Previdenza Riforma del Secondo pilastro: il Centro appova, ma con delle riserve

ATS

22.2.2020

Il consigliere nazionale Benjamin Roduit (PPD/VS)
Il consigliere nazionale Benjamin Roduit (PPD/VS)
archivio Keystone

Il Gruppo del Centro alle Camere federali, formato da Partito Popolare Democratico (PPD), Partito Evangelico Svizzero (PEV) e Partito Borghese Democratico (PBD), approva il compromesso delle parti sociali per la riforma del Secondo pilastro, attualmente in consultazione.

Nella giornata di oggi sono però state presentate delle alternative al suo finanziamento.

"Ci sono molte cose buone in questo compromesso", ha indicato il consigliere nazionale Benjamin Roduit (PPD/VS), all'agenzia Keystone-ATS, a margine di una conferenza stampa a Berna. "Tuttavia, non possiamo accettare le norme proposte legate al finanziamento, in particolare il fatto che vengano mischiati secondo e primo pilastro".

Per il Gruppo del Centro, l'alternativa è un fondo sociale - un meccanismo di finanziamento centrale - che deve consentire la garanzia delle pensioni alle generazioni che attraverseranno questo cambiamento.

"Ciò richiede un contributo da parte di Confederazione, cantoni, casse di compensazione e perché no anche della Banca Nazionale Svizzera (BNS), attraverso un contributo una tantum prelevato dai suoi utili", ha aggiunto Roduit. I fondi sarebbero dunque da ricercare tra le eccedenze strutturali dello Stato.

Giustizia fra generazioni

Il Gruppo di Centro si dice comunque favorevole al progetto avanzato dalle parti sociali sulla necessità di ridurre il tasso di conversione dal 6,8% al 6,0% nella previdenza professionale obbligatoria (LPP). Secondo il consigliere agli Stati Erich Ettlin (PPD/OW), saranno necessarie misure di compensazione per mantenere il livello delle rendite.

Per una giusta compensazione, il progetto prevede che chi arriva all'età pensionabile nei 5 anni successivi l'entrata in vigore della riforma riceva, per tutta la vita, un supplemento mensile di 200 franchi. Tale importo si ridurrà a 150 franchi per chi andrà in pensione nei cinque anni successivi e a 100 per il quinquennio seguente. Dopo 15 anni di transizione, il Consiglio federale stabilirà annualmente l'importo da concedere.

Per quanto concerne il finanziamento - secondo il progetto delle parti sociali - a coprire le spese saranno i contributi versati dai dipendenti e dai datori di lavoro, con un'aliquota dello 0,5% del reddito soggetto all'AVS dei dipendenti fino a 853'200 franchi. Il Gruppo di Centro si è però fermamente opposto a questo miscuglio fra i diversi pilastri, sostenendo che a pagarne le conseguenze saranno i lavoratori a basso reddito e i giovani.

Accesso alla LPP

Per il Centro, inoltre, la soglia d'ingresso della LPP deve rimanere a 21'330 franchi, ma l'età di entrata dovrebbe essere abbassata dagli attuali 25 a 20 anni. "Prima i giovani cominciano a contribuire, prima potranno iniziare ad accumulare un capitale per dopo", ha indicato dal canto suo la consigliera nazionale Ruth Humbel (PPD/AG). Il Gruppo del Centro vorrebbe inoltre aumentare la protezione dei lavoratori a tempo parziale.

Altra misura prevista nel compromesso e ripresa dal governo è il dimezzamento della deduzione di coordinamento, ossia la parte più bassa del salario non assicurata nel Secondo pilastro, che il Gruppo del Centro vuole invece ridurre al 40% della rendita annua massima dell'AVS.

Riforma in atto non prima del 2024

Il compromesso sul futuro del Secondo pilastro era stato annunciato in una conferenza stampa il 2 luglio scorso dal presidente dell'Unione svizzera degli imprenditori (USI) Valentin Vogt, dal presidente l'Unione sindacale svizzera (USS) Pierre-Yves Maillard e dal presidente di Travail.Suisse Adrian Wüthrich.

Tutti avevano espresso soddisfazione per i risultati ottenuti. I partner sociali si erano messi al lavoro su invito del consigliere federale Alain Berset dopo il fallimento alle urne del progetto Previdenza 2020.

L'UDC e l'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) non hanno invece sostenuto il compromesso. L'organizzazione mantello delle PMI ha presentato delle proprie proposte di riforma.

Con questo parziale "sì" al compromesso da parte del Gruppo del Centro - considerato come la coalizione che potrebbe far pendere l'ago della bilancia - il progetto ha ora maggiori chance di essere accettato in Parlamento.

La consultazione durerà fino al 27 marzo. Il Consiglio federale vorrebbe trasmettere il progetto per la fine del 2020, in modo che la riforma possa entrare in vigore al più presto nel 2024. In caso di referendum, tuttavia, è possibile che possa slittare fino al 2025 o al 2026.

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