La sociologa Certificato Covid: «Non si può parlare di discriminazione»

Di Gil Bieler

25.4.2021

Qui ci si può sottoporre alla vaccinazione contro il coronavirus, grazia alla quale probabilmente si potranno riconquistare alcune libertà: veduta del centro di vaccinazione nella sala del festival di Willisau nel Canton Lucerna.
Qui ci si può sottoporre alla vaccinazione contro il coronavirus, grazia alla quale probabilmente si potranno riconquistare alcune libertà: veduta del centro di vaccinazione nella sala del festival di Willisau nel Canton Lucerna.
Keystone/Urs Flüeler

Questa estate, per partecipare a un evento all’aperto o andare in un bar, ci sarà bisogno di un certificato Covid: rischiamo di diventare una società divisa in due classi? La sociologa Katja Rost spiega cosa si rischia di dimenticare quando si muovono simili critiche.

Di Gil Bieler

Che si vada a un concerto o in una discoteca, la situazione non cambia: durante l’estate si dovrebbe poter tornare a godere di queste libertà solo con un certificato Covid. Questa disparità di trattamento è problematica da un punto di vista sociologico?

Potrebbe diventare problematico se le persone che desiderano essere vaccinate non avranno ricevuto un appuntamento entro l'estate e rischiassero quindi di essere escluse. Tuttavia, penso che non si possa parlare di discriminazione in questo caso. Nessuno è realmente escluso, ma ognuno deve scegliere individualmente se farsi vaccinare o meno.

Ma chi non si vaccinerà, dovrà aspettarsi degli svantaggi

Questo è vero. Ma all’interno del dibattito si dimentica spesso che quella di farsi vaccinare o meno non è solo una decisione individuale, poiché ha delle conseguenze anche per la comunità. Se nessuno si vaccinasse, non saremmo in grado di sviluppare un'immunità di gregge. Quindi tutti coloro che si vaccinano contribuiscono anche al bene collettivo. Di conseguenza escludere le persone che deliberatamente non vogliono farlo, anche se ne avrebbero la possibilità, non mi sembra ingiusto.

Katja Rost

Katja Rost è docente presso l'Istituto di Sociologia dell'Università di Zurigo.

Stiamo parlando di vaccinazione, ma anche un test covid dall’esito negativo darebbe diritto alle stesse libertà: un ostacolo ragionevole per poter partecipare a un evento all'aperto?

Sì, e vari paesi lo stanno già sperimentando. In Austria, per esempio, si può andare dal parrucchiere solo se si è in possesso di un test covid negativo. Questa è una politica di incentivi positivi: chiunque voglia partecipare alla vita pubblica dovrebbe fare il test. Anche qui, l'attenzione è rivolta alla salvaguardia del bene collettivo: se sono malato, faccio del male alla comunità. In questo senso, la comunità può anche impormi dei costi per le mie azioni. Ecco perché abbiamo anche vietato il fumo nei pub, perché fumando non si fa del male solo a se stessi. Le persone che amano parlare della propria libertà spesso lo dimenticano.

Ecco di cosa si tratta

Il Consiglio federale ha presentato mercoledì un piano in 3 fasi per allentare le misure anti covid-19. Una volta che il 40-50% della popolazione sarà stata vaccinata, saranno concesse nuove libertà alle persone già immunizzate, negative al test o guarite dalla malattia. Queste ultime potrebbero avere nuovamente accesso a bar, discoteche e grandi eventi. A tal scopo a giugno dovrebbe essere rilasciato un certificato Covid. (gbi)

E se questo principio di un accesso selettivo venisse applicato anche ai negozi di alimentari o ai trasporti pubblici?

Questo sarebbe spingersi troppo lontano. Lo stesso varrebbe se i figli dei non vaccinati fossero esclusi da scuola poiché non sarebbe di certo colpa loro. E di nuovo, non si tratta di una vera e propria esclusione. Tutti possono partecipare a un evento se vogliono. Non si può parlare di discriminazione. Ma è concepibile che il campo di applicazione di tali certificati Covid venga esteso comunque.

A cosa sta pensando?

Ai viaggi, per esempio. La Svizzera non è un'isola deserta. Penso che i diversi paesi stabiliranno rapidamente le proprie regole. Questo significa che chi non possiede un certificato dovrà rimanere in Svizzera.

Perché la vaccinazione è un argomento che suscita tanta irritazione all’interno della società?

Mi sono posta la stessa domanda, ma non sono giunta ad una risposta definitiva. Tuttavia il fatto che la gente pensi sempre di più in maniera individualistica è ormai noto nell’ambito della ricerca sociologica. Eppure nelle nostre società moderne siamo estremamente interdipendenti, molto più di quanto lo fossimo in passato. Nasciamo all’interno di un'organizzazione, l'ospedale, e moriamo all’interno di altre organizzazioni, più recentemente le pompe funebri. Spesso non ci rendiamo nemmeno più conto di far parte di una comunità. Eppure, se non faccio vaccinare mio figlio contro il morbillo o la parotite e lo mando a scuola o all'asilo, può infettare altri bambini.

Gli scettici di questa misura non hanno ora il permesso di manifestare. È un problema che non trovino spazio per esprimere le loro preoccupazioni?

Sì, questo è un grosso problema. La società democratica prospera sul dialogo, e penso che questo non sia stato coltivato abbastanza durante questa pandemia. Non solo in Svizzera, ma anche in altri paesi. Lo Stato indica una linea di condotta, che di solito viene semplicemente adottata. Così però si perde la pluralità di opinioni. Anche in ambito scientifico si verifica lo stesso fenomeno: quando si dice "La scienza raccomanda..." è ovviamente sbagliato. Anche lì esistono opinioni eterogenee, ma molte di esse non vengono ascoltate. Quindi intravedo già un problema per quanto riguarda la libertà di opinione.

Ma gli scettici ottengono un vantaggio quando non aderiscono alle misure di protezione come quella di indossare la mascherina in occasione di raduni.

Esattamente, eccoci di nuovo alla questione del bene collettivo. Si tratta quindi di persone che non vogliono o non possono intraprendere un discorso ragionevole: non puoi sorprenderti poi se nessuno vuole parlare con te. Un atteggiamento ragionevole sarebbe dire: anche se non credo nei benefici della mascherina protettiva, devo avere rispetto per gli altri, non posso determinarne la salute. Tuttavia quelli sono proprio i più radicali. Ma c'è anche una grande parte della popolazione che è insoddisfatta delle misure adottate, ma non viene ascoltata: questo è un problema.