Pandemia Malgrado il COVID-19 mortalità nella media in Svizzera, non in Ticino

pab

17.8.2020

immagine d'illustrazione
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Keystone / archivio

Stando alle cifre dell'Ufficio federale di statistica analizzate dalla RSI, nonostante il COVID-19, i decessi ad oggi sono in linea col passato anche nei pensionati, categoria a rischio. In controtendenza il Ticino dove si registra un +14%. Le spiegazioni del professore Philippe Wanner.

La mortalità in Svizzera nei primi sette mesi del 2020 non è aumentata rispetto alla media degli ultimi 5 anni nonostante il COVID-19. A dirlo sono i dati dell’Ufficio federale di statistica presi in considerazione dalla RSI.

A fine luglio erano morte nel nostro paese 39'211 persone, 538 in meno rispetto al 2019 e 1'685 rispetto al 2015.

Nelle persone con più di 65 anni, categoria a rischio di avere un decorso molto più grave e più letale, si è registrata una mortalità più elevata «solo» dello 0,2% (35’406 osservati contro i 35'341 attesi, dunque 65 casi in più rispetto agli anni passati). 

Come si spiegano questi dati?

Un primo elemento di risposta arriva tramite Paolo Ferrari, capo area medica dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC): «Questi dati hanno a che fare probabilmente con il fatto che nei mesi di gennaio e febbraio non c’era un’influenza grave e quindi ci sono stati meno decessi tra gli anziani e i residenti delle case per anziani».

«Questi sono poi stati colpiti in modo sproporzionato dal COVID-19. Chi è sopravvissuto anche tra queste categorie più a rischio adesso ha una speranza di sopravvivenza migliore», conclude Ferrari.

Una tendenza già vista in passato

Una visione condivisa anche da Philippe Wanner, professore di demografia all'Università di Ginevra. «Certe persone che sono morte in marzo non avevano una speranza di vita lunga. Erano persone fragili che sarebbero probabilmente morte nei mesi successivi. La stessa tendenza l’abbiamo vista per alcune influenze passate e per la canicola del 2003. Capita spesso dunque che dopo un picco pandemico ci siano meno morti», aggiunge.

«Ci attendavamo una sovramortalità dovuta a chi è deceduto a causa di malattie o problematiche perché non ci si è recati in ospedale per paura del covid. Il fenomeno non sembra essersi verificato, quindi attendiamo più dati per trovare una spiegazione».

In Ticino però un +14%

Non tutte le regioni sono state toccate alla stessa maniera. Il COVID-19 ha colpito più duramente le popolazioni del canton Ginevra, Friburgo e Vallese dove la sovra-mortalità varia dal 2,5% al 10% rispetto alla media. In Ticino invece, essa in questi primi sette mesi era pari al 14%.

«Il COVID-19 non ha colpito allo stesso modo a livello regionale, spiega ancora Philippe Wanner, tuttavia, la questione principale della malattia non è la mortalità. Sappiamo che muore solo l’1% dei malati in media e molto spesso persone già fragili e in fin di vita».

Globalmente il sistema sanitario ha retto

«Il grosso problema del nuovo coronavirus è la presa a carico dei malati e la pressione sulle infrastrutture sanitarie se non si attuano misure di contenimento».

«La mortalità è solo un indicatore ultimo con il quale non possiamo interpretare la bontà o meno delle misure di confinamento. Bisognerà attendere cifre più precise l’anno prossimo sulle cause di morte».

«Possiamo dire dunque che questi dati dimostrano come in Svizzera il sistema sanitario abbia retto bene nel suo insieme, in altri paesi come Inghilterra, Spagna, Italia invece la situazione è stata molto peggiore», conclude Wanner.

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