Dietro le quinte L'interpretazione simultanea, uno sport cerebrale di alto livello

Irene Widmer, SDA/uri

23.9.2019

Un’interprete lavora in una sala di interpretariato nel corso della sessione invernale delle Camere federali a Berna. 
Un’interprete lavora in una sala di interpretariato nel corso della sessione invernale delle Camere federali a Berna. 
Keystone / Archivio

In queste settimane, dietro le quinte del Consiglio Nazionale, i nove interpreti simultanei operano di nuovo nell’ombra, mettendo il loro cervello alla prova.

L’interpretazione simultanea è «una delle cose più difficili che il cervello umano possa realizzare», scrive David Bellos nel suo libro «Is That a Fish in Your Ear?». Ciò si applica a maggior ragione agli interpreti simultanei che lavorano al Consiglio nazionale: un compito gravoso, considerati tutti i termini tecnici e le abbreviazioni che incontrano.

«Un interprete simultaneo deve andare incontro al suo istinto – deve parlare ascoltando, ascoltare parlando. L’interpretazione di conferenza esiste unicamente perché alcune persone estremamente competenti sono capaci di fare cose così poco naturali», scrive David Bellos.

L’interpretazione simultanea in Parlamento è ancora più estenuante di quella svolta durante una conferenza, spiega Suzanne Metthez, che traduce dal tedesco e dall’italiano verso il francese e che dirige dal 2007 il servizio di interpretazione del Parlamento.

Le equipe si avvicendano a intervalli ravvicinati

Anche se le riunioni generalmente affrontano un solo tema, il Consiglio Nazionale tratta fino a 30 diversi argomenti al giorno. In occasione del dibattito che ha avuto luogo durante la sessione estiva, il Consiglio ha affrontato tematiche diverse e varie come le molestie sessuali, la tassa sullo zucchero e il finanziamento dei media. Suzanne Metthez ha dichiarato che alla fine del suo servizio, alle dieci di sera, era stravolta.

Alcuni interpreti nelle loro cabine. 
Alcuni interpreti nelle loro cabine. 
Keystone / Archivio

Data l’immensità dello sforzo, i membri delle tre equipe linguistiche, per riprendere fiato, si danno di frequente il cambio nelle cabine di interpretazione a vetri che sovrastano la sala del Consiglio nazionale. La pausa è di 45 minuti per gli intrerpreti in tedesco e in francese e di mezz’ora per coloro che traducono in italiano. Infatti, poiché i discorsi in quest'ultima lingua sono rari, gli interpreti italofoni lavorano praticamente senza sosta.

Quanti sono esattamente i parlamentari che utilizzano l’interpretazione simultanea? Ad una prima occhiata sembrerebbero poco numerosi. «Ciò non vuol dire niente», afferma la collega di servizio di Suzanne Metthez. Da una parte dipende dalla complessità del tema, e d’altra parte, è difficile vedere le cuffie dalla cabina perché sono unilaterali, spiega. Il servizio viene soprattutto utilizzato dai nuovi eletti, ha osservato Suzanne Metthez. «Man mano che diventa un fatto ordinario, l’utilizzo diminuisce.»

La Svizzera era relativamente all’avanguardia

«I dibattiti dell’Assemblea Federale (Camere riunite), così come quelli del Consiglio Nazionale sono oggetto di interpretazione simultanea, assicurata dal servizio di interpretazione nelle tre lingue ufficiali, (tedesco, francese, italiano)», si può leggere sul sito Web del servizio parlamentare.

Nell’ottobre 1946, la prima esperienza di interpretazione simultanea fu addirittura intrapresa nelle quattro lingue nazionali. Una relazione di un’assemblea risalente alla fine del 1947 prevedeva ancora tre lingue di destinazione. Per ragioni oscure, il cancelliere dell’epoca Oskar Leimgruber aveva allora assicurato che l’italiano non avrebbe causato alcun costo supplementare. Si è probabilmente sbagliato: per ragioni finanziarie, la traduzione nella lingua di Dante è arrivata soltanto nel 2004.

Introducendo l’interpretazione simultanea al Consiglio Nazionale all’inizio del 1948, la Svizzera era all’avanguardia. L’interpretazione simultanea così come la conosciamo oggi era nata il 20 novembre 1945, all’inizio del primo processo di Norimberga. Al parlamento belga, la traduzione simultanea era stata introdotta dal 1936.

Il «test gratuito» dei processi di Norimberga

In precedenza, la traduzione era consecutiva: l’oratore si fermava e l’interprete riassumeva il suo pensiero. Ciò ritardava considerevolmente i dibattiti. Se a Norimberga fosse stata impiegata l’interpretazione consecutiva, il processo sarebbe durato probabilmente due anni.

Già dalla metà degli anni Venti, IBM aveva messo a punto tutti i dispositivi tecnici che permettessero l’utilizzo dell’interpretazione simultantea. Ma è stato solo nell’ambito dei processi di Norimberga, per i quali l'azienda statunitense ha fornito gratuitamente i sistemi «Speech Translator», che questi ultimi hanno avuto un exploit– e che in particolare IBM ha firmato un grosso contratto con l’ONU, precisa Suzanne Metthez.

Un testo scritto non si adatta al discorso orale

La remunerazione degli interpreti simultanei al Consiglio Nazionale è fissata a 55 blocchi giornalieri annuali da 1’100 franchi. Sembrerebbero essere un sacco di soldi. Se da un lato è vero che ogni membro dell’equipe traduce «soltanto» per circa cinque ore al giorno, è da sottolineare anche che le pause servono a preparare gli argomenti successivi. Allo stesso tempo, gli interpreti «in pausa» continuano ad ascoltare i dibattiti con un orecchio per non perdere il filo.

Più un oratore parla liberamente, più le cose sono facili, afferma l’interprete. «Lui per esempio va bene perché comunica», afferma Suzanne Metthez a proposito del Consigliere nazionale che, durante il suo discorso, appare sullo schermo posto in fondo all’ufficio di interpretazione. Il ritmo, la modulazione vocale e le pause logiche del suo intervento corrispondono all’oralità naturale e alla velocità di riflessione.

Ma, purtroppo per gli interpreti, non è sempre così agevole. «Niente è più difficile da tradurre dei testi letti dai fogli», conferma il collega di Suzanne Metthez. Troppo spesso, i dibattiti non si basano sulla formazione delle opinioni, ma su ciò che viene letto nelle relazioni, spiega l’interprete, tenuto conto anche che molto tempo prima di leggere i testi (durante la loro stesura) c’è stata una riflessione– «un vantaggio che noi non abbiamo».

Temi difficili da comprendere già nella propria lingua

Secondo Suzanne Metthez, il problema non è il gergo tecnico, che in caso di bisogno può essere preparato e ricercato velocemente sul computer mentre si continua ad ascoltare e a parlare. Il database parlamentare Termdat contiene 400’000 termini giuridici e amministrativi.

Vi si apprende, ad esempio, che la parola tedesca «Bergepanzer» non ha nulla a che vedere con la montagna («Berg»), ma ha a che fare con il salvataggio («Bergung») – questo «veicolo di soccorso» aveva inizialmente lasciato gli interpreti perplessi durante il dibattito sul programma di armamento 2001.

La comprensione dei concetti nella loro globalità costituisce un problema ben più grosso dei singoli termini. Secondo Suzanne Metthez sono gli ambiti specialistici, come i codici di procedura civile e penale a rivelarsi particolarmente difficili: «Spesso, non si comprendono neppure nella propria lingua.»

Un mestiere femminile?

In linea teorica gli interpreti potrebbero essere aiutati dalla diffusione in anticipo dei testi dei discorsi parlamentari. Ma questa aspettativa si concretizza raramente, ammette Suzanne Metthez. L’esperta stima che solo tra il 10 e il 15% di coloro che intervengono al dibattito parlamentare e che vengono invitati a fornire i testi, poi lo fanno effettivamente. Si tratta molto più spesso di donne che di uomini, ha rilevato.

Anche l’interpretariato conta un maggior numero di donne: attualmente, sei dei nove interpreti del Consiglio nazionale appartengono al genere femminile. Tuttavia, Suzanne Metthez non pensa che le donne abbiano un talento particolare per questo mestiere. Considera anche sopravvalutata l’idea per la quale le donne sappiano gestire meglio diversi compiti allo stesso tempo. Metthez ritiene piuttosto che esercitino maggiormente questo mestiere, poiché gli uomini non amano lavorare dietro le quinte.

Non c’è traduzione al Consiglio degli Stati

L’interpretariato non è attivo invece al Consiglio degli Stati. Il costo del servizio sarebbe svantaggioso, considerato il numero esiguo di 46 membri. Nel 2015, il Consiglio degli Stati ha deciso di non far tradurre le sue sessioni.

All’epoca si sottolineava che l’idea di sviluppare una comprensione della lingua e della mentalità delle altre regioni del paese fa parte della cultura della Camera alta. In caso di ricorso alla traduzione simultanea, questo principio verrebbe messo in discussione.

La Svizzera in immagini

Tornare alla home page