Svizzera La Svizzera chiede ai talebani «fatti» e non solo promesse

sn, ats

10.2.2022 - 17:48

L'ambasciatore Raphael Naegeli incontra i giornalisti dopo l'incontro con i talebani, a Ginevra.
L'ambasciatore Raphael Naegeli incontra i giornalisti dopo l'incontro con i talebani, a Ginevra.
Keystone

La Svizzera si aspetta ora «fatti» dai talebani, dopo le promesse sul rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. Lo ha dichiarato l'ambasciatore Raphael Nägeli dopo i colloqui avvenuti oggi a Ginevra.

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I colloqui con 11 talebani, guidati dal ministro della salute Qalandar Ebad, sono stati «franchi» e «aperti», ha detto il capo della delegazione elvetica ad alcuni giornalisti. Pur ammettendo di non aver appreso molto di nuovo, l'ambasciatore Raphael Nägeli, capo della divisione Asia e Pacifico del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), insiste sull'importanza di questo incontro.

L'ambasciatore afgano all'ONU di Ginevra Nasir Andisha, opposto ai talebani, aveva chiesto alla Svizzera di non incontrare i rappresentanti del nuovo governo afghano. L'incontro non costituisce «né una legittimazione, né un riconoscimento» dei talebani ma è «un'opportunità per inviare messaggi», ha detto Nägeli. «Abbiamo espresso chiaramente le nostre aspettative sui diritti umani, il diritto internazionale umanitario (IHL) e la protezione della popolazione civile».

La Svizzera viene ascoltata su questi temi, ha sottolineato l'ambasciatore. «Siamo profondamente preoccupati per le notizie di rapimenti e rappresaglie contro persone associate al precedente governo», ha aggiunto l'ambasciatore. «Così come per la violenza contro gli attivisti dei diritti umani, contro le donne e contro gli intellettuali».

Milioni di aiuti

L'anno scorso la Svizzera ha finanziato un totale di 60 milioni di franchi di aiuti umanitari. Berna sostiene le attività del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), dell'ONU e delle ONG umanitarie. Per quest'anno sono previsti almeno 27 milioni di franchi. Questi aiuti non passano dallo Stato . «Abbiamo spiegato che l'aiuto deve essere consegnato secondo i principi umanitari», ha riferito Nägeli.

Dopo l'incontro odierno, il primo a questo livello, non è previsto di lanciare un dialogo più strutturato o in un formato più ampio. Le due parti rimarranno in contatto per discutere ulteriormente le questioni, ma non sono previsti altri incontri, ha insistito Nägeli.

I talebani hanno ribadito la loro promessa di accesso all'istruzione pubblica per le ragazze già dal prossimo marzo. «Ci aspettiamo che mantengano questa promessa», ha detto l'ambasciatore. «Li giudicheremo in base alle loro azioni, non alle loro parole».

«Pronti al compromesso»

L'offerta dei talebani per una possibile riapertura dell'ufficio di cooperazione a Kabul con garanzie di sicurezza non è stata accolta per il momento. «Tutto dipenderà dallo sviluppo dell'azione sul posto e dalla nostra valutazione della sicurezza. È troppo presto, non ci sono piani imminenti», secondo l'ambasciatore.

Dopo gli incontri di qualche settimana fa con diversi paesi a Oslo, i talebani cercano attivamente il riconoscimento internazionale. «Abbiamo sentito l'interesse per un dialogo con la comunità internazionale. Sanno che devono fare il primo passo e che si attendono garanzie», ha detto Nägeli. «Sembrano essere pronti al compromesso».

La delegazione talebana è arrivata a Ginevra domenica su invito dell'organizzazione umanitaria Appello di Ginevra. Oltre a questa ONG, i talebani hanno incontrato rappresentanti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e Medici Senza Frontiere (MSF).