Allentamenti «Per noi la pandemia ora è più pericolosa che mai»

Di Andreas Fischer

9.2.2022

Per le persone sane, la vita potrebbe presto tornare come prima della pandemia. Per i gruppi a rischio, invece, gli allentamenti non sono privi di pericoli.
Per le persone sane, la vita potrebbe presto tornare come prima della pandemia. Per i gruppi a rischio, invece, gli allentamenti non sono privi di pericoli.
WALTER BIERI

Il Consiglio federale una settimana fa ha parlato di un «giorno di gioia», ma per migliaia di persone a rischio la vita diventerà più difficile con gli allentamenti annunciati dal Governo. blue News ne ha parlato con due malati, che hanno raccontato le loro paure e perché hanno deciso di autoisolarsi.

Di Andreas Fischer

La Svizzera va verso importanti (se non addirittura totali) allentamenti: dopo le recenti decisioni del Consiglio federale, c'è euforia nel Paese. L'obbligo del telelavoro e la quarantena dei contatti sono già stati revocati, mentre a metà febbraio potrebbero cadere anche l'obbligo del certificato Covid e quello della mascherina nei luoghi e nei trasporti pubblici.

Per la maggior parte delle persone, si tratta di una buona notizia. Per la maggior parte... ma non per tutte. Per chi ha un sistema immunitario indebolito a causa di svariate malattie, la fine delle misure significa infatti un aumento del rischio. Queste persone ora si sentono lasciate sole e non ascoltate.

Proprio come Annina Büchi. Il medico soffre del morbo di Crohn, una malattia infiammatoria cronica intestinale, ed è quindi una persona particolarmente vulnerabile (BGP), secondo la definizione dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Alcuni verso la meta, altri lasciati indietro

A Büchi, gli allentamenti non scatenano euforia, spiega a blue News: si astiene infatti dal fare cose che in realtà vorrebbe fare, come ad esempio mangiare in un ristorante. Questo non a causa delle misure, ma per l'alto numero di infezioni che ci sono ancora giornalmente in Svizzera: «Le misure non mi limitano al momento».

Cosa significa per le persone a rischio come lei l'allentamento delle misure? «Ovunque, come nei trasporti pubblici, nei negozi di alimentari o al lavoro, ci saranno persone più altamente contagiose, dal momento che la quarantena dei contatti è stata revocata. E maggiore è la carica virale nell'aria, maggiore è il rischio di contrarre un'infezione».

Il ritorno alla normalità non è uno sprint, ma una maratona, ha detto il ministro della salute Alain Berset all'inizio della pandemia. «Se immaginiamo questa maratona e ora ci troviamo effettivamente sul tratto verso casa, allora le persone sane corrono facilmente verso la meta, mentre quelle particolarmente vulnerabili sono ancora molto indietro», afferma dal canto suo Eveline Siegenthaler. La 53enne è volontaria nel gruppo di rischio IG per gli interessi dei pazienti ad alto rischio. 

«Dovrei praticamente chiudermi in casa»

Siegenthaler soffre di difetti cardiaci congeniti e disturbi funzionali degli organi, e quindi lei stessa è una delle persone più vulnerabili e sa bene una cosa: «Per quelli come noi la normalità viene semplicemente dopo. Potremo togliere la mascherina solo in seguito e ci sentiremo al sicuro più tardi rispetto agli altri. Ecco perché dipendiamo dalla comprensione della popolazione».

Un aspetto che attualmente manca, secondo Siegenthaler: «Si sente spesso dire che basta attenersi alle raccomandazioni dell'UFSP. Quindi: lavarsi le mani, indossare una mascherina igienica, vaccinarsi... e tutto andrà bene. Questo può essere vero per alcune persone nei gruppi a rischio, ma non per tutte. «Il consiglio che le persone vulnerabili ricevono dal proprio medico è sempre individuale, semplicemente perché le persone a rischio hanno storie mediche diverse».

Su nostra richiesta, l'UFSP ci dice che le esigenze delle persone con un sistema immunitario indebolito sono state considerate negli allentamenti previsti da metà febbraio: «Gli effetti delle misure per lottare contro la pandemia sulle persone particolarmente vulnerabili sono sempre stati presi in considerazione nelle decisioni».

Per proteggerli, sono attualmente in vigore «le misure note» che si possono trovare sul sito web. «Nuove raccomandazioni sono attualmente in fase di sviluppo e verranno pubblicate tempestivamente».

Non c'è un'unica tipologia di paziente ad alto rischio, illustra ancora Siegenthaler. «Nella mia cerchia, c'è una persona che ha 70 anni e ha il cancro alla prostata, fortunatamente sotto controllo. Appartiene ovviamente al gruppo a rischio, proprio come me. Ma a causa della mia storia medica, il mio rischio di morire per un'infezione da Covid è 30 volte superiore al suo. Il mio conoscente può fare molte cose, mentre il mio medico mi dice che praticamente dovrei chiudermi in casa».

Questa particolare condizione, in Svizzera, è una realtà per diverse migliaia di persone particolarmente vulnerabili.

Con l'influenza è più facile

«Come malata cronica, tengo molto alla mia salute», spiega Annina Büchi. «So cosa significa stanchezza, quando ad esempio andare dal bagno al letto per me è già mezzo viaggio intorno al mondo. Semplicemente non voglio avere ulteriori problemi di salute a causa del Covid: ne ho già abbastanza e un'ulteriore riduzione della qualità di vita sarebbe davvero difficile».

Anche prima della pandemia, Büchi indossava una mascherina al lavoro e nei trasporti pubblici, «semplicemente perché è molto spiacevole avere un raffreddore permanente per quasi sei mesi».

Il Covid-19 è molto più pericoloso e molto più contagioso dell'influenza, sottolinea il medico. «È una malattia che comporta un rischio significativamente più elevato di morte per le persone immunodepresse. Inoltre, non sappiamo ancora quali conseguenze a lungo termine ci saranno, senza considerare i casi di infezione multipla».

Siegenthaler, dal canto suo, ci tiene a sottolineare che la pandemia di Covid, ad esempio, non è paragonabile alle ondate influenzali annuali: «Con l'influenza cerchi di evitare le persone che hanno sintomi. È un po' più semplice. Ma se ora vado a mangiare fuori con gli amici, essi potrebbero essere asintomatici, ma altamente contagiosi. Questa è la grande differenza».

Nonostante l'immunodeficienza congenita, Siegenthaler aveva una vita normale prima della pandemia: «Dovevo prestare attenzione ad alcune cose: lavarmi bene le mani, non mangiare certi cibi. Ma potevo andare a teatro, al cinema o al ristorante». Negli ultimi due anni, invece, «per le diverse migliaia di persone particolarmente vulnerabili in Svizzera la realtà è stata ben diversa: in poche parole, possiamo parlare di autoisolamento. Di fatto, dobbiamo rinchiuderci volontariamente».

I contatti sociali rimangono pari a zero

Con l'allentamento delle misure per la maggior parte della popolazione, arrivano invece nuove restrizioni per le persone a rischio, sottolinea Eveline Siegenthaler. «Per noi la pandemia sta diventando ancora più pericolosa, più pericolosa di quanto non lo sia mai stata. Ad esempio, molti immunodepressi dipendono dai trasporti pubblici se devono andare dal medico o per una terapia. In particolare chi magari non può permettersi un'auto».

Anche Annina Büchi non può evitare i mezzi pubblici: «Continuerò a indossare le mascherine FFP2 e ridurrò i miei contatti il più possibile: niente palestra, anche se sarebbe importante per la mia salute, niente uscite al ristorante, niente attività culturali. Fino a quando i numeri delle infezioni non saranno tornati entro un livello ragionevole».

Tranne che per andare al lavoro o a fare la spesa, probabilmente non lascerà il suo appartamento. Inoltre, c'è sempre un certo rischio di contrarre il Covid sul posto di lavoro: «Ciò significherà anche pranzare da sola».

Il sistema sanitario, in particolare, è stato finora estremamente gravato dalla pandemia, ricorda Büchi stando alla sua stessa esperienza. «Abbiamo lavorato ben oltre i limiti per mesi. Il fatto che ora si stiano allentando le misure e vogliano fare ancora più affidamento sul sistema sanitario è una catastrofe», si sfoga il medico, non nascondendo la sua delusione.

Attualmente il 20% dei pazienti nelle unità di terapia intensiva sono ancora pazienti Covid, gli interventi che erano stati posticipati non sono ancora stati recuperati e «il personale sanitario non riesce ancora a riprendere fiato».

Allentamenti, ma... a quale prezzo?

Alcune misure sono necessarie per proteggere la salute della popolazione e quindi anche delle persone a rischio, dice Annina Büchi, che sottolinea: «Si tratta sempre di soppesare le cose: quali misure portano quanto, e cosa è richiesto alle persone per questo?». Ma si chiede anche: «A quale prezzo le misure possono essere effettivamente abolite?».

Per Büchi, è chiaro che se tutte le misure, incluso l'obbligo di mascherina, vengono eliminate, significa che il Governo accetta di mettere in pericolo alcune persone. «Molte di loro si ammaleranno, molte avranno problemi a lungo termine e altre ancora moriranno». In cambio, si potrà di nuovo fare tutto senza dover indossare una mascherina o mostrare il certificato Covid: «Mi chiedo: la limitazione dovuta all'obbligo della mascherina è peggiore dell'accettare la malattia e la morte di altre persone? Penso proprio di no».

Se la popolazione esige di essere vaccinata, di andare dal parrucchiere o al cinema senza un certificato e senza mascherina, «allora questo risulta essere più importante per loro della sopravvivenza e della salute dei loro simili». E penso che sia un disastro. La società, la politica e lo Stato dovrebbero prendere una posizione ferma contro tutto ciò.

Le restrizioni rimangono

Le persone particolarmente vulnerabili hanno «la più grande comprensione per la gioia degli allentamenti. Per le persone sane, la pandemia è praticamente finita», afferma Siegenthaler. Tuttavia, non va dimenticato che quelle a rischio continueranno invece a essere colpite, anche più duramente.

Hai bisogno di aiuto?

Se la disperazione diventa troppo grande, si può fare affidamento su un aiuto professionale. Il supporto è fornito dal Telefono Amico www.143.ch, dall'IG Gruppo a rischio ig.risikogruppe.ch, dalla piattaforma Dureschnuffe dureschnufe.ch e dall'Inclousiv inclousiv.ch.

Molte delle persone particolarmente vulnerabili sono disperate e hanno la sensazione che la normalità non tornerà mai più per loro. Nei gruppi di auto-aiuto, Siegenthaler nota di continuo che le persone hanno solo due opzioni per evitare di perdere le amicizie: o mentono quando vogliono evitare i contatti sociali, o si espongono a grandi rischi. «Ma devono continuare a proteggersi», dice Siegenthaler, la quale spera di capire se le persone particolarmente vulnerabili rimangono caute nonostante o proprio a causa degli allentamenti.