Votazioni 3 marzo Il comitato «borghese»: «L'iniziativa sulla 13esima AVS è costosa e antisociale»

cp, ats

23.1.2024 - 11:37

Il comitato "borghese" teme ripercussioni catastrofiche sull'AVS se l'iniziativa dei sindacati venisse accettata dal popolo.
Il comitato "borghese" teme ripercussioni catastrofiche sull'AVS se l'iniziativa dei sindacati venisse accettata dal popolo.
Keystone

Un'iniziativa irresponsabile, costosa e antisociale che va assolutamente respinta. Così un comitato «borghese» definisce l'iniziativa dei sindacati per una 13esima AVS in votazione il prossimo 3 di marzo.

Stando al comitato composto di rappresentanti UDC, PLR, Centro e Verdi liberali, se accolta la proposta – che non tiene conto a loro parere dei bisogni reali dei pensionati attuali e futuri – costerebbe 5 miliardi di franchi all'anno.

Ad essere penalizzati, ha dichiarato stamane ai media il capogruppo UDC alle camere federali, Thomas Aeschi (ZG), sarebbero in particolare le giovani famiglie e quelle monoparentali. Il motivo? Per assorbire i maggiori costi per le pensioni, i datori di lavoro sarebbero obbligati ad aumentare i prelievi sui salari, mentre i consumatori verrebbero spremuti mediante un incremento dell'Iva.

No a sistema «innaffiatoio»

Stando alla consigliera agli Stati Brigitte Häberli-Koller (Centro/TG), l'iniziativa ha un difetto maggiore poiché propone il versamento di una tredicesima AVS a tutti, anche a quei pensionati che non ne hanno bisogno. Si tratta di una misura «ad innaffiatoio» che rischia di mettere finanziariamente in pericolo la più importante assicurazione sociale svizzera.

Se accolta alle urne, la proposta annullerebbe i progressi compiuti con la recente riforma (AVS21) adottata dal popolo nel 2022, che assicura il finanziamento fino al 2030 grazie a un aumento dell'IVA, oggi all'8,1%, e dell'età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni. Tale riforma garantisce l'equilibrio finanziario del primo pilastro solo fino al 2030.

Equilibrio finanziario in pericolo

Un equilibrio che viene messo in discussione dalla proposta dei sindacati, poiché causerebbe già maggiori costi per 4,2 miliardi di franchi dal 2026, somma che salirà a 5,3 miliardi nel 2033. Ciò non farà che peggiorare una situazione finanziaria già tesa – a detta della Turgoviese – cui bisognerà porre rimedio in un modo o nell'altro. Come? Mediante un innalzamento dell'IVA, che potrebbe raggiungere il 9,1%, o un aumento dei prelievi sui salari. Tutto ciò a scapito dei lavoratori e, di riflesso, dei pensionati.

Oltre a pesare sui lavoratori e sui consumatori, alla fine anche i contribuenti, ossia tutti, potrebbero venir penalizzati giacché la Confederazione finanzia già in parte le pensioni (oggi 1 miliardo di franchi), ha sottolineato il consigliere nazionale Olivier Feller (PLR/VD).

Il vodese ha fatto notare che i maggiori costi di 5 miliardi per finanziare la tredicesima AVS saranno destinati a crescere a causa del numero sempre maggiore di persone che andranno in pensione nei prossimi 10 anni (mezzo milione di persone).

I costi cresceranno da 5 a 8 miliardi a partire dal 2033. Ciò rischia di avere effetti negativi sulle riserve dell'AVS, oggi di 47 miliardi, somma equivalente al versamento delle rendite per un anno.

Risveglio doloroso

Il futuro radioso dell'AVS prospettato dai promotori dell'iniziativa rischia di trasformarsi insomma in un risveglio doloroso, stando al deputato PLR. I temuti deficit per l'AVS dovranno venir azzerati e a farne le spese sarà soprattutto la classe media con aumenti dell'IVA, dei prelievi sui salari, tutti elementi che oltre a far rincarare il lavoro incideranno sul potere d'acquisto.

La Confederazione verrà inoltre sollecitata a finanziare parte dei deficit, col pericolo che si debba tagliare su altre voci di bilancio, magari nel sociale, ha messo in guardia Feller.

Ci vogliono soluzioni mirate

Per la consigliera nazionale bernese Melanie Mettler (Verdi liberali), la proposta dei sindacati è squilibrata poiché grava eccessivamente sui lavoratori, chiamati alla cassa per garantire una tredicesima AVS che andrebbe a vantaggio anche di chi non ne ha affatto bisogno. Il patto generazionale che lega pensionati e attivi viene insomma strapazzato a vantaggio dei primi.

L'iniziativa – che, come sottolineato da diversi oratori, al momento sembra raccogliere i favori dell'elettorato – rappresenta la risposta sbagliata a un problema reale, ossia al fatto che una fetta di pensionati fa fatica ad arrivare alla fine del mese.

Un problema, hanno affermato Mettler e Häberli-Koller, cui il parlamento ha deciso di rispondere con provvedimenti mirati destinati ad innalzare le pensioni più basse. Entro la fine del 2026, il Consiglio federale si è inoltre impegnato a presentare un progetto per sostenere i pensionati più fragili garantendo il finanziamento dell'AVS per il decennio 2030-2040.

cp, ats