Covid-19 La seconda ondata provoca un’elevata sovramortalità in Svizzera

ATS

11.11.2020

Immagine d'illustrazione
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KEYSTONE/Ti-Press

La Svizzera ha registrato un numero eccezionale di morti dalla seconda metà di ottobre. L'eccesso di mortalità, secondo un'analisi di RTS Info basata sui dati dell'Ufficio federale di statistica (UST), colpisce gli anziani ed è causata dalla seconda ondata di coronavirus.

Secondo le analisi della RTS, il numero di morti nelle ultime settimane ha assunto proporzioni inabituali tra gli anziani, le prime vittime della pandemia che, in questo periodo, sta provocando effetti simili a quelli registrati la scorsa primavera.

Le stime dell'evoluzione pluriennale della situazione in questo periodo dell'anno hanno portato a prevedere, ad esempio, che durante la settimana dal 25 ottobre al 1 novembre, ci sarebbero stati un totale di 1’124 decessi tra persone con più di 65 anni. In realtà i decessi sono stati 485, vale a dire 361 in più del previsto. D'altra parte, non è stata osservata mortalità in eccesso tra le persone che hanno meno di 65 anni.

«L'aumento segue la crescita delle nuove infezioni»

Non sorprende che l'UST attribuisca questo eccesso di mortalità alla pandemia. «Come con l'arrivo della prima ondata di SARS-CoV-2, all'inizio di marzo 2020, l'aumento del numero di decessi segue la crescita delle nuove infezioni da Covid-19 con un ritardo di circa due settimane», spiega l’UST nella descrizione dei dati.

Al culmine della prima ondata, all'inizio di aprile, sono stati registrati il 46% di morti in più del previsto. E questo nonostante il semi-confinamento che aveva rallentato l'epidemia da metà marzo. A quel tempo, avevano ipotizzato gli esperti, il virus aveva reso più rapido il decesso delle persone che sarebbero comunque morte entro un periodo molto breve. Oggi non sembra più essere il caso.

«Bisogna ricordare che in Svizzera la speranza di vita è di 83 anni. Morire a 65 vuol dire 20 anni di durata di vita in meno che sono stati soppressi a causa del Covid. E questo potrebbe avere un impatto più in generale sulla speranza di vita degli svizzeri. Bisognerà tuttavia fare i calcoli a fine anno", ha specificato oggi alla RSI Philippe Wanner, direttore dell’Istituto di demografia dell’Università di Ginevra.

Cifre mai raggiunte prima 

Tali valori non sono mai stati raggiunti negli ultimi anni. La settimana più mortale prima della pandemia da SARS-CoV-2 è stata nell'inverno del 2015, quando un forte episodio influenzale ha causato il 29% di morti in più del previsto a metà febbraio. Il contesto però, ricorda la RTS, era molto diverso poiché all'epoca non erano state messe in atto misure straordinarie.

La scorsa primavera l'epidemia ha colpito soprattutto i cantoni Ticino, Ginevra e Vaud. Al momento, tuttavia, sebbene vi siano ancora differenze regionali significative, la seconda ondata si diffonde e si è diffusa in tutto il paese.

Si verificano eccessi in cinque delle sette regioni principali del paese. Per il momento solo il Nordovest (Argovia, Basilea Campagna e Città) e Zurigo non registrano un eccesso di mortalità. Le regioni piuttosto risparmiate questa primavera, come la Svizzera centrale e in particolare Svitto, registrano invece un eccesso di mortalità.

La Svizzera romanda è interessata da questo fenomeno nei cantoni di Friburgo e Vallese. Nella settimana dal 25 all'1 novembre, questi due cantoni hanno contato il doppio dei decessi rispetto a quanto previsto. Per ora il cantone di Vaud rimane nei limiti previsti, conclude l'analisi dell'RTS.

Cosa ci aspetta?

La seconda ondata sarà più letale della prima? È troppo presto per saperlo, con i numeri di ottobre 2020 che riflettono solo l'inizio della seconda ondata.

Tuttavia, alcuni indicatori sono preoccupanti. Il numero dei ricoveri ha superato quello di questa primavera: attualmente sono circa 3’800 i pazienti ricoverati rispetto ai 2’400 al culmine della prima ondata, facendo temere ulteriori morti.

Fortunatamente, la presa a carico e l'assistenza ai pazienti sono migliorati. Ciò potrebbe limitare, in parte, il numero di morti. «La grande rivoluzione è stata la scoperta che gli steroidi, in particolare il desametasone, hanno un effetto significativo e hanno ridotto la mortalità dei pazienti con Covid grave di circa il 15%», ha spiegato su Twitter il professor Thomas Agoritsas, medico presso gli ospedali universitari di Ginevra (HUG) la scorsa settimana.

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