Garantire a livello internazionale condizioni quadro stabili per la piazza economica, assicurare entrate fiscali e posti di lavoro in Svizzera. È quanto si propone la modifica costituzionale in votazione il 18 giugno volta ad applicare i nuovi parametri sull'imposizione delle multinazionali come stabilito da un progetto dell'OCSE/G20, cui hanno aderito circa 140 Paesi e che il Parlamento ha adottato a dicembre.
Come ricordato oggi, lunedì, davanti ai media dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter, la maggior parte degli Stati ha raggiunto un'intesa su un'aliquota minima del 15% per le società attive a livello internazionale che registrano un giro d'affari annuo di almeno 750 milioni di euro.
Se uno Stato intende mantenere un'imposizione più bassa, gli altri possono imporre un'ulteriore tassazione alle imprese assoggettate a un'aliquota inferiore.
Evitare che introiti fiscali emigrino altrove
Se la Svizzera, che non è obbligata a seguire le indicazioni dell'OCSE e del G20, ha rammentato la Keller-Sutter, non dovesse però introdurre l'imposizione minima, gli altri Stati potranno riscuotere la differenza tra l'aliquota fiscale più bassa e l'aliquota minima.
Per evitare quindi introiti fiscali emigrino verso altri lidi, ha puntualizzato la consigliera federale sangallese, la Svizzera ha tutto l'interesse ad introdurre l'aliquota minima per i grandi gruppi.
Da qui la decisione del Consiglio federale, sostenuta largamente dal parlamento, ma anche da Cantoni e Comuni, di modificare la Costituzione federale per permettere il prelievo di un'imposta integrativa per queste imprese, ha spiegato la «ministra» delle finanze, accompagnata per l'occasione dal presidente del Consiglio di Stato del Canton Zurigo, Ernst Stocker, dalla consigliera di Stato del Canton Ginevra, Nathalie Fontanet, e dal municipale di Zurigo, nonché presidente della Conferenza delle direttrici e dei direttori di finanza delle città, Daniel Leupi.
Circa 2200 società interessate
In base alle stime sono circa 200 le società elvetiche e 2000 circa le filiali di multinazionali attive in Svizzera interessate da questo modello di tassazione. Le circa 600 mila PMI e altre società operanti unicamente in Svizzera non sono interessate dalla riforma, un elemento che piace a Cantoni e Comuni che apprezzano il fatto che la riforma prenda di mira un numero preciso di aziende.
Stando alle prime stime, le maggiori entrate per le casse pubbliche potrebbero oscillare tra un miliardo e 2,5 miliardi di franchi a partire dal 2026-2027, ha aggiunto Karin Keller-Sutter, la quale ha tuttavia sottolineato la difficoltà di fare previsioni certe per gli anni seguenti.
Ripartizione tra Confederazione e cantoni
Tra gli aspetti delle legge che hanno dato adito a parecchie discussioni è stata la ripartizione di questa «manna» fra Confederazione e cantoni. Ebbene, alla fine il parlamento ha deciso, mettendo d'accordo tutti, che il 75% delle entrate spetterà ai Cantoni in cui le imprese interessate presentano un onere fiscale effettivo inferiore al 15%, mentre alla Confederazione andrà invece il 25% degli introiti fiscali. I Cantoni decideranno poi autonomamente come impiegare le entrate, tenendo adeguatamente conto dei Comuni.
Le entrate fiscali supplementari verranno poi prese in considerazione nella perequazione finanziaria. In tal modo è garantito che tutti i Cantoni possano beneficiarne, anche quelli finanziariamente deboli, ha detto Keller-Sutter. Confluisce nella perequazione finanziaria nazionale anche circa un terzo della quota spettante alla Confederazione, che destina la parte rimanente alla promozione dell'attrattiva della piazza economica svizzera, ad esempio attraverso la promozione della ricerca e misure volte a migliorare la conciliabilità tra lavoro e famiglia.
La bontà di questa chiave di ripartizione è stata sottolineata anche dai rappresentanti dei Cantoni e delle città presenti davanti ai media. Le maggiori entrate permetteranno di promuovere la piazza economia, impedendo a quelle aziende tentate dall'andarsene all'estero per pagare meno imposte di rimanere nel Paese, ha affermato Nathalie Fontanet.
Nuovi standard da applicare già dal 2024
Karin Keller-Sutter ha sottolineato quanto sia importante, specie per dare maggiore sicurezza giuridica alle grandi imprese, applicare i nuovi standard in Svizzera già a partire dal 2024, ossia in contemporanea con gli altri paesi che aderiscono all'imposizione minima.
Un sì alle urne da parte di popolo e cantoni il 18 di giugno consentirà quindi al Consiglio federale di emanare un'ordinanza transitoria che dovrebbe garantire l'applicazione della tassazione minima a partire dall'anno prossimo.
Tuttavia, ha ricordato la consigliera federale PLR, l'entrata in vigore definitiva dipenderà dai progressi dell'attuazione negli altri Stati. La legge corrispondente sarà adottata in una fase successiva.