Epidemia Riavvio scuole, tra misure condivise ed eventuali eccezioni per il Ticino

ATS

28.4.2020 - 17:44

«Se si ha paura, non si lascia volentieri il proprio figlio andare a scuola», riconosce la presidente della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione Silvia Steiner.
«Se si ha paura, non si lascia volentieri il proprio figlio andare a scuola», riconosce la presidente della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione Silvia Steiner.
Source: KEYSTONE/WALTER BIERI

Domani, mercoledì, il Consiglio federale dovrebbe stabilire le condizioni da rispettare per il riavvio della scuola dell'obbligo l'11 maggio.

Per i rappresentanti degli insegnanti si impongono linee guida univoche, anche se per Ticino e Romandia, più colpiti dal coronavirus, si potrebbero tollerare decisioni ad hoc. La CDPE rassicura e allo stesso tempo non ammette tentennamenti: l'insegnamento è un mandato che va rispettato, dice la sua presidente.

La consigliera di Stato Silvia Steiner (PPD/ZH), presidente della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), oggi ospite della trasmissione Tagesgespräch della radio svizzero tedesca SRF, ha inteso prima di tutto rassicurare i genitori.

«Se si ha paura, non si lascia volentieri il proprio figlio andare a scuola», riconosce la zurighese, assicurando che le raccomandazioni dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) saranno rispettate. Inoltre saranno adottate altre misure, proprio per attenuare i timori della popolazione.

Steiner: «Docenti a rischio non svicolino»

Per quanto concerne la cosiddetta distanza sociale, «non ci sarà alcuna polizia scolastica che ne controllerà il rispetto al centimetro». Le sedi scolastiche sapranno adottare anche soluzioni originali.

La CDPE, che non imporrà pratiche precise, deve «assicurare lo svolgimento del mandato di pubblica educazione».

In questo senso, le insegnati incinte e i docenti che appartengono a un gruppo a rischio per il coronavirus non possono «svicolare». Sono del resto tenuti al lavoro per contratto, ha detto Steiner.

Se l'insegnamento in presenza dei bambini non è possibile per ragioni sanitarie, a questo personale saranno affidati altri compiti. Steiner comunque non teme disaffezioni nel corpo insegnante, ha sottolineato ai microfoni di SRF.

Ticino e Vaud forse con pratiche ad hoc

Per soddisfare eventuali interessi particolari dei singoli Cantoni il margine di manovra è assai limitato, ha sostenuto la presidente della CDPE.

La situazione epidemiologica potrebbe giocare un ruolo, ad esempio nei cantoni Ticino e Vaud, dove i casi di Covid-19 sono più numerosi. In questo ambito va tollerato che non tutti i Cantoni possano operare allo stesso modo.

Insegnati e direttori: direttive nazionali

L'associazione delle insegnanti e degli insegnanti della Svizzera (LCH), contattata in precedenza da Keystone-ATS, dovrebbe dunque essere soddisfatta dalle dichiarazioni di Steiner.

La sua principale richiesta è che le direttive siano univoche per tutto il Paese. «Poiché il problema è nazionale, anche le direttive vanno coordinate e fatte rispettare a livello nazionale», ha detto la presidente di LCH Dagmar Rösler.

Dello stesso tenore le parole del presidente dell'associazione dei direttori di scuola della Svizzera tedesca (VSLCH) Thomas Minder, pure sentito da Keystone-ATS. «Per noi è soprattutto importante che perlomeno a livello di regione linguistica si proceda allo stesso modo e non che ogni Cantone agisca a suo piacimento».

Anche Minder capisce che in Ticino e in Romandia vi possano essere esigenze di protezione dal coronavirus più severe.

I sindacati romandi chiedono garanzie

E in effetti nella Svizzera francofona – ma richieste analoghe sono state formulate negli scorsi giorni anche dalle sezioni docenti del Sindacato dei servizi pubblici e sociosanitari (VPOD/SSP) ticinese e dell'Organizzazione cristiano sociale ticinese (OCST) – il Sindacato degli insegnanti romandi (SER) pone condizioni alla ripresa delle lezioni.

Se Cantoni e Comuni non potessero soddisfarle, le porte delle scuole dell'obbligo dovrebbero rimanere chiuse per un'altra settimana o due. Molti maestri hanno paura, ha detto a Keystone-ATS il presidente del SER Samuel Rohrbach.

Una petizione di genitori nel canton Vaud ha raccolto 18'000 sottoscrizioni in poco più di una settimana. Per i firmatari le certezze scientifiche sul coronavirus sono insufficienti per ammettere un ritorno sui banchi l'11 maggio. Il testo chiede che sia ammesso il rientro a scuola volontario all'inizio di giugno e punta sulla preparazione del nuovo anno scolastico, che prenderà avvio in agosto.

La Svizzera orientale vuole più autonomia

Dal canto suo, interrogato dal Tages-Anzeiger, il consigliere di Stato Benjamin Mühlemann (PLR/GL), presidente della Conferenza dei direttori della pubblica educazione dei Cantoni della Svizzera orientale e del Principato del Liechtenstein (EDK OST), auspica maggiore autonomia.

In ogni caso vedrebbe di pessimo occhio restrizioni come una distanza sociale minima che, a suo dire, impedirebbe di fatto in molti luoghi l'insegnamento a scuola.

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