Sempre più dosi di vaccino giungono in Svizzera, ma prima di dare la possibilità di farsi immunizzare ad altre categorie si devono vaccinare tutte le persone vulnerabili. Per gli esperti la situazione «rimane fragile». Per le riaperture quattro criteri su cinque non sono soddisfatti.
13.04.2021, 17:30
13.04.2021, 18:02
ATS / pab
Per il momento «la situazione epidemiologica resta fragile», ha sottolineato Virginie Masserey, responsabile della Sezione malattie infettive dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) in apertura della ormai consueta conferenza stampa.
«Le nuove infezioni continuano ad aumentare, ma lentamente e costantemente con conseguenze che rimangono per ora gestibili». Il numero dei ricoveri segue una curva simile e i decessi sono stabili a un livello basso. E questo perché «Le misure di restrizione in atto hanno consentito di contenere la diffusione del virus.».
Vaccini: priorità alle persone vulnerabili
Le dosi dei vari vaccini vengono consegnate in numero sempre maggiore in Svizzera, ma per il momento la priorità rimangono le persone vulnerabili poiché non tutte sono ancora riuscite a ottenere l'inoculazione.
«La vaccinazione sta procedendo, in particolare nei gruppi ad alto rischio. Circa il 70% delle persone oltre i 75 anni ha già ricevuto una prima dose», ha affermato Masserey, dicendosi tutto sommato soddisfatta della situazione sebbene, dopo oltre quattro mesi dall'inizio delle vaccinazioni, la percentuale delle persone completamente vaccinate - ovvero coloro che hanno ricevuto le due dosi - si attesti attorno all'8%.
Non tutto va per il meglio
Non tutto sta procedendo in modo ottimale, ha invece spiegato Rudolf Hauri, presidente dell'Associazione dei medici cantonali. «Il numero di dosi è ancora insufficiente e le capacità di vaccinazione devono essere adeguate», ha detto aggiungendo che ci sono ancora persone che hanno diritto ad essere vaccinate che non si sono ancora registrate.
La campagna di vaccinazione dovrebbe dunque concludersi in autunno, con tutte e due le dosi somministrate alle persone che lo vorranno. Masserey ha auspicato che entro l'estate tutti coloro che lo desiderano ottengano almeno una dose. «Ci vuole semplicemente tempo», ha ribadito Hauri, secondo cui le sfide principali risiedono nella logistica, nelle forniture e nella disponibilità di personale.
Gli effetti della campagna di vaccinazione sugli over 75 sono ora visibili. Questo gruppo prioritario è meno colpito dal Covid-19 e questo dovrebbe essere presto anche il caso della popolazione più giovane, ha dichiarato Hauri.
«Questo sviluppo offre la prospettiva di una diminuzione duratura del numero di contaminazioni», ha aggiunto il medico cantonale di Zugo. Tuttavia, è necessario rimanere cauti. Non si può escludere il rischio di un rapido aumento delle contaminazioni.
Riaperture, 4 criteri su 5 non sono soddisfatti
Quattro dei cinque criteri fissati dal Consiglio federale per allentare le misure per combattere il Covid non sono soddisfatti, ha sottolineato Masserey.
«L'occupazione delle terapie intensive deve essere inferiore a 250. Questo è il caso», ha spiegato l'esperta della Confederazione. D'altra parte, ha poi proseguito, «L'incidenza dei casi su 14 giorni dovrebbe essere inferiore a 220. È invece a 296.»
Inoltre la media su sette giorni dei nuovi ricoveri è superiore a 45. Quella dei decessi è 7,8, mentre dovrebbe essere inferiore a 6,3. E anche il tasso di riproduzione (1,14) è maggiore del limite fissato a 1.
Tuttavia, ha tenuto a ricordare Masserey, questi sono solo valori indicativi. al momento di prendere delle decisioni su una potenziale riapertura altri criteri, siano essi politici, economici o psichici, possono essere presi in considerazione. Anche la progressione della vaccinazione gioca un ruolo importante ha aggiunto Masserey.
Test «fai da te»: falsa sicurezza
Prima del capitolo vaccinazioni, Masserey ha presentato dati e grafici su casi positivi, ospedalizzazioni e decessi. «Nelle ultime settimane non c'è stata un'esplosione dei casi e il numero dei contagi aumenta lentamente», ha affermato la funzionaria dell'UFSP.
Oggi la variante britannica è quella dominante, mentre le altre sono abbastanza rare, ha spiegato Masserey, aggiungendo che resta sconsigliato viaggiare «per limitare il rischio di introdurre mutazioni del virus».
«Chiunque ottenga un risultato positivo al test 'fai da te' dovrebbe assolutamente fare un test PCR per confermarlo», ha ricordato Masserey, invitando tutti a fare attenzione alla «falsa sicurezza» di un risultato negativo.
«L'autotest è solo uno strumento in più»
Hauri, dal canto suo, ha aggiunto che l'autotest è solo uno strumento supplementare alle altre misure di protezione, poiché rileva circa il 30% dei casi positivi.
«La buona notizia è che la terza ondata non sta crescendo troppo ripidamente finora», ha poi aggiunto Hauri, secondo cui i casi sono ancora troppo elevati. Il pericolo di un aumento - ha sottolineato - non è ancora stato scongiurato.
I test servono a controllare la diffusione del virus
La strategia di test adottata di recente permette di tenere meglio sotto controllo il virus e nel caso di test regolari evita anche l'imposizione di misure di quarantena.
Le cifre fornite ora dall'UFSP devono tuttavia essere relativizzate: con l'introduzione di test in serie e di quelli «fai da te», i risultati negativi non vengono presi in conto e dunque non figurano nelle statistiche.
«Il valore guida del tasso di positività è diventato inadeguato e non serve più come linea guida per ulteriori misure», ha affermato il medico cantonale di Zugo.