NEUCHÂTEL
È attorno a Musulmani, Ebrei e Neri che si concentra maggiormente il disagio riguardante le persone percepite come diverse dalla popolazione residente in Svizzera.
Lo indica la prima analisi sulla convivenza eseguita dall'Ufficio federale di statistica (UST), con dati del 2016. Tutto sommato, però, dall'inchiesta risulta un elevato clima di tolleranza.
Per quanto attiene ai gruppi testé citati, in presenza di caratteristiche negative, il 17% delle persone ritiene che siano applicabili ai Musulmani. Tale percentuale scende al 12% per gli Ebrei e al 4% per i Neri.
Sussistono differenze a livello regionale, con la Svizzera francese che registra tassi meno elevati rispetto alla Svizzera tedesca e romancia, e alla Svizzera italiana (17,7% per Musulmani un tasso simile a quello della Svizzera tedesca, 18,4% per Ebrei - il tasso maggiore riscontrato - nessun dato per i Neri).
Il livello di ostilità nei confronti dei Musulmani, dei Neri e degli Ebrei si attesta rispettivamente al 14, 10 e 8%. L'ostilità nei confronti del gruppo dei Musulmani è però meno marcata rispetto alla diffidenza verso l'islam, che nel 2016 era pari al 33%.
In generale, nell'anno sotto esame, il 36% della popolazione ha dichiarato di potersi sentire disturbata dalla presenza di persone percepite come diverse. L'intensità di questo sentimento varia in funzione dell'origine del disturbo: il 6% della popolazione ha affermato che nel quotidiano si sente disturbato da una persona di colore o di nazionalità diversa, il 10% da una religione diversa e il 12% da una lingua diversa. Il 21% ammette di sentirsi a disagio in presenza di una persona che vive in modo non sedentario.
A livello regionale, è nella Svizzera tedesca e romancia che simile sentimento è più marcato. Seguono la Svizzera francese e la Svizzera italiana. Qui il 30,1% ha dichiarato di sentirsi disturbata dalla presenza di persone percepite come diverse. Nella Svizzera francese il tasso è del 35% e tedesca del 37%.
Nonostante ciò, la popolazione residente dà prova di tolleranza nei confronti degli stranieri. Secondo l'UST, il 64% delle persone si dichiara contrario al rinvio dei cittadini stranieri in caso di scarsità di posti di lavoro, il 60% è favorevole al ricongiungimento familiare e il 56% accetta l'idea di una naturalizzazione automatica a partire dalla seconda generazione. Il 65% delle persone non pensa poi che gli stranieri creino un clima di insicurezza per strada e il 68% respinge l'idea che siano responsabili di potenziali aumenti della disoccupazione.
Per quanto attiene alla esperienza in materia di discriminazione subite dai interessati, dall'indagine risulta che il 27% della popolazione ha affermato di aver subito, nel corso degli ultimi cinque anni, almeno una forma di discriminazione riconducibile all'appartenenza a un gruppo: il 4% ha dichiarato di aver subito violenza fisica, il 13% violenza psicologica e il 21% discriminazione.
Tra le persone che hanno dichiarato di aver vissuto un'esperienza discriminatoria in Svizzera, la nazionalità è chiaramente la causa più spesso menzionata dai diretti interessati (54%). Quasi la metà (48%) è stata discriminata nel contesto professionale o nella ricerca di un impiego.
Nonostante questi dati, i residenti danno tutto sommato prova di tolleranza. Il 56% degli intervistati ha affermato che l'integrazione dei migranti nella società svizzera è soddisfacente. Per il 66% degli abitanti, il razzismo è un problema sociale di grande importanza.
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