Il politologo«La Willensnation svizzera è morta, ma il Paese funziona»
ats
23.9.2023 - 12:30
Claude Longchamp è uno dei politologi più famosi della Svizzera.
Keystone
La Willensnation elvetica, la nazione fondata sulla volontà, è morta: lo sostiene lo storico e politologo Claude Longchamp, che anche sulla scia della pandemia vede gli svizzeri sempre più propensi a pensare per sé a dividersi su temi importanti.
Keystone-SDA, ats
23.09.2023, 12:30
23.09.2023, 12:36
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Ma il paese funziona ugualmente, aggiunge. C'è innanzitutto il cosiddetto Röstigraben, il fossato fra svizzeri tedeschi e romandi.
«È ancora visibile in alcune votazioni, di recente ad esempio in relazione alle iniziative sull'immigrazione di massa e sull'espulsione di stranieri che commettono reati», spiega l'esperto in un'intervista pubblicata oggi da 20 Minuten.
«Ci sono anche differenze tipiche, ad esempio sulla questione delle sei settimane di ferie o sulla cassa malati unica».
«Le profonde spaccature in questo Paese sono altrove»
«Ma nel frattempo le profonde spaccature in questo Paese sono altrove», si dice convinto il 66enne. «Con il lupo o l'iniziativa sulle case secondarie abbiamo assistito a un forte divario tra città e campagna. E il grande tema scatenante degli ultimi anni è stato ovviamente quello delle misure Covid. Nella prima ondata abbiamo visto ancora molta solidarietà e coesione, ma in seguito il paese si è diviso in due campi: protezione assoluta e totale a tutti i costi da un lato, rifiuto totale di tutte le misure con all'insegna della libertà individuale dall'altro».
Ben più antico del Röstigraben – figlio della Prima guerra mondiale, secondo l'intervistato – è il concetto di Willensnation. «Alla fine del XIX secolo si pensava che la confessione o la lingua fossero i motori centrali dell'identità comune: ma la Svizzera ha dimostrato che una nazione con grandi differenze linguistiche e confessionali può funzionare se esiste una forte volontà comune».
«La nazione fondata sulla volontà è però morta»
«La nazione fondata sulla volontà è però morta», sostiene Longchamp. La Svizzera è caratterizzata dall'individualismo: al più tardi ce lo ha dimostrato il Covid. Siamo divisi anche su altre questioni importanti, come l'Ue. Non c'è più molta volontà comune».
Eppure il paese funziona, osserva il giornalista della testata zurighese. «Sì, e non male», risponde il fondatore di Gfs.bern, l'istituto demoscopico noto per le analisi di elezioni e votazioni per conto dei canali radio-televisivi SRG SSR. «Siamo ben lontani dalle condizioni americane, dove vi sono solo due partiti e un divario quasi insormontabile che li separa».
«Questo lo dobbiamo al nostro sistema politico», aggiunge lo specialista. «I partiti sono posizionati in tutte le regioni linguistiche e il Consiglio federale tiene conto delle rappresentanze linguistiche e regionali. Il federalismo dà peso a tutte le regioni linguistiche e preserva una certa indipendenza. Si può facilmente vincere due volte e perdere tre volte in una sola domenica di votazioni e poi, qualche mese dopo, si verifica di nuovo il contrario. Questo porta a un certo pragmatismo», conclude Longchamp.