Diritti delle donne Prostituzione: «non è un lavoro come un altro, è sfruttamento»

hm, ats

7.5.2022 - 20:00

Fare sesso per necessità, non per piacere.
Fare sesso per necessità, non per piacere.
Keystone

Altro che un lavoro come un altro: essere una prostituta significa farsi sfruttare in una situazione di bisogno, essere costrette a praticare sesso con chi non si vorrebbe, fingendo magari che è stato fantastico.

Keystone-SDA, hm, ats

Lo denuncia Huschke Mau, per dieci anni lavoratrice nel ramo e oggi attivista per i diritti delle donne.

«Se la prostituzione deve essere una professione come le altre, allora dovremmo proporla anche nei portali di impiego», argomenta Mau in un'intervista pubblicata oggi dal Blick. «Inoltre, una frase come 'ehi, vuoi scopare?' pronunciata la sera in uscita non sarebbe più una molestia sessuale, ma un'offerta di lavoro del tutto normale. Dovremmo ripensare completamente molti settori».

«L'inquietante conseguenza è: appena ci pensiamo con più attenzione, vediamo subito che il sesso non può essere un lavoro. Un caso di Monaco di Baviera lo ha mostrato bene: a causa degli affitti orrendamente alti un uomo affitta il suo appartamento a donne e invece della pigione ha richiesto prestazioni sessuali. Il caso finisce in tribunale e provoca grande clamore, perché il padrone di casa ha chiaramente approfittato della situazione finanziaria delle donne. È strano però, perché è esattamente quello che succede nella prostituzione ogni singolo giorno. Non importa se hai urgentemente bisogno di un appartamento, oppure di soldi per mangiare e per vivere: in entrambi i casi si sfruttano le situazioni di emergenza».

«È incredibile: sulla scia di MeToo si parla tanto di consenso sessuale, solo che nella prostituzione questo aspetto è completamente ignorato!», prosegue l'intervistata, che oggi sta facendo il dottorato in un'università tedesca. «Eppure la grande maggioranza delle donne si prostituisce per necessità. Stando a uno studio l'89% di tutte le donne ha detto che uscirebbe immediatamente dal giro, ma non può perché è l'unico modo per guadagnare denaro». Mau dice anche di non conoscere alcuna prostituta che non ha una storia di violenza sessuale alle spalle.

«Come cliente l'uomo sceglie il corpo di una donna, come in un menu, per poi noleggiarlo per un certo tempo in cambio di denaro. Paga affinché la donna sia esattamente come lui la vuole e non più una persona a sé stante con i propri desideri: come prostituta, fai sesso che non vuoi fare. Questo è disumanizzante», sostiene Mau (è uno pseudonimo), che al tema ha dedicato un libro dal titolo «Entmenschlicht», disumanizzato appunto.

«Il sesso prostituzionale riguarda esclusivamente la sessualità dell'uomo. La sessualità della donna, così come la sua volontà e la sua personalità, è completamente irrilevante. Tuttavia, la prostituta deve far sentire il cliente come se fosse il migliore. Essere maltrattate e umiliate e allo stesso tempo dover fingere che pensi che sia tutto fantastico è la cosa peggiore», osserva l'ex prostituta. «I clienti sono uomini che guardano alle donne come a degli animali di produzione».

Secondo l'attivista però per la società è comodo voltare lo sguardo da un'altra parte. «Molte persone si distanziano perché credono che il tema non abbia niente a che fare con loro. Ma la prostituzione ci concerne tutti. Che si tratti dei nostri mariti, fratelli, capi o amici: in Germania, come in Svizzera, c'è un numero enorme di clienti. Come donna, può essere molto inquietante appartenere al sesso che può essere legalmente comprato dal sesso opposto, che viene trattato e scambiato come una merce. Anche se non ti prostituisci, questo danneggia il tuo status di donna».

Dalle donne si nota inoltre spesso una grande mancanza di solidarietà, argomenta Mau. «Vogliono disperatamente separarsi dalle prostitute e sottolineare che non sono come loro». Ma ciò che differenzia le donne 'normali' dalle prostitute sono solo le coincidenze e le circostanze. Dopo tutto, la prostituzione non è una caratteristica con cui siamo nate. Non siamo diverse dalle altre donne».

L'attivista si batte per il cosiddetto modello nordico, in uso in alcuni paesi scandinavi, che criminalizza i clienti. «In Svezia, il modello nordico è in vigore da oltre vent'anni. Questo ha creato una generazione che trova molto difficile immaginare di comprare una donna. Il fatto che nessuno dei due sessi possa comprare l'altro migliora enormemente la posizione delle donne. Vorrei vedere anche in Germania e in Svizzera una società in cui sia normale che le persone facciano sesso perché ne hanno voglia – e non perché ci sono circostanze che le costringono a farlo», conclude l'intervistata.