fallito?
Meyer: La maggioranza del Consiglio federale non è di sinistra, ma si compone piuttosto di due membri del PLR e due dell’UDC. Pertanto, non è facile prevalere su questa maggioranza.
Quindi?
Meyer: Naturalmente, anche l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) competente ha commesso errori. Lo stesso Alain Berset ha riconosciuto che comunicare che le mascherine non fossero particolarmente utili, quando ora bisogna indossarle ovunque, non sia stata una mossa intelligente. Di sicuro, ciò non ha creato fiducia. Tutti viviamo questa pandemia per la prima volta. È decisivo assumersi le proprie responsabilità, ammettere gli errori e correggerli. Alain Berset ha continuato a farlo, mentre non ho sentito l’ala borghese ammettere i propri errori in materia di aiuti economici.
Wermuth: Nelle situazioni di crisi, è possibile che vengano prese decisioni sbagliate, dunque non voglio rimproverare nessuno, nemmeno i politici borghesi. Tuttavia, sono rimasto scioccato dal rifiuto di assumersi le proprie responsabilità. Tra l’estate e l’inverno, siamo tornati a sederci in Parlamento e, semplicemente, non ci siamo preparati alla seconda ondata perché la maggioranza non ha voluto fare nulla. Come cittadino di questo Paese, sono deluso dal fatto che la responsabilità sia stata scaricata sulle persone che lottano al fronte, negli ospedali e nei centri per anziani.
Meyer: La promessa di non abbandonare nessuno in questo Paese deve essere mantenuta. Le misure sanitarie devono sempre procedere in parallelo con misure di sostegno all’economia.
E chi paga tutto questo?
Meyer: Innanzitutto, non fare nulla diventa costoso a lungo andare, in quanto poi le aziende falliscono e le persone restano disoccupate. In secondo luogo, la Svizzera ha relativamente pochi debiti a livello internazionale. Ciononostante, ha il braccino corto. Terzo, è ipocrita che lo stesso consigliere federale dell’UDC, da un lato, non voglia destinare altri 30 miliardi di franchi alla mitigazione della crisi, ma dall’altro voglia garantire alle assicurazioni sgravi fiscali per due miliardi di franchi all’anno.
Di nuovo, chi paga a lungo andare?
Meyer: Per uscire dalla crisi a lungo termine, è necessario un piano congiunturale per le misure a favore del clima, nonché un piano nel settore sanitario. D’altra parte, possiamo finanziare queste misure grazie a un’imposta supplementare per chi ha guadagnato durante la crisi. Molti liquidano questa opzione come di sinistra. In fondo, però, l’idea è stata proposta da Jan-Egbert Sturm, consulente economico del Consiglio federale e direttore del Centro di ricerca congiunturale.
Avete rimproverato ai borghesi di aver messo in conto i morti. Non sarebbe il momento di fare appello alla leadership del secondo partito in ordine di grandezza e all’unità del Paese?
Wermuth: Un appello non serve a nulla se non ha alcuna conseguenza politica. Di fatto, stiamo attraversando una fase di crisi la cui natura è decisamente politica. Sostenere il personale sanitario o salvare le aziende sono decisioni politiche. Mi rifiuto di sollevare i responsabili dalle loro responsabilità solo per il bisogno di unità.
Durante il primo lockdown, tutti i partiti hanno sottolineato la necessità di affrontare insieme la crisi. Questo sentimento si è sgretolato. Quindi, in qualità di guide del partito, siete responsabili?
Meyer: È vero che possiamo superare la pandemia solo rimanendo uniti. Pertanto, sin dall’inizio cerchiamo soluzioni concrete e compromessi, ad esempio con l’indennità di perdita di guadagno o la sostituzione integrale del salario per i redditi bassi. Al contempo, però, non possiamo assumerci la responsabilità per i partiti borghesi che si sono tirati indietro di fronte alla necessità di risolvere la crisi. Se lo ignorassimo, abbandoneremmo la gente, proprio quello che non vogliamo fare.
Facciamo un passo avanti. Lo scorso fine settimana, i Verdi hanno presentato un piano climatico che non appare certo radicale: il punto chiave è l’impatto neutrale entro il 2040. Qual è la posizione del PS sul clima?
Wermuth: Con il loro nuovo piano climatico, i Verdi mettono in luce questioni fondamentali in relazione al nostro sistema economico e sociale. Ci fa piacere, visto che sinora eravamo i soli a preoccuparsene. Politica del clima non significa semplicemente parcheggiare tre Tesla in più davanti a casa. Si tratta fondamentalmente di considerare le conseguenze sociali e le nostre modalità di produzione. Un sistema economico è positivo solo se offre una prospettiva alle persone e integra seriamente la dimensione internazionale.
Sembra una visione armoniosa, ma è anche vero che i Verdi vi hanno sottratto elettori alle elezioni del 2019.
Wermuth: I Verdi rappresentano un partner decisivo per noi in materia di clima. Da sempre abbiamo difficoltà a causa del tentativo di mettere il PS contro i Verdi per quanto riguarda la questione climatica. L’obiettivo è quello di ridurre l’impatto climatico di questo Paese. Ogni proposta in grado di concretizzare questo obiettivo deve essere apprezzata e attuata insieme in Parlamento. Non vedo alcuna competizione.
Meyer: Naturalmente la sconfitta ha fatto male. Nel complesso, però, la sinistra si è rafforzata e questo dà i suoi frutti. Da decenni, la Svizzera ignora gli appelli degli scienziati. Questa ignoranza rispetto ai fatti scientifici emerge ora nella lotta alla pandemia e anche in relazione alla crisi climatica.
Dev’essere frustrante per la sinistra lottare da anni per il clima senza grandi risultati. E ora arriva un virus e, improvvisamente, la Svizzera può permettersi di spendere miliardi.
Meyer: Al contrario, tutto ciò mi dà speranza. Il Covid-19 lo dimostra: se c’è la volontà politica, possiamo spostare le montagne come società. Sulla base delle stesse riflessioni, dobbiamo affrontare e superare la crisi climatica.
Il PS ha perso alle elezioni del 2019, siete stati entrambi eletti alla presidenza senza scontro elettorale. Esiste comunque un dibattito a livello di contenuti all’interno del partito?
Wermuth: Eccome. Dedichiamo molte energie al dibattito politico di partito. La nuova maggioranza che si è formata in Svizzera è determinante. Il PS deve chiedersi come può contribuire più intensamente a questa maggioranza. Questo processo non ha avuto inizio il 19 ottobre 2019, bensì con lo sciopero delle donne e il movimento per il clima. I risultati del 2019 non sono stati soddisfacenti. Come partito, dobbiamo osare tornare a rappresentare posizioni fondamentali in diverse questioni. Proprio per questo, vogliamo presentare alcune proposte concrete nel corso dell’anno.
Ovvero?
Meyer: Non possiamo menzionare progetti concreti al momento, ma per noi la politica non inizia e finisce nel palazzo del governo. Vogliamo rendere il PS il luogo più entusiasmante dove discutere le questioni importanti del futuro.
Concepite il PS come un movimento piuttosto che come un partito?
Wermuth: Potremmo anche dire così. Facciamo politica insieme alle persone, non solo «per loro». Due settimane fa, ad esempio, ero accanto al personale di terra all’aeroporto e ho discusso con i collaboratori del loro lavoro precario. Da questa occasione, sono nate richieste condivise. Si tratta di collegare queste battaglie politiche con il lavoro in Parlamento.
Ormai, siete alla presidenza da 100 giorni: quali sono i vostri successi finora e quali i vostri fallimenti?
Meyer: La pandemia rende più difficile il contatto diretto per noi tanto importante. Ciononostante, siamo riusciti, ad esempio, a mantenere vivo lo scambio con le associazioni di categoria e il personale sanitario specializzato. Inoltre, abbiamo organizzato regolarmente live chat, che non esistevano prima in questa forma. Le persone hanno potuto porci direttamente le loro domande e offrirci degli spunti. Ciò rafforza la nostra politica.