Svizzera Pilastro 3a: verso l'introduzione del «riscatto»

ATS

2.6.2020 - 17:44

La sala del Consiglio nazionale
La sala del Consiglio nazionale
Source: KEYSTONE/PETER KLAUNZER

Chi in passato non ha versato, o solo in parte, contributi al Terzo pilastro (3a) potrà farlo successivamente. È quanto prevede una mozione del Consiglio degli Stati e approvata oggi anche dal Nazionale con 112 voti contro 70.

Oltre 3 milioni di lavoratori hanno un conto del pilastro 3a presso una banca o un'assicurazione. Soltanto un terzo di essi riesce però a versare l'importo massimo di 6826 franchi.

Il problema concerne soprattutto gli indipendenti e chi non aveva un conto negli anni di gioventù, spiega nel testo dell'atto parlamentare il suo autore Erich Ettlin (PPD/OW).

Cosa prevede il «riscatto 3a»

Il «riscatto 3a», ha sostenuto oggi Benjamin Roduit (PPD/VS) a nome della commissione, sarà possibile solo ogni cinque anni. Il suo importo non potrà inoltre superare la deduzione prevista per gli indipendenti (attualmente 34'128 franchi). A questa somma andranno poi sottratti i prelievi anticipati effettuati per l'acquisto di una abitazione.

La possibilità di riscatto, ha aggiunto Roduit, sarà estesa anche a chi in passato ha trascorso periodi senza lavorare, come le madri che decidono di restare a casa a occuparsi dei figli. Questi importi saranno interamente deducibili nella dichiarazione dei redditi.

Governo contrario

Il Consiglio federale, appoggiato dalla sinistra, era contrario: solo il 13% dei contribuenti riesce a versare l'importo massimo deducibile, ha ricordato il ministro dell'interno Alain Berset. L'introduzione di un «riscatto 3a» privilegerebbe dunque unicamente le persone con redditi elevati.

Considerando che in generale queste persone dispongono già di una previdenza professionale solida, la proposta non contribuirebbe a migliorare la situazione della stragrande maggioranza della popolazione attiva.

Inoltre, la misura comporterebbe una diminuzione delle entrate fiscali attualmente impossibile da quantificare, senza contare l'importante onere burocratico. Non esistono infatti banche dati in materia, ha precisato, invano, il consigliere federale.

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