Olimpiadi Marcia tibetana davanti alla sede del CIO a Losanna

sj, ats

3.2.2022 - 17:49

Manifestazione di attivisti tibetani davanti al CIO
Manifestazione di attivisti tibetani davanti al CIO
Keystone

Circa 300 attivisti pro-tibetani si sono riuniti davanti alla sede del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) a Losanna per protestare contro i Giochi Olimpici di Pechino, che iniziano venerdì.

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Organizzata dalla comunità tibetana in Svizzera e nel Liechtenstein, la «Marcia della pace delle comunità tibetane d'Europa» è iniziata con una manifestazione alle 13.00 davanti al CIO. Dopo l'inno nazionale tibetano e un minuto di silenzio per le vittime della repressione cinese, il corteo di circa 300 persone è partito in direzione del Museo Olimpico. La manifestazione è durata fino alle 17.00 circa.

I partecipanti, che in gran parte indossavano costumi tradizionali, provenivano dalle comunità tibetane di una dozzina di paesi europei, secondo gli organizzatori. L'obiettivo era di «esprimere la profonda delusione per il fallimento del CIO nell'assumersi la sua responsabilità nella protezione dei diritti umani, assegnando alla Cina l'immeritato onore di ospitare le Olimpiadi del 2022».

Diversi oratori hanno denunciato le ripetute violazioni dei diritti umani in Cina e in Tibet, dove l'oppressione minaccia di cancellare la cultura e l'identità locale, nello Xinjiang, con la repressione degli uiguri, a Taiwan o a Hong Kong. I rappresentanti tibetani e le vittime degli abusi del partito comunista cinese hanno anche incontrato i rappresentanti del CIO ai quali hanno consegnato una lettera in cui si chiede di «non ripetere l'errore» in futuro.

«Le Olimpiadi invernali di Pechino non sono altro che i Giochi del Genocidio, giochi che sostengono gli orrori e i genocidi commessi dalla Cina. Per il regime cinese, le Olimpiadi sono un mezzo per promuovere la sua ideologia autoritaria, mentre i popoli tibetano, uiguro e della Mongolia meridionale continuano a sopportare la repressione e ad affrontare la minaccia alla loro sopravvivenza», precisano gli organizzatori in un comunicato. «I leader delle democrazie e i loro rappresentanti che partecipano alle Olimpiadi non solo indeboliscono le voci delle vittime, ma si sottraggono alla loro responsabilità di proteggere i diritti umani».