Sanità Il personale estero non riesce a colmare le carenze di medici in Svizzera

sigu, ats

20.3.2024 - 10:48

La FMH preoccupata per la carenza di nuovi medici
La FMH preoccupata per la carenza di nuovi medici
Keystone

Il numero di medici formati in Svizzera è in aumento, ma la dipendenza dai professionisti stranieri non diminuisce. Lo afferma la Federazione dei medici elvetici (FMH) sulla base della statistica medica 2023, pubblicata oggi.

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Nel 2023 la Federazione ha censito 41'100 medici praticanti, per un totale di 35'488 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno (ETP). Rispetto al 2022, c'è stato un aumento del 2,3% degli impieghi ETP. Queste cifre, apparentemente positive, sono «ben lungi dall'essere sufficienti a compensare la carenza di personale qualificato», avverte l'associazione professionale dei medici.

Poco più del 40% dei medici in Svizzera è di origine straniera. La Germania è il paese che «esporta» più medici in Svizzera: un medico straniero su due (50,2%) è di origine tedesca. Segue l'Italia con il 9,5%, poi la Francia (7,1%) e l'Austria (6%).

«Il numero di medici formati in Svizzera non è sufficiente a coprire il fabbisogno», avverte la FMH in un comunicato stampa. L'organizzazione è preoccupata per la carenza di nuovi professionisti, dato che in Svizzera un medico praticante su due ha più di 50 anni e uno su quattro ha più di 60 anni.

Aumentare i posti di formazione

La carenza di personale influisce anche sulla qualità della formazione post-laurea e delle cure. Inoltre, «l'elevato carico amministrativo fa sì che i medici non abbiano abbastanza tempo da dedicare ai pazienti», lamenta la federazione.

Di conseguenza, sempre più studi medici non accettano nuovi pazienti e la pressione sul sistema sanitario si ripercuote sui giovani professionisti. «I lunghi tempi di attesa e la chiusura degli ambulatori non fanno che aggravare una situazione già precaria. Il carico di lavoro è elevato e le condizioni di lavoro più impegnative», si preoccupa la FMH.

Le organizzazioni mediche chiedono di aumentare il numero di posti di formazione nelle università e di migliorare le condizioni di lavoro introducendo modelli «moderni» e riducendo gli orari, la burocrazia e le mansioni non mediche. Insistono inoltre sulla digitalizzazione.